Bologna - Palazzo Piella. Finestre. (G. Barozzi 1545)

positivo album, ca 1896 - ante 1907

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 13, recto (attualmente estrapolata)

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Architettura - Palazzi - Facciate - Finestre
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Palazzo Bocchi - Facciata
    Architetti - Italia - Sec. XVI - Barozzi, Jacopo detto Vignola
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
  • ATTRIBUZIONI Poppi, Pietro (1833-1914): fotografo principale
    Barozzi Jacopo Detto Vignola (attribuito): architetto
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra il fianco sinistro della facciata di Palazzo Bocchi, fatto edificare da Achille Bocchi (1488-1562), lettore dello studio bolognese, redattore delle Symbolicae Quaestiones e fondatore dell'Accademia Hermatena, concilio di studi letterari e filosofici nata tra il 1541 e il 1543 (ospitata nel palazzo stesso). La realizzazione del progetto architettonico di Palazzo Bocchi fu ritardata da difficoltà economiche e altresì da qualche variazione in corso d’opera in merito alla interpretazione dell’ordine tuscanico scelto. Due incisioni di Giulio Bonasone mostrano la facciata dell’edificio nel 1545, anno che quasi certamente vide l’avvio dei lavori, e nel 1555. Il padrone di casa non visse a sufficienza per vedere il completamento dei lavori, che avvenne qualche anno dopo la sua morte nel 1562, sotto la supervisione del cugino Romeo, o dei figli di Achille. La paternità del progetto alla base della vigorosa facciata (e del prospetto su via Albiroli) è stata a lungo discussa e non può tuttora considerarsi risolta, esistendo infatti elementi stilistici e formali che concorrono a rendere plausibili i riconoscimenti delle personalità di Sebastiano Serlio e Giulio Romano a fianco della generalmente accettata attribuzione a Jacopo Barozzi. L’architetto vignolese, infatti, viene indicato quale autore di Palazzo Bocchi da Egnazio Danti, cartografo pontificio, nell’edizione del 1583 delle sua Due regole della prospettiva pratica in relazione alla vita di Jacopo Barozzi, in opposizione al più cauto silenzio osservato da altre fonti coeve, come Pietro Lamo e Giorgio Vasari. Lo stato delle conoscenze in merito al cantiere di Palazzo Bocchi e la lunga durata dello stesso suggeriscono il mantenimento della attribuzione storica. La ripresa mostra l’aspetto pittorico della facciata per l’aggetto delle grosse bugne dello zoccolo leggermente a scarpa, e della cornice sovrapposta all’iscrizione ebraica, sopra la quale si imposta l’ordine delle finestre, pure coronate da bugne di forte plasticità. L’iscrizione in caratteri ebraici, riprodotta per una buona parte, riporta il secondo versetto del Salmo 120 («Signore, libera l’anima mia da labbra mendaci e dalla lingua ingannatrice»). Il palazzo rimase di proprietà della famiglia Bocchi fino al 1698, quando per Francesco Bocchi, privo di eredi maschi, passò in lascito alla famiglia Piella, che ne mantenne la proprietà fino al 1914, quando Corrado Ricci lo segnala di proprietà della famiglia Mazzolini Mandelli. Il fototipo presenta sulla fascetta didascalica l'indicazione di Palazzo Piella, a riprova dell'anteriorità della ripresa di Pietro Poppi rispetto all'ultimo cambio di titolazione del palazzo. Inoltre il numero di inventario 12305 non è presente nei cataloghi a stampa della ditta Fotografia dell’Emilia; la lastra ed il positivo sono dunque ascrivibili all'ultima attività dell'autore Pietro Poppi, tra il 1896, anno di pubblicazione della seconda appendice al Catalogo Generale del 1888, ed il 1907, anno di cessione dello studio a Monari e Bacchelli. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli. [SI PROSEGUE IN OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-43
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 673
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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