Santa Petronilla

dipinto,

Una piccola nicchia semicircolare, decorata solo da una cornice aggettante che separa la zona inferiore dalla semicalotta, definisce lo spazio destinato a ospitare S. Petronilla. La santa è in posizione avanzata rispetto al fondo della nicchia, come dimostra il piede sinistro che sporge oltre la cornice di base. L'anchement del corpo segue il canone classico: la gamba sinistra è tesa, inclinata verso l'esterno, più avanti di quella destra che, invece, è flessa con il ginocchio che si immagina sotto la veste; il braccio sinistro è ritratto verso il petto, quello destro steso lungo il corpo; la testa, lievemente inclinata è rivolta verso l'alto dove corre anche lo sguardo. S. Petronilla ha nella mano sinistra il giglio, nella destra regge un libro. La veste, di un blu intenso, ha il bordo superiore decorato con una doppia fila di perle tra le quali corre una fascia con alveoli, sfingi e altri particolari, tutti d'oro; sopra la veste, un manto rosa spento avvolge il corpo della santa

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Ezechia Da Vezzano Detto Zacchia Il Vecchio (notizie 1510-1561)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Daniele Da Volterra
  • LOCALIZZAZIONE Lucca (LU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera è ricordata per la prima volta nella visita pastorale del 1566 vicino all' altare dei santi Nicolao e Caterina. Il Marchiò (1721) la vede vicino alla porta meridionale della Cattedrale e la attribuisce, senza motivazioni, a Daniele da Volterra. In una nota del 1760 (ms. 116, c. 255 v.) il Banducci dice che la tavola è presso la porta minore della navata di S. Regolo e che è stata ridotta di formato in quanto rovinata dal tempo; ricorda un' iscrizione nel piano della cornice in mezzo a due armi di casa Menocchi: " extra urbem quondam obscura venerabar in Aede Petronilla Petri filia Clarigeri at nunc in tanto me gens Menochia templo transtulit ut populum hunc cum Patre semper amen".L'attribuzione a Daniele da Volterra rimane con il Mazzarosa (1843) quando l'opera era già collocata nella cappella della Libertà. Michele Ridolfi è il primo che, su basi stilistiche, ritiene l'opera di Zacchia il Vecchio che definisce "grande imitatore di Raffaello e di Michelangelo". Nel 1882 Enrico Ridolfi indica la provenienza della tavola dal contado, riportando la nota del Banducci. Ancora il Venturi riporta l'attribuzione tradizionale a Daniele da Volterra, definendola, però, insostenibile. Successivamente il Pope Hennessy si interessa all'opera, vedendovi lo stesso tagliente chiaroscuro della tavola con la Madonna, il Bambino e i santi Lorenzo e Giovanni Battista nella chiesa di S. Lorenzo alla Cappella. La Belli Barsali, nella sua Guida di Lucca del 1970, non ritiene l'opera di Zacchia da Vezzano, ma modifica la propria opinione nella ristampa aggiornata della medesima guida (1988). La Baracchini e il Caleca pongono l'opera intorno al 1530 tra le due Assunzioni di Zacchia nel Museo di Villa Guinigi (1527) e in S. Pietro Somaldi (1532). Il Borelli, nel 1983, colloca la tavola nella prima maturità di Zacchia, indicando come peculiari del pittore la fermezza dell'immagine della santa, il calcolato rapporto tra questa e l'architettura dello sfondo e la sentenziosa scritta
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900556704
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI in basso, sulla cornice esterna della nicchia - DECIPIT ARS HOMINEM FALLIT SENTENTIA CENSOR/ NE VISIS ETIAM DECIPIARE CAVE - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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