Crocifissione di Cristo
Dipinto murale collocato nella parete di fondo del presbiterio, raffigurante una "Crocifissione", contornato da una elaborata cornice che alterna racemi vegetali a motivi geometrici e tondi polilobati. Al centro viene dipinto Cristo in croce, circondato da sei angeli multicolori che volano nel cielo di colore scurissimo, quasi nero. Ai piedi della croce Stefano regge nella mano sinistra un secchiello mentre con la destra allunga verso Gesù la spugna con l'aceto. Ancora più in basso, la Maddalena inginocchiata a terra abbraccia i piedi della croce, rivolgendo lo sguardo verso Cristo. In basso a sinistra le pie donne si avvicinano alle tre Maria, dove la Vergine è svenuta e viene sostenuta tra le braccia dalle altre due. Dietro di loro appare a cavallo il soldato Longino, con in mano la lancia che trafisse il costato di Gesù. A destra, in primo piano, appare San Giovanni dolente con le mani giunte, mentre alle sue spalle si schiera un folto drappello di soldati romani a cavallo (in realtà abbigliati come cavalieri medievali), guidati da un centurione.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
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ATTRIBUZIONI
Maestri Di Lentate (attribuito)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Oratorio di S. Stefano
- INDIRIZZO Piazza San Vito, 24, Lentate Sul Seveso (MB)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera è stata eseguita basandosi su un disegno oggi conservato al Kupferstichkabinett di Berlino (n. inv. 4290), probabilmente datato intorno al 1360, autografo di Giovanni da Milano che, insieme ad Altichiero, è stato forse il più grande artista lombardo del Trecento: qui il piccolo e compatto schizzo viene allargato aumentando le distanze tra i vari personaggi, perdendo tuttavia di forza e di pathos emotivo. Ad oggi il dipinto viene ritenuto opera delle personalità che lavorarono nell'oratorio, indicate con i generici appellativi di "Maestri di Lentate" e "Maestro delle Vele", l'ideatore di tutto l'oratorio, che dopo aver dipinto di propria mano la volta del presbiterio decise, nelle pareti del presbiterio e delle navate, di dedicarsi solo al disegno preparatorio, affidando poi l'esecuzione vera e propria degli affreschi ad una bottega con cui aveva fatto società, dotata di un gran numero di lavoranti che garantirono omogeneità d'esecuzione all'insieme. Tale bottega lavorò accentuando, rispetto alle vele, i ritmi lineari e la forza della linea di contorno, concentrandosi sulla precisa descrizione dei particolari delle vesti e delle capigliature, ma trascurando il modellato e riducendo al massimo la schematizzazione dei panneggi. La loro pittura è ovviamente più rozza rispetto a quella del Maestro delle Vele, più orientata verso lo stile grafico che prelude il tardo gotico piuttosto che verso il severo giottismo delle pitture della volta. Il loro riferimento non è dunque soltanto la pittura monumentale fiorentina, ma la miniatura che nell'ultimo quarto del XIV secolo assumerà in Lombardia il ruoto di arte-guida. Lentate non fu del resto l'unica occasione per questi maestri di lavorare insieme, infatti la critica ritiene che anche gli affreschi realizzati nel vicino oratorio di Birago da Solaro tra il 1363 e il 1367 possano essere attribuiti alla stessa mano che operò a Lentate. Il loro sodalizio continuò poi anche a Milano in un'impresa commissionata direttamente dai Visconti, ovvero la decorazione della cappella di S. Tommaso d'Aquino (1375-80) nella chiesa di S. Eustorgio (Galli Michero, 2008). Come narrato nella lapide del sepolcro murata sulla parete sinistra del presbiterio, la decorazione pittorica venne eseguita in occasione dell'erezione della chiesa nel 1369 e dovette sicuramente terminare prima del 1375, data graffita nelle murature decorate e rinvenuta in occasione dell'ultimo restauro del 2006. Durante tale campagna si è rilevata inoltre la presenza di pontate, non di giornate, segno di un procedere esecutivo molto rapido che potrebbe sottintendere il 1369 come data di conclusione dell'impresa e di inaugurazione del complesso. Sempre le analisi visive e le mappature effettuate sullo stato di conservazione degli affreschi durante la campagna d'indagine preliminare al restauro, hanno portato a definire più chiaramente anche la tecnica d'esecuzione e i materiali costitutivi del dipinto. Su un intonaco molto ben lisciato sono state disegnate con la punta di un compasso i profili dei santi con le aureole e le strutture geometriche, mentre i particolari delle figure e delle architetture sono stati disegnati direttamente a pennello con dell'ocra rossa. Gli incarnati sono stati realizzati con stesure successive dalla più scura alla più chiara su una preparazione di terra verde, rinforzate nei profili con una sottile linea bruna e lumeggiate con corpose pennellate di bianco di S. Giovanni e una lieve coloritura rosa. Le vesti sono realizzate con stesure di colore più scuro sopra una preparazione chiara su cui vengono già definite le ombreggiature, cui si aggiungono nell'ultima fase alcune stesure trasparenti. Piccole tracce sono state rinvenute sui finimenti dei cavalli di applicazione di oro a pastiglia (Pracchi, 2007).
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0