Cassino, l’Abbazia di Monte Cassino

a cura di Allegra Petruzzelli, pubblicato il 26/10/2023

Fotografo non identificato, Cassino - Abbazia di Montecassino (lato ovest), 1902, cartolina, FFC014099. Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, Cassino - Abbazia di Montecassino (lato ovest), 1902, cartolina, FFC014099.

dal Catalogo

Inverno 1944, le forze alleate procedono faticosamente e con ingenti perdite nella risalita dello stivale, sfondando gradualmente le linee difensive tedesche fino ad arrivare nel basso Lazio.

Il comandante statunitense Mark Clark, a capo delle operazioni per sfondare la linea Gustav tedesca, decise di sfruttare la netta superiorità dell’offensiva aerea per aprire una breccia attraverso Montecassino.

Dopo il primo fallito tentativo di gennaio, la Fifteenth Air Force alleata venne istruita per distruggere la struttura ritenuta un importante punto difensivo e di osservazione tedesco: l’Abbazia di Montecassino.

L’Abbazia era stata fondata dall’abate Desiderio nel XI secolo in prossimità dell’importante crocevia che collegava il meridione con Roma, noto come Via Casilina. La struttura era il risultato di un’opera architettonica di ampio respiro che, durante i secoli, è stata soggetta ad alterne e complesse vicende: le distruzioni dei Longobardi e dei Saraceni, il terremoto del 1349 e vari mutamenti sostanziali nel gusto, nell’architettura e più in generale nelle arti.

Il 15 febbraio 1944, a partire dalle 09:45, vennero sganciate sulla città oltre trecento tonnellate di esplosivo. Leonard Marsland Gander (1902-1986), corrispondente speciale del quotidiano inglese “The daily telegraph” descrive le rovine dell’Abbazia dopo il bombardamento: “Il monastero costituiva una fortezza solida come la roccia su cui sorgeva. Un lato del fabbricato è ancora in piedi in tuta l’altezza dei suoi tre piani sebbene migliaia di tonnellate di acciaio ed esplosivo gli siano piovute addosso. Ancora più patetica della colomba, in mezzo a questa desolazione, si vede una solitaria croce di legno che non porta nessun nome”.

Dalla relazione a volo d’uccello di poche ore successiva al ritiro dei tedeschi, avvenuta tra il 17-18 maggio 1944, risultò che la parte occidentale dell’Abbazia era rimasta integra, mentre le parti settentrionale e orientale, rivolte verso Cassino, erano state livellate fino al pian terreno. La forma dei chiostri era ancora visibile, ma mancavano totalmente i porticati. La statua di San Benedetto era decapitata. L’Abbazia era diventata un cumulo di rovine e polvere.

Scomparso l’abate Gregorio Diamare (1865-1945), Papa Pio XII nominò Ildefonso Rea (1896-1971) nuovo successore di San Benedetto. Egli era destinato a seguire le orme dei grandi abati ricostruttori di Montecassino: Petronace dopo la distruzione longobarda del VIII secolo e Aligerno, nel secolo X, dopo quella saracena.

L’8 dicembre 1945, l’abate Rea parlò agli Italiani attraverso un messaggio radiofonico, facendo riflettere il popolo sullo stato di prostrazione in cui si trovava la plurisecolare reggia di storia e arte: “il nome di Montecassino, attraverso i secoli, è indissolubilmente legato alla storia della Patria; e ancora una volta lo strazio di Montecassino è simbolo e sintesi della tragedia dell’Italia. Montecassino sia segno e vincolo di fratellanza e di concorde volere nella faticosa rinascita, sia espressione della gelosa fierezza degli Italiani verso indistruttibili valori del loro spirito e del loro genio”.

Nonostante le polemiche scatenate, prevalse la volontà di ripristinare la struttura benedettina seguendo l’approccio del “com’era e dov’era”.

Il progetto scelto per la ricostruzione recava la firma di Cosimo Fanzago (1591-1678) e risaliva al 1627. Il barocco risultava lo stile protagonista.

La ricostruzione venne affidata all'ingegner Giuseppe Breccia Fratadocchi (1898-1955) che dovette coniugare e seguire le indicazioni della Pontificia commissione e della Commissione del Ministero dei Lavori pubblici. L’impianto monastico doveva essere ricostruito sul sito originario seguendo l’impianto basilicale desideriano dell’XI secolo.

Nel corso dei mesi successivi alla battaglia le rovine rimasero incustodite alla mercè di soldati che si appropriavano di tarsie, marmi e sculture. Solo dopo le proteste della comunità benedettina agli alleati, le autorità militari stabilirono un presidio fisso. Da lì a poco iniziò una campagna di rimozione e di bonifica dei proiettili inesplosi e l’esumazione delle salme dei militari.

Nel 1946 venne definito il piano di ricostruzione e il Genio Civile si adoperò per i primi lavori di ricostruzione. A novembre iniziarono i lavori di rimozione delle macerie, potendo particolare attenzione al recupero dei  detriti preziosi di utile reimpiego. Con la conclusione dell’esumazione delle 148 vittime civili del bombardamento, i primi 25 monaci tornarono a Montecassino.

Nel 1950 vennero ritrovate le spoglie di San Benedetto e Santa Scolastica, poi riposizionate nel 1955 presso l’altare maggiore. Nello stesso anno venne consegnato il primo concerto di campane realizzato dalla fonderia Marinelli di Agnone.

Nel 1956 il collegio laicale e il seminario diocesano riaprirono le porte e ripreso l’attività didattica.

Negli anni successivi si portarono a conclusione le decorazioni e le rifiniture. Un tema molto discusso fu la realizzazione dell’apparato iconografico dell’Abbazia. Alla fine, si optò per riempire i vuoti con affreschi di pittori contemporanei.

Nel 1964, Papa Paolo VI consacrò la basilica e i lavori vennero dichiarati ufficialmente conclusi.          

La ricostruzione dell’Abbazia di Montecassino si presenta come uno scenario del tutto particolare. La motivazione principale risulta la “mancanza” di grandi nomi. Negli oltre dieci anni di lavori  raramente  noti architetti e artisti si prestarono alla causa se non per attività episodiche. Nonostante questa “mancanza” i risultati del percorso architettonico colpiscono per la loro straordinaria e unica bellezza.

Fotografo non identificato, Cassino - Abbazia di Montecassino - Lato sud-ovest, 1967, cartolina, FFC014101 Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, Cassino - Abbazia di Montecassino - Lato sud-ovest, 1967, cartolina, FFC014101

Bibliografia

Tommaso Breccia Fratadocchi, La ricostruzione dell’abbazia di Montecassino, 4 novembre 2014