Incoronazione di Maria Vergine
La volta appare suddivisa in quattro vele dipinte ad affresco. Nella vela orientale è raffigurata l'"Incoronazione della Vergine": Maria e Gesù siedono su un ampio trono in marmo con l'alto schienale culminante sulla sommità con un timpano triangolare decorato con motivi fitomorfi. Ai lati del trono si affollano due schiere piramidali di serafini e angeli che cantano e suonano. La vela disposta a occidente raffigura invece nel medesimo trono i due Padri della Chiesa legati alla città di Milano, Ambrogio e Agostino, accanto a due tondi in cui sono inseriti un santo vescovo, sulla sinistra, e un santo francescano, sulla destra. Nelle due vele laterali sono infine raffigurati, ugualmente seduti in trono, i quattro Evangelisti - Luca e Marco, Matteo e Giovanni - ai lati dei quali si dispongono quattro tondi con all'interno il loro rispettivi simboli: il toro, il leone, l'angelo e l'aquila.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
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ATTRIBUZIONI
Maestro Delle Vele (attribuito)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Oratorio di S. Stefano
- INDIRIZZO Piazza San Vito, 24, Lentate Sul Seveso (MB)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Gli autori degli affreschi collocati nel presbiterio sono pittori lombardi della seconda metà del Trecento, formatisi sull'esempio della cultura giottesca di Giusto de' Menabuoi e di Giovanni da Milano, e influenzati dalla cultura cortese e mondana che a partire dalla metà del XIV secolo si concentrò sempre di più su un'attenta descrizione della moda e degli elementi naturalistici, caratterizzati da una linea elegante e raffinata. In mancanza di un nome certo cui attribuire l'opera, la critica li ha indicati genericamente come "Maestro delle Vele" e "Maestri di Lentate", ritenendo si tratti di due mani diverse operanti, rispettivamente, l'una nelle vele e l'altra nelle pareti del presbiterio. Le pitture della volta appaiono come il punto più alto dell'intero ciclo di affreschi conservati nell'Oratorio: esse sono realizzate a buon fresco, con un maggior uso, rispetto alle altre pitture murali del presbiterio e della navata, di colori preziosi quali l'azzurrite e il cinabro. Gli ampi troni marmorei su cui siedono i personaggi sacri sono realizzati con estrema cura e con una correttezza, per quanto riguarda lo studio prospettico, rara per l'epoca. Su di essi siedono poderose figure dalla solida volumetria, la cui plasticità viene esaltata dal modellato dei panneggi, molto debitore della pittura giottesca. Le figure degli Evangelisti in particolare sembrano ispirarsi ai "Dottori della chiesa" affrescati da Giusto de' Menabuoi nel coro della Basilica di Viboldone poco dopo il 1349, di cui si ripetono in maniera quasi identica anche il modo di avvolgere le vesti, le forme dei troni e la predilezione cromatica per tinte quali il rosa antico e il verde. Per quanto invece concerne la vela con l'"Incoronazione della Vergine", qui il riferimento iconografico è stato identificato nella "Glorificazione della Vergine" dipinta nell'abbazia di Chiaravalle da Stefano Fiorentino, nella quale i volti severi dei personaggi sono dipinti con ombre vigorose e definiti da un incarnato ambrato, steso a sottili velature secondo i dettami della pittura fiorentina. La critica ritiene inoltre che gli affreschi realizzati nel vicino oratorio di Birago da Solaro tra il 1363 e il 1367 possano essere attribuiti alla stessa mano che operò a Lentate, per via dell'estrema vicinanza tra le figure di Sant'Ambrogio rappresentate nei due cicli, entrambe dipinte in posa frontale, con gli zigomi allargati, l'occhio allungato e segnato da una borsa, ed il medesimo modo di tratteggiare le rughe e i baffi, ormai confluiti nella barba. Anche il volto imberbe del San Matteo di Lentate può essere confrontato con il giovane Cristo di Birago, per via della bionda e compatta capigliatura e del particolare modo di congiungere con un contorno arcuato la linea del mento all'orecchio, evidenziando così la massa del collo (Pracchi, 2007). Come narrato nella lapide del sepolcro murata sulla parete sinistra del presbiterio, la decorazione pittorica venne eseguita in occasione dell'erezione della chiesa nel 1369 e dovette sicuramente terminare prima del 1375, data graffita nelle murature decorate e rinvenuta in occasione dell'ultimo restauro del 2006. Durante tale campagna si è rilevata inoltre la presenza di pontate, non di giornate, segno di un procedere esecutivo molto rapido che potrebbe sottointendere il 1369 addirittura come la data di conclusione dell'impresa e di inaugurazione del complesso. Sempre le analisi visive e le mappature effettuate sullo stato di conservazione degli affreschi durante la campagna d'indagini preliminare al restauro, hanno portato a definire più chiaramente anche la tecnica d'esecuzione e i materiali costitutivi del dipinto: il disegno è stato realizzato ad incisione per l'architettura dei troni, per le aureole e gli ingombri delle figure, e direttamente a pennello con ocra rossa per i particolari dei personaggi. Oro decorato con incisioni è stato utilizzato per le aureole, le stelle nel cielo e le scritte, mentre lamine d'argento punzonate sono state usate per la bordatura delle vesti. I visi sono dipinti a buon fresco, fondendo i colori in modo da ottenere morbidi effetti di sfumato, rinforzando le ombre con sottili tratteggi scuri e i lineamenti con piccoli tocchi di rosso. Il colore dei panneggi non è steso direttamente sull'intonaco ma su una base a terra verde o ocra, sulla quale erano già state impostate le ombreggiature. Alla prima stesura di colori a base di terre, l'artista ha poi spesso sovrapposto velature più "preziose" con colori quali il cinabro, il minio e il verde rame trasparente (Pracchi, 2007).
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0