San Giorgio, la principessa e il drago. San Giorgio e la principessa
Dipinto murale collocato sulla parete destra del presbiterio, contornato da una elaborata cornice che alterna racemi vegetali a motivi geometrici e tondi polilobati. L'opera raffigura al centro Stefano Porro, inginocchiato, che offre al suo patrono, in piedi con indosso una veste verde, il modellino dell'oratorio. Dietro di lui appare la moglie, Caterina Figini, i tre figli maschi - Antonio, Galeazzo e Giovanni -, e per ultime le tre figlie, sull'estrema destra della composizione. Al di sopra della famiglia volteggia un gruppo di angeli multicolori che regge corone floreali e melograni, un globo d'oro, una corona e una bacchetta bianca, simboli del potere di cui si voleva la leggitimazione divina per la famiglia Porro. Una finestra murata posta sulla sinistra della composizione, separa la scena della donazione dalla raffigurazione di San Giorgio a cavallo che lotta contro il drago per salvare la principessa.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
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ATTRIBUZIONI
Maestri Di Lentate (attribuito)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Oratorio di S. Stefano
- INDIRIZZO Piazza San Vito, 24, Lentate Sul Seveso (MB)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il soggetto raffigurato nel dipinto, Stefano Porro, proveniva da una famiglia ghibellina fedele ai Visconti fin dal XII secolo: egli intraprese dal 1360 una brillante carriera politica come funzionario a fianco di Bernabò e di Galeazzo II Visconti, muovendosi tra Milano, dove possedeva un'abitazione, e Pavia. Stefano raggiunse il vertice della sua carriera divenendo "secretarius", ovvero membro del Concilio Segreto di Galeazzo II e il suo più grande successo fu la missione presso l'Imperatore Carlo VI del 1367-68, quando riuscì a scongiurare che il boemo si mettesse a capo di una lega anti-viscontea, come voleva Papa Urbano V, e a far confermare ai Visconti il titolo di vicari imperiali. Lo stesso giorno che fu siglata la pace, il 27 agosto 1368, Porro fu eletto Conte Palatino e decise di far erigere un oratorio privato nella sua terra natia, Lentate sul Seveso, dedicandolo al suo omonimo santo. Anche i tre figli maschi Antonio, Galeazzo e Giovanni, qui raffigurati dietro ai genitori, proseguiranno la strada paterna presso la corte viscontea. Questo affresco si mostra particolarmente interessante sia per l'attenta trattazione degli abiti, realizzati secondo la moda del tempo, sia per la presenza di un modellino dell'oratorio, che costituisce un interessante documento delle trasformazioni esterne subite nei secoli dall'edificio. La chiesa viene infatti disegnata in modo molto dettagliato, così da mostrare, oltre al fronte principale, anche l'intero lato meridionale, oggi nascosto da una serie di corpi che vi addossano: tale parete viene divisa dalle lesene in cinque parti, mentre nella realtà vi è una lesena in più e le finestre sono sono centrate come invece appare nell'affresco. Il modellino mostra chiaramente anche la finestra aperta nel presbiterio (oggi murata), mentre una lacuna e la posizione della barba del committente non permettono di capire se vi fosse dipinta anche la porta sottostante (Pracchi, 2007). Il dipinto si ritiene opera di personalità indicate dalla critica con il generico appellativo di "Maestri di Lentate", una bottega di artisti che lavorò a stretto contatto con l'autore della volta del presbiterio. Questi artisti accentuarono, rispetto alle vele, i ritmi lineari e la forza della linea di contorno, concentrandosi sulla precisa descrizione dei particolari delle vesti e delle capigliature, ma trascurando il modellato e semplificando la schematizzazione dei panneggi. La loro pittura è ovviamente più rozza rispetto a quella del "Maestro delle Vele", più orientata verso lo stile grafico che prelude il tardo gotico piuttosto che verso il severo giottismo delle pitture della volta. Il loro riferimento non è dunque soltanto la pittura monumentale fiorentina, ma la miniatura che nell'ultimo quarto del XIV secolo assumerà in Lombardia il ruoto di arte-guida. Lentate non fu del resto l'unica occasione per questi maestri di lavorare insieme, infatti la critica ritiene che anche gli affreschi realizzati nel vicino oratorio di Birago da Solaro tra il 1363 e il 1367 possano essere attribuiti alla stessa mano che operò a Lentate, per via della vicinanza tra alcune figure femminili del presbiterio di Solaro e le figlie di Stefano Porro dipinte a Lentante. Il loro sodalizio continuò poi anche a Milano in un'impresa commissionata direttamente dai Visconti, ovvero la decorazione della cappella di S. Tommaso d'Aquino (1375-80) nella chiesa di S. Eustorgio (Galli Michero, 2008). Come narrato nella lapide del sepolcro murata sulla parete sinistra del presbiterio, la decorazione pittorica venne eseguita in occasione dell'erezione della chiesa nel 1369 e dovette sicuramente terminare prima del 1375, data graffita nelle murature decorate e rinvenuta in occasione dell'ultimo restauro del 2006. Durante tale campagna anche su questo affresco si è rilevata la presenza di pontate, non di giornate, segno di un procedere esecutivo molto rapido che potrebbe sottintendere il 1369 come data di conclusione dell'impresa e di inaugurazione del complesso. Le analisi visive e le mappature effettuate sullo stato di conservazione degli affreschi durante la campagna d'indagine preliminare al restauro, hanno portato a definire più chiaramente anche la tecnica d'esecuzione e i materiali costitutivi del dipinto. Su un intonaco molto ben lisciato sono state disegnate con la punta di un compasso i profili dei santi con le aureole e le strutture geometriche, mentre i particolari delle figure e delle architetture sono stati disegnati direttamente a pennello con dell'ocra rossa. Gli incarnati sono stati realizzati con stesure successive dalla più scura alla più chiara su una preparazione di terra verde, rinforzate nei profili con una sottile linea bruna e lumeggiate con corpose pennellate di bianco di S. Giovanni. Le vesti sono realizzate con stesure di colore più scuro sopra una preparazione chiara su cui vengono già definite le ombreggiature, cui si aggiungono nell'ultima fase alcune stesure trasparenti (Pracchi, 2007).
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0