Catacomba di Vigna Randanini

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  • DESCRIZIONE La catacomba, scoperta casualmente nel 1859, fu pubblicata nel 1862 da padre Garrucci; si estende tra via Appia e via Appia Pignatelli su un’area di circa 18.000 m²; presenta una planimetria complessa e fortemente irregolare, che testimonia come essa sia il risultato del progressivo accorpamento di aree diverse più che il frutto di un progetto unitario. Determinarne una cronologia assoluta è impossibile: le testimonianze si datano prevalentemente tra III e IV secolo. La catacomba si divide in una sezione orientale (gallerie A, B, D), ed una occidentale, caratterizzata da un livello pavimentale più alto (F ed L); funge da raccordo la regione mediana E, caratterizzata da un diverso orientamento. Le gallerie, piuttosto larghe (ampiezza massima 2,20 m) ed alte (mediamente non oltre i 2 m, per ovvi motivi statici), si sviluppano per una lunghezza complessiva di circa 700 m (poco più della metà ancora percorribili). Il soffitto è piano o a volta molto ribassata; sono presenti due ‘lucernari’ piramidali, aperti con il doppio scopo di agevolare l’estrazione della terra e di fornire luce ed aria. La decorazione parietale è rara e per lo più sobria, con motivi frequentemente ripetuti, generalmente di soggetto religioso. Si conservano due ingressi: uno sulla Via Appia (in pianta I), l’altro (III) sulla via Appia Pignatelli. Entrando nel dettaglio possiamo dire che la regione A, cui si accede direttamente dall’ingresso I, consiste in due gallerie (A1 ed A2) ed è caratterizzata dalla presenza di numerosi kôkhim al livello del pavimento e di alcuni loculi sulla parte alta delle pareti. La galleria A2 conduce alla regione D, che presenta una pianta regolare, con un reticolo di gallerie parallele ortogonali ad un corridoio principale, collegate tra loro da un braccio intermedio; l’altezza delle volte (m 1,80), come il piano pavimentale, è inferiore alla media. Anche questa regione è caratterizzata dalla presenza di kôkhim, impostati mediamente ad un livello piuttosto alto della parete e talvolta sviluppati in gallerie o scale trasversali, quasi sempre ostruite da crolli, che scendono a livelli inferiori; si tratta probabilmente di successivi ampliamenti. Nella galleria principale della regione (D7), orientata EO, si apre il cubicolo delle Palme (d), datato sulla base della tecnica fortemente impressionistica e dei soggetti rappresentati alla fine del III-inizi del IV secolo A Nord delle regioni A e D si trova l’area B, molto regolare e poco sfruttata per le sepolture; è formata da gallerie perpendicolari tra loro, più strette e con un livello pavimentale più elevato rispetto a quelle del resto della catacomba. Doveva essere un’area ipogeica a sé stante, inglobata nella catacomba in un secondo momento. Qui è situato il cubicolo doppio dei Pegasi (c): la scansione dello spazio, la tecnica impressionistica, la scelta del repertorio iconografico testimoniano a favore di una datazione negli anni 200-230 d.C. La regione di raccordo E è caratterizzata da una pianta molto semplice, articolata in due lunghe gallerie parallele orientate NE/SO e pochi cubicula. La regione occidentale F è costituita da tre gallerie: F1, orientata SO/NE, F2, orientata a Sud per collegarsi alla regione E, e F3, orientata ad Ovest. Il corridoio F1 presenta numerosi loculi sovrapposti e cubicoli, tra i quali il cubicolo della Menorah (g), datato alla fine del III secolo d.C. All’estremità orientale sfocia in due vani (G ed H) in parte scavati nel tufo e in parte costruiti e collegati tra loro ed all’ambiente M, attraverso cui si accedeva alla catacomba da via Appia Pignatelli. Il vano H, con pianta rettangolare (m 7x2,6) e volta a botte, decorato da uno spesso strato di intonaco bianco, presentava al centro del pavimento un pozzo, alimentato da un condotto di adduzione (H1 in pianta). Da questo ambiente si accedeva alla regione L, non ancora scavata. L’ambiente esterno M, con orientamento E/O, presenta una pianta rettangolare allungata; non se ne conosce con esattezza il limite sudorientale verso la Via Appia Pignatelli, dove si apriva l’ingresso. Si riconoscono almeno due interventi costruttivi; il secondo, in laterizio e opera listata (ricorsi di tufelli e mattoni), è databile non prima della metà del II secolo, quando inizia lo sfruttamento funerario dello spazio. La sala, divisa nel senso della lunghezza da un muro di spina, presenta sulle pareti tre ordini di arcosoli. La pavimentazione, realizzata da spezzoni di tegole e marmi, conserva ampi lacerti di mosaici bicromi a grosse tessere, con motivi geometrici, databili su base stilistica alla fine del II – inizio del III secolo. La catacomba conserva circa 1200 sepolture per lo più molto semplici: formae, loculi ed arcosolia; numerose le iscrizioni

dal catalogo

DOVE SI TROVA

indirizzo Via Appia Pignatelli, 2 (RM), Lazio