deposizione di Cristo dalla croce
dipinto,
1547 - 1548
Salviati Francesco (1510/ 1563)
1510/ 1563
n.p
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 495 cm
Larghezza: 285 cm
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ATTRIBUZIONI
Salviati Francesco (1510/ 1563)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo dell'Opera di S. Croce
- LOCALIZZAZIONE Convento di S. Croce
- INDIRIZZO p.zza S. Croce, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La grande pala fu eseguita da Francesco Salviati su commissione di Agostino Dini per la propria cappella fondata sulla controfacciata della basilica di Santa Croce, fra la porta maggiore e quella di destra. Agostino Dini, ormai molto anziano, nella sua lunga vita aveva ricoperto numerose cariche importanti fino a divenire l'uomo di fiducia del duca Cosimo I de'Medici. Proprio Agostino - e non i suoi figli, come riferisce il Vasari - commissionò all'artista quest'opera all'incirca nel 1547, anno in cui era stata costruita la cappella, ovvero l'altare "di macigno" dedicato a S. Sebastiano. Soltanto un anno dopo egli venne a mancare e le esequie solenni furono celebrate nella stessa Santa Croce; a quel tempo la cappella doveva già essere conclusa e la pala posizionata sopra l'altare. L'allestimento originario prevedeva che la tavola, provvista già della sontuosa cornice intagliata e dorata, fosse poi inserita entro una cornice centinata, a sua volta coronata da un grande stemma familiare, eseguito in pietra serena policroma (lo stemma si trova oggi conservato nel loggiato del chiostro; per l'esecuzione dello stemma e della cornice cfr. scheda 09/ 00655621). La "Deposizione" è citata nella sua collocazione originaria ancora fino al 1866 ("Inventario delle opere…"); solo infatti nel 1883 fu sostituita dal monumento funebre di Giovanni Battista Niccolini, opera di Pio Fedi, nel corso dei più generali lavori di trasformazione che subì la basilica in quegli anni. L'altare fu distrutto e la pala spostata nel Museo, nella sala dell'ex Refettorio, dove la citano gli inventari del 1912 e del 1916 e dove, purtroppo, la colse la piena dell'Arno nel 1966, arrecandole gravi danni. Di recente è terminato il lungo e complesso restauro curato dall'Opificio delle Pietre Dure che ha ridonato completezza formale al dipinto, tornato dunque nel Museo durante il 2006 (cfr. "Angeli…", pp. 169-180). Nella ritrovata leggibilità delle forme e dei colori, intensi e cangianti, meglio si comprendono le parole del Vasari, che già notava che "non solo il Cristo nudo è bellissimo, ma insieme tutte l'altre figure ben disposte e colorite con forza e rilievo". Del resto, la pala del Salviati - collocata in basilica prima che gli interventi vasariani rimuovessero le testimonianze medievali - doveva apparire straordinariamente innovativa, forse fin troppo se, accanto alle parole di lode del Vasari, non mancarono critiche e confronti, soprattutto quando, pochi anni dopo, il Bronzino eseguì la "Discesa di Cristo al Limbo" per il contiguo altare Zanchini. Di contro, a fine secolo in pieno periodo controriformistico, sarà invece l'opera del Salviati ad essere apprezzata e preferita a quella del Bronzino per il decoro delle sue figure (cfr. "Il riposo"). Stilisticamente, la "Deposizione" ricorda gli affreschi eseguiti in quegli anni dal Salviati per Cosimo I nella Sala dell'Udienza e le coeve tavole che egli realizzò anche per committenti privati (cfr. "Angeli…", p. 168)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900655619
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
- ISCRIZIONI nel cartiglio sulla croce - I(ESUS) N(AZARENUS) R(EX) I(UDEORUM) - lettere capitali - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0