scene di caccia; scene di vita di corte

placchetta

Serie di sei placchette rettangolari, delimitate da modanature predisposte per il fissaggio a scorrimento. Sono lavorate a traforo con scene di caccia o di vita di corte tra tralci vegetali con foglie e grappoli

  • OGGETTO placchetta
  • MATERIA E TECNICA avorio/ doratura, foratura, incisione, intaglio, pittura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Siciliano Egitto
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Sicilia Normanna
    Ambito Mesopotamico-persiano
    Ambito Bagdad
    ambito siriano
    Ambito Mediterraneo
    Ambito Italia Meridionale
    Ambito Fatimide
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo ciclo principesco (Grube in Venezia 1993) fu acquistato da Louis Carrand a Parigi nel 1879 a una delle vendite della collezione Castellani, ove, montato sui lati di un cofanetto, era indicato come lavoro persiano (Catalogue 1879). Nel 1898 Supino datò gli avori al XII secolo e ne propose l'esecuzione nella Sicilia normanna. Nel 1907 Migeon, studiando solo la placchetta 80a, suggerì un attribuzione all'area mesopotamico-persiana. Grande la fortuna critica che in seguito ebbe questa serie, la cui attribuzione è legata a due proposte: quella siciliana (Graeven 1900; Ettinghausen, Grabar 1994; Grube, John 2005; Yeomans 2006) e quella egiziana (Diez 1917; Curatola, Spallanzani in Firenze 1989; Pinder-Wilson 1991; Grube in Venezia 1993). Tuttavia sono state avanzate anche altre ipotesi: quella siriana (Pijoán 1949), quella mediterranea (Hoffman 2001) o quella legata all’area dell’Italia meridionale (Souren Melikian-Chirvani in Toronto 2018). Migeon (1910; 1927) avvicinava la serie del Bargello alla placca con grifoni Carrand (inv. 83C; NCTN 0901395389), a due esemplari del Louvre (inv. OA 62265/1 e 2) e alle placchette già Figdor e ora al Museum für Islamische Kunst di Berlino (inv. J. 6375), indicando per tutte l'ambito mesopotamico-abbaside. Kühnel (1971) comprese le placchette di Firenze, Berlino e Parigi tra gli avori di ambito fatimide. Secondo Contadini (2000; 2005) esse si inseriscono nella tradizione dell'intaglio ligneo ed eburneo dell'Egitto fatimide e propose di avvicinarli cronologicamente ai pannelli lignei del palazzo del Cairo, reimpiegati alla fine del XIII secolo nel maristan (ospedale) di Qalawun. A questo confronto Distefano ha aggiunto il frammento del Louvre nv. OA 4062 e ha sottolineato come la serie Carrand, in confronto agli intagli di Parigi e Berlino, mostri "una diversa concezione di scala e di proporzioni" a favore di un "maggiore rilievo plastico e monumentalità delle figure" (in Ciseri 2018, p. 181). Il modo di articolare lo spazio su due livelli appare proprio dell'ambito fatimide (Contadini 2005) e il gusto per il preziosismo dei tessuti evoca i tratti dei legni intagliati egiziani (Migeon 1910), o, nel caso dell'ornato a palmetta della danzatrice, la decorazione libraria islamica e i cristalli di rocca egiziani (Contadini 2010). Quanto all'iconografia, Rice (1954) propose un collegamento tra gli avori in esame e i rilievi del portale maggiore della basilica di San Marco a Venezia, non escludendo che la datazione degli intagli potesse dipendere da quella del portale (XIII secolo). Questa proposta, accolta da Demus (1960), venne rifiutata da Kühnel (1971), che suggerì la presenza di un modello comune - antico o bizantino - noto a entrambi gli ambiti artistici. Grube (1985; Grube, Johns 2005) ha inquadrato i soggetti raffigurati sulle placchette nel milieu principesco della corte fatimide, dove furono frequenti le immagini di personaggi intenti a bere, suonatori, danzatrici e figure intente a lavorare. Egli ha messo a confronto i rilievi Carrand con alcune opere fatimidi del X e primo XI secolo (es. piatto del Museo di Arte Islamica del Cairo, inv. 75781; frammento di piatto della collezione Keir). Soggetti relativi alla vita di corte si osservano nelle pitture del soffitto della Cappella Palatina di Palermo e in quello della Cattedrale di Cefalù: in Sicilia, venuta meno la committenza fatimide del Cairo, le maestranze specializzate dovettero mettersi al servizio dei sovrani normanni. Il realismo degli intagli Carrand, inoltre, è stato messo in relazione alla tradizione ellenistica rimasta a lungo vitale in Egitto (Grube 1985): la danzatrice della placchetta 80f può essere avvicinata a una menade danzante del pulpito di Enrico II nella Cattedrale di Aquisgrana, opera intagliata in Egitto nel VI secolo. Proprio per l'evidente tendenza antichizzante, da ultimo Distefano farebbe propendere l'esecuzione delle placche verso l'Egitto, piuttosto che verso la Sicilia normanna (in Ciseri 2018, p. 183). Quanto alla loro destinazione originaria, sono state avanzate varie ipotesi: scrigno (Mingeon 1927), piccolo mobile (Kühnel 1971), una porta (Curatola, Spallanzani in Firenze 1989) o un trono (Contadini 2005), forse l'ipotesi più convincente (Distefano in Ciseri 2018, p. 183)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901395386-0
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 80
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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