Metamorfosi

volta,
Tragnoli Vincenzo (attribuito)
notizie 1594/ 1602

Volta piatta impostata su serie di venti mensoloni accoppiati (tre coppie su ciascun lato lungo, due coppie su ciascun lato breve), che scandiscono il fregio plastico-pittorico della parte sommitale delle pareti in comparti di varia lunghezza: i maggiori (singolo su ciascun lato breve, due su ciascun lato lungo) riservati a sei dipinti murali di formato rettangolare con cornice; i minori (otto) contenenti cornici ottagonali vuote, accoppiate ai quattro angoli della camera. La parte centrale della volta consiste in un ampio comparto incassato di forma rettangolare, piatto: ulteriori partizioni rettangolari (sei) e quadrate (quattro), date dall'alternanza dei mensoloni, scandiscono la fascia posta attorno al comparto centrale

  • OGGETTO volta
  • ATTRIBUZIONI Viani, Antonio Maria (1550 (?)-1635): architetto
    Viani, Antonio Maria (cerchia): pittore
    Tragnoli Vincenzo (attribuito): scultore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 57/ Seconda stanza dell'Appartamento delle Metamorfosi o della Galleria del Passerino
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La volta della seconda camera della galleria si distingue da quelle delle stanze vicine per un serrato disegno geometrico, che scandisce l'intradosso in spazi regolari: alla linea curva e alle forme ellittiche delle altre volte sono qui preferite le rette e i formati rettangolari e quadrati, a cominciare dal vasto comparto incassato centrale, destinato a un perduto dipinto su tela. La decorazione in stucco, sulla quale abbonda, rispetto agli altri ambienti della galleria, la doratura, copre un vasto repertorio di motivi decorativi architettonici: ovoli e palmette, foglie d'acanto, motivi a treccia sono solo alcuni degli elementi che compongono le numerose e regolari cornici. La fluidità della linea, protagonista assoluta delle volte delle altre camere, si concentra in specifici punti: gli angoli, innanzitutto, nei quali le coppie di cornici ottagonali (anch'esse vuote ma in origine destinate a dipinti su tela) sono unificate dai prolungamenti degli arti di sirene poste al centro, e i comparti ospitanti i dipinti murali, caratterizzati da cornici a cartocci con mascheroni dal disegno complessivamente sobrio. Il sinuoso profilo dei mensoloni, ornati frontalmente da venti mascheroni con fisionomie individualizzate, non rompe l'immagine regolare dell'insieme, che appare dunque ben distinto dalle magmatiche e metamorfiche volte delle camere vicine. Osserva Girondi (2003, p. 18) che solai del tipo qui rappresentato – a lacunare piatto sorretto da coppie di mensoloni – non sono frequenti in ambiente mantovano, mentre trovano significativi esempi (in carpenteria lignea più che in muratura) nel contesto cremonese e bresciano; tuttavia lo studioso ricorda che il diaframma del cortile della Mostra di Palazzo Ducale di Mantova, realizzato tra sesto e settimo decennio del Cinquecento, potrebbe costituire l'esempio più precoce di applicazione di tale modello. Le sei scene dipinte su muro (con probabile ricorso a tecnica mista: cfr. Patricolo 1908, p. 50; Carpeggiani 2003, p. 215), inserite entro cornici alla base della volta a costituire un vero e proprio fregio plastico e pittorico strutturalmente parte della copertura stessa, raffigurano episodi mitologici desunti dalle “Metamorfosi” di Ovidio (Signorini in Scienza a Corte 1979, pp. 155-159). Partendo dalla prima scena della parete est, in senso orario, i soggetti raffigurati sono: “Coronide con il giovane di Emonia”, “Atteone mutato in cervo”, “Contadini lici mutati in rane”, “Siringa mutata in canne”, “Cornacchia mutata in uccello”, “Callisto e Arcade mutati in costellazioni”. Se le derivazioni più precise da tavole di Antonio Tempesta (“Metamorphoseon sive trasformationum ovidianarum libri quindecim [...]”, Anversa, 1606 ca.) sono state riscontrate nella terza (tre) e nella quarta (undici) camera della galleria, le sei scene qui presenti mostrano più labili tangenze iconografiche con l'opera incisa del fiorentino. Ulteriori, possibili fonti di ispirazione paiono essere le illustrazioni delle “Metamorfosi” ovidiane di Crispjin de Passe (“Metamorphoseon ovidianarum typi aliquot artificiosissime delineati [...]”, I edizione del 1602, II edizione del 1607), cui lo stesso Tempesta pare talora essersi rifatto, e Bernard Salomon (“Le Métamorphose d'Ovide figurée”, Lione 1557). Per quanto riguarda la decorazione plastica, si sottolinea la peculiare presenza di fasce con motivi a racemi e a girali vegetali alternati a figurine dipinti lungo i profili interno ed esterno del lacunare centrale e sui lati dei mensoloni, nonché di fasce con motivo a treccia dipinto lungo i bordi interni dei comparti rettangolari e quadrati. Dalle volute superiori dei mensoloni discendono, talora, lateralmente due perni metallici che vanno a ricongiungersi, alla base dei mascheroni, a tre elementi sferici dorati: si tratta del sistema di anime in ferro degli stucchi, che probabilmente erano rivestite da motivi simili ai drappi dorati pendenti dai mascheroni visibili nella terza stanza
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267716-1
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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