Manta della Madonna della Catena. Manta della Madonna della Catena

custodia di icona,

La coperta di immagine sacra in argento ricopre le figure sottostanti della Madonna della catena che allatta il Bambino. Dalle apposite forature della lamina metallica abilmente lavorata emergono i volti e il seno della Madre poco leggibili, dipinti presumibilmente a tempera grassa su tavola. Per la presenza di una lacuna nel viso della Vergine è possibile vedere la grande testa di un chiodo conficcato nella tavola. La “manta” è posta inoltre su di un fondo rettangolare in legno dorato rabescato a bulino, decorato con motivi a piccole corolle di nove puntini alle quali sono collegati petali non chiaramente distinti. Con la stessa tecnica è stato delineato il contorno dei nimbi dei volti sacri ad imitazione del ricamo. Ai lati del viso della Vergine si notano inseriti sul manto due perni ad anello usati probabilmente per agganciare un manufatto prezioso, forse una tiara gioiello o due orecchini pendenti. L’opera è arricchita da una cornice lignea mistilinea di forma rettangolare, lavorata ad intaglio e dorata a mecca, recante motivi floreali e teste alate. Si rileva che la doratura del fondale appare molto più chiara rispetto a quella della cornice poiché lo strato della mecca sulla foglia d’argento è più sottile. Pertanto non si ha certezza se l’effetto cromatico differente sia stata una scelta di gusto o se diversamente sia attribuibile all’usura della vernice nel tempo, forse erosa da un cattivo restauro

  • OGGETTO custodia di icona
  • MATERIA E TECNICA ARGENTO A SBALZO
    argento/ bulinatura
    legno/ doratura a foglia
    argento/ cesellatura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Messinese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Interdisciplinare Regionale di Messina
  • INDIRIZZO Viale della Libertà, 465, Messina (ME)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La devozione verso Santa Maria della Catena si è diffusa in Sicilia a partire dal 1390, così come apprendiamo dalla storiografia del Pirri, del Carrera e del Mongitore che ne narrano i miracoli. Sulla originaria destinazione della sacra suppellettile non si hanno notizie, poiché l’unica annotazione rilevabile dal registro inventariale è riferibile all’acquisto dell’opera da parte di un certo barone Zuccaro. La coperta di immagine sacra si unisce alle altre testimonianze presenti a Messina che soventemente impreziosivano dipinti su tavola anche di età più antica, grazie al mecenatismo di una ricca committenza. Tali opere pittoriche erano soventemente importate dall’Oriente, ma venivano spesso realizzate da autori di derivazione dell’area balcanica che si erano stabiliti in città. Inoltre anche artisti locali, che traevano ispirazione dall’arte bizantina, si dedicarono a questa tendenza artistica, la cui influenza perdurò fino a tarda epoca per le continue richieste. La “manta” risulta punzonata dalla sigla dell’argentiere messinese Michele Riso (talune volte identificato come Rizzo o Rizo) e documentato dalla metà del Seicento sino al 1697. Il marchio di vidimazione potrebbe ricondurre alla sua funzione di console garante piuttosto che a quella di esecutore. Si ha comunque notizia che l’artista ricoprì la carica consolare nel 1653. L’impostazione del disegno fitto e continuo, a piccoli fiori stilizzati entro motivi geometrici fitomorfi, riproduce tipologie di tessuti preziosi seicenteschi elaborati per l’abbigliamento. Questo motivo a carattere più minuto si sviluppa intorno al quarto decennio del XVII secolo. L'ornato della veste del Bambino rispecchia un avanzamento stilistico rispetto a quello della Madre, mantenendo sempre un andamento cadenzato del disegno floreale, ma libero dalla struttura di contorno. L’impostazione decorativa si riscontra in moduli serici della metà del Seicento proponendo in questa sede una datazione anticipata rispetto a quella bibliografica dell’ultimo quarto del secolo. Altre maestranze coeve sono intervenute per l’intaglio della cornice dorata e per il fondale ligneo bulinato a foglia d’argento verniciata a mecca. Il decoro a bulino dei nimbi e del pannello di fondo a motivi floreali, si riscontra in altre opere di ambito messinese del XVII secolo. Il manufatto è stato sottoposto ad un intervento di restauro di disinfestazione mediante trattamento anossico nei mesi tra Marzo e Aprile 2023
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900382921
  • NUMERO D'INVENTARIO A46
  • ENTE SCHEDATORE Museo regionale
  • DATA DI COMPILAZIONE 2023
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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