Metamorfosi
Camera di pianta rettangolare, con tre aperture nei setti murari occidentale e orientale riproducenti lo schema della serliana. Volta piatta impostata su serie di mensoloni accoppiati, alternati a festoni dipinti, che scandiscono il fregio della parte sommitale delle pareti in comparti di varia lunghezza: i maggiori (singolo su ciascun lato breve, due su ciascun lato lungo) riservati a sei dipinti murali di formato rettangolare con cornice; i minori (otto) contenenti cornici ottagonali vuote, accoppiate ai quattro angoli della camera. La parte centrale della volta consiste in un ampio comparto incassato di forma rettangolare: ulteriori partizioni rettangolari e quadrate, date dall'alternanza dei mensoloni, scandiscono la fascia posta attorno al comparto centrale. Nella parte inferiore delle pareti della camera profili verdi dipinti a fresco
- OGGETTO decorazione plastico-pittorica
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MISURE
Altezza: 5,27 m
Lunghezza: 7,40 m
Larghezza: 5,10 m
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ATTRIBUZIONI
Viani, Antonio Maria (1550 (?)-1635): architetto
Viani, Antonio Maria (cerchia): pittore
Tragnoli Vincenzo (attribuito): scultore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 57/ Seconda stanza dell'Appartamento delle Metamorfosi o della Galleria del Passerino
- INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La camera forma, con i tre ambienti D,1,55/56/58, la galleria delle Metamorfosi, così detta dai soggetti dipinti che ne ornano le volte, desunti dalle “Metamorfosi” di Ovidio. La galleria fu anche detta, dalla metà del XVII secolo, “del Passerino”, poiché nella quarta stanza, tra naturalia e altre curiosità, era conservato il cadavere imbalsamato di Rinaldo Bonacolsi, detto il Passerino, ucciso nel 1328 dalla sollevazione di piazza che portò i Gonzaga al governo della città. Il complesso di stanze, edificato tra 1594 e 1595, è solitamente riferito alla progettazione dell'architetto cremonese Antonio Maria Viani, benchè l'avvio del cantiere al termine della prefettura di Giuseppe Dattari lasci aperta l'ipotesi che a quest'ultimo possa spettare il disegno della galleria. A Viani si deve, invece, con sicurezza l'ideazione della partitura decorativa, costituita da esuberanti elementi in stucco bianco e dorato incornicianti dipinti murali e su supporto mobile. L'esecuzione dell'apparato decorativo fu probabilmente iniziata durante il ducato di Vincenzo I Gonzaga (conclusosi nel 1612) e terminata, a più riprese, sotto Ferdinando Gonzaga (1612-1626), al quale spetta, dopo la morte del padre, l'allestimento in queste stanze della raccolta naturalistica ed ecclettica di corte. La continuità tematica tra oggetti collezionati e rappresentazioni dipinte, che traspongono sul piano del mito il concetto della “trasformazione” della materia, induce la critica a leggere nell'apparato decorativo di questa e delle stanze successive lo scrigno ideale della raccolta, pensato e realizzato in funzione di essa. Benchè i documenti relativi alla galleria, distribuiti tra aprile 1594 e gennaio 1596 (Berzaghi 2002, pp. 555-556, 616, n. 207; Berzaghi 2003, p. 244), menzionino il pittore Vincenzo Tragnoli, qui probabile esecutore degli stucchi, le parti dipinte spettano a pittori della cerchia vianesca di discussa identificazione: l'unico pittore menzionato dai documenti è infatti Ippolito Andreasi, che nel 1598 si impegna ad eseguire “tavole” per una delle quattro stanze, forse mai realizzate oppure parte della serie di dipinti mobili già collocati nelle cornici in stucco e in seguito dispersi. L'Occaso (2007, pp. 104-105) attribuisce a Bernardino Malpizzi quattro dipinti della quarta stanza e al suo ambito la tela collocata sulla volta della stessa. Signorini (Scienza a Corte 1979, pp. 141-146, 152-177) ha rilevato che i dipinti murali della galleria derivano da serie incise delle Metamorfosi spettanti ad Antonio Tempesta (“Metamorphoseon sive tranformationum ovidianarum libri quindecim [...]”, 1606 ca.) e a Crispijn van de Passe (“Metamrphoseon Ovidianarum typi aliquot...”: prima edizione 1602, seconda edizione 1607), oltre che, probabilmente, a Bernard Salomon (“Le Métamorphose d'Ovide figurée”,1557). Berzaghi (2002, p. 616, n. 207) ha in seguito precisato che ulteriori modelli si ravvisano nella serie di illustrazioni incisa “di un anonimo da Hendrik Goltzius […] o da qualche foglio singolo”. Le riproduzioni da Tempesta sono, in particolare, collocate nella terza (tre) e nella quarta stanza (undici): l'anno di edizione 1606 dell'opera di Tempesta costituisce perciò il termine post quem di esecuzione dei dipinti della galleria. A supportare questo riferimento è anche la testimonianza lasciata da Federico Zuccari, trattenutosi in queste stanze, ospite di Vincenzo I, tra 1604 e 1605: l'appartamento “è ornato di soffitte nobilissime. Dal quale (per dar luogo al compimento di quello, mancandovi molti ornamenti di pittura e d'oro) mi partii e fui posto in quattro altre stanze maggiori […] in Castello” (Morselli 2000, p. 127). Tra le descrizioni coeve del museo di Ferdinando si ricordano, in particolare, quella contenuta nella “Praefatio” del “Musaeum Franciscii Calceolarii iunioris” di Benedetto Ceruti e Andrea Chiocco (Verona, 1622, in Scienza a Corte 1979, pp. 138-140) e i successivi resoconti di Josef Fürttenbach (1627, in Scienza a Corte 1979, pp. 136-138), Martin Zeiller (1630) e Ottavio Piccolomini (1631), scalati negli anni cruciali della vendita dei beni alla Corona inglese e del Sacco di Mantova (Morselli 2000, pp. 129-136). La collezione naturalistica era suddivisa in quattro classi: prodotti della terra, cioè minerali e fossili; del mare, ossia coralli, conchiglie e altre meraviglie marine; oggetti provenienti dalle Americhe, tra cui rari vegetali; infine, curiosità del mondo animale. Il Fürttenbach menziona, tra le innumerevoli curiosità, frutto di natura ma anche della mano dell'uomo sui più rari e strabilianti prodotti naturali, il citato cadavere di Passerino Bonacolsi, retto su un “vitello marino”. La probabile distribuzione delle quattro classi nelle rispettive stanze ha portato a identificare il primo ambiente (D,1,58) con l'elemento della terra, il secondo, in oggetto (D,1,57), con l'acqua, il terzo (D,1,56) con l'aria, il quarto (D,1,55) con il fuoco. Paccagnini (1969, p. 184) ricorda che “recenti restauri” hanno %
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267716-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
- DATA DI COMPILAZIONE 2017
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0