cattura di Cristo
dipinto,
Lo schema compositivo dell'episodio, in cui è rappresentato l'arresto di Gesù nell'orto del Getsemani, segue un formato orizzontale e presenta quattro figure a mezzo busto, disposte nello spazio in modo quasi circolare. In posizione lievemente decentrata è Gesù, alla sua destra Giuda, che gli si avvicina per baciarlo, segnalandone in tal modo l'identità ai due soldati venuti a catturarlo e che indossano delle armature di foggia moderna. Mentre uno lo afferra per i capelli, l'altro, per meglio illuminarlo alza la lucerna che proiettando un chiarore giallastro intesse una serie di rapporti chiaroscurali, per cui mentre la figura di Gesti è in piena luce, seguendo una valenza simbolica, quelle degli altri sono immerse nella penombra
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Franco-fiammingo
- LOCALIZZAZIONE Lucca (LU)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Per quanto non ancora identificato con certezza l'autore del dipinto è sicuramente da ricercarsi tra i numerosi pittori d'Oltralpe, di provenienza franco-fiamminga, presenti a Roma entro il terzo decennio del secolo. Costoro, alla ripresa di motivi stilistico-compositivi prettamente caravaggeschi, quali, ad esempio, il gusto di trasformare in momenti di vita contemporanea episodi di storia sacra sulla scia della Vocazione di San Matteo lasciata dal Merisi in S. Luigi dei Francesi, associano una predilezione per l'ambientazione notturna. Particolarità questa che del resto già dallo stesso Caravaggio era stata usata per le evidenti suggestioni luministiche conseguenti e che viene recepita anche da artisti italiani quali Carlo Saraceni, Bartolomeo Manfredi, Francesco Rustici, Pietro Paolini. È in un pittore di Utrecht, Gerrit van Honthorst, che questa soluzione compositiva trova forse il migliore e più convinto interprete. A Roma da poco prima del 1616 al 1620 l'Honthorst fonde armonicamente desinenze caravaggesche e interessi per illuminismo artificiale praticati da Aert Mytens e da Adam Elsheimer, ugualmente a Roma dal 1600 al 1620, anno della morte. Incontra rapidamente grande favore e ad essere particolarmente richieste sono proprio le ambientazioni notturne, caratterizzate dal contrasto di luci e di ombre, provocato da una fonte di luce artificiale, che può essere una candela, una torcia, una lanterna e che talvolta può anche non essere manifesta. Sul suo esempio, non a caso il suo nome viene italianizzato in Gherardo delle Notti, di più facile pronunzia e in grado di connotarlo immediatamente, si muovono pittori come il francese Trophime Bigot, proveniente da Arles e presente a Roma dal 1620 al 1634 circa, si vedano al riguardo i due dipinti di soggetto analogo a quello qui esaminato e conservati rispettivamente presso i Musei Civici di Pesaro e nella Galleria Spada di Roma, o l'ancora anonimo "Maestro del lume di candela", da alcuni, come Pierre Cuzin e Carlo Del Bravo, identificato in quel "Maestro Iacomo" documentato in S. Maria in Aquiro. Anche se simili espedienti si ritrovano in pittori italiani, è opportuno citare come confronto particolarmente pregnante il dipinto raffigurante lo stesso fatto eseguito dal lucchese Pietro Paolini nello stesso tomo di anni. La tela della Banca, per i colori piuttosto freddi ed aciduli e una certa durezza disegnativa sembra espressione di una personalità oltremontana, certamente presente a Roma. Inoltre il fatto che il pittore, seguendo come già detto una linea iniziata dal Caravaggio, abbia vestito i soldati con armature alla moda fa sì che l'opera diventi quasi un quadro di genere anziché sacro, che meglio si adatta ad ornare le pareti di una qualche sala di palazzo
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900555870
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1997
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2004
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0