La rinascita delle terre liberate del Veneto
Tra il dicembre del 1918 e l’aprile del 1919 venne pubblicato il volume dedicato ai lavori di ricostruzione - per volontà del Comando Supremo del Regio Esercito – delle terre venete sconvolte dalla prima guerra mondiale. L’opera riepiloga l’impresa di rifacimento dei militari non solo degli argini dei maggiori fiumi protagonisti della Grande Guerra, ma anche della ricostruzione di ponti, strade, edifici civili e fabbriche. Naturalmente, il volume fu corredato da fotografie e alcune di queste, sono conservate presso l’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione: si tratta del fondo Pantalena - Volpe.
Fondo Pantalena Volpe, Archivi Fotografici ICCD
Fotografo non identificato, S. Donà di Piave - Edifici distrutti durante la Grande Guerra, 1919, gelatina ai sali d'argento, 12x17 cm, PV000170
Dopo l’armistizio sottoscritto nel novembre del 1918 a Villa Giusti, nei pressi di Padova, fra l’Italia e l’Impero austro – ungarico, si cominciò da subito la verifica dei danni e delle ingenti perdite sul territorio italiano. La zona del Veneto fu sicuramente tra le più devastate, giacché proprio in quegli spazi erano presenti diversi fronti – da quello del Piave a quello del Monte Grappa. Le molteplici offensive che si susseguirono tra il 1915 e il 1918, causarono innumerevoli perdite umane tra civili e soldati, ma anche la distruzione delle maggiori infrastrutture presenti sul territorio. Per questo motivo, il Genio Militare si concentrò fin da subito sulla ricostruzione degli argini: “[...] l’immane compito che s’impose il nostro Esercito appena ebbe conseguita la grande vittoria, per ripristinare gli argini dei fiumi del Veneto, dalla Piave al Tagliamento, perforati in ogni senso e sconvolti durante gli avvenimenti bellici della presente guerra, e per iscongiurare così la grave iattura di vaste inondazioni delle terre appena liberate dal nemico […]”. Con la circolare n. 34000 del 14 dicembre 1917, emanata dal Comando Generale del Genio, s’incaricava il Genio Militare di occuparsi dei lavori di ricostruzione delle strade, dei ponti, degli edifici pubblici e civili; nonché dedicarsi ai lavori idraulici di risistemazione degli argini in previsione di possibili allagamenti e inondazioni.
Per la sistemazione delle sponde e per i lavori idraulici, si stabilì la figura del Regio Magistrato delle Acque: si sarebbe occupato di fissare e controllare i lavori condotti dai militari, organizzati e suddivisi in cantieri. Solo per il Piave furono impiantati quattordici cantieri, sette sulla riva destra del fiume e sette su quella sinistra. Ogni cantiere fu affidato a un Battaglione del Genio – zappatori e minatori – e supportato dal lavoro dei prigionieri di guerra oppure dai civili “borghesi”.
Presso l’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, sono conservate circa 360 stampe arricchite da sette panoramiche fortemente evocative. Si tratta delle fotografie del fondo Pantalena – Volpe, acquistato dall’ICCD da Antonietta Volpe agli inizi del Duemila. Alcune di queste fotografie arricchiscono il volume sopra citato, “L’Esercito per la rinascita delle Terre Liberate” e grazie alle didascalie manoscritte presenti sul verso di quasi tutte le fotografie, è possibile stabilire il soggetto e la datazione. Gli studiosi dell’ICCD sono riusciti a ricostruire parzialmente le vicende di questo fondo: probabilmente appartenevano a Giuseppe Pantalena, nato ad Aragona il 20 ottobre del 1887, facente parte del Battaglione Zappatori. Gli studiosi sentono di escludere la possibilità di un coinvolgimento diretto del Pantalena nella realizzazione delle fotografie; sicuramente non fu lui il fotografo a scattare le foto. Si potrebbe supporre che alcuni militari delle squadre fotografiche - che si occuparono della stampa dei negativi - potrebbero aver stampato qualche copia in più per sé stessi o per altri soldati coinvolti nelle operazioni e che volessero un ricordo da portare a casa.
BibliografiaM. Lucia Cavallo, Dopo la Grande Guerra: ricostruire la normalità. Il fondo "Pantalena - Volpe", M.A.FO.S. Museo Archivio di Fotografia Storica, Roma, 2006