Il beato Bernardino da Feltre
dipinto,
Biancucci Paolo (1583/ 1653)
1583/ 1653
La piccola tela raffigura il Beato Bernardino da Feltre (1439-1494). Il beato è mostrato nell'atto di indicare lo stendardo con l'effigie di un Cristo in pietà sorretto da un'asta fissata su tre sassi, chiara allusione allegorica al Monte di Pietà. Il quadro presenta i simboli di due diverse personalità, poiché l'abito indossato dal frate reca erroneamente l'iscrizione IHS (Iesus Hominum Salvator), che costituisce il monogramma del Nome di Gesù, al quale San Bernardino da Siena - pure francescano e omonimo del beato raffigurato nella tela - attribuiva grandi virtù salvifiche e di cui contribuì a diffondere il culto mediante le sue fervide predicazioni
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Biancucci Paolo (1583/ 1653)
- LOCALIZZAZIONE Lucca (LU)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE E' possibile, con un buon margine di plausibilità, l'inserimento del Beato Bernardinonel corpus delle opere del lucchese Paolo Biancucci, la cui identità biograficae stilistica si è andata recentemente concretizzando grazie ad un intervento,conciso ma illuminante, di Roberto Contini e alla ricostruzione critica formulatapoi da Alberto Ambrosini. I due studiosi, basandosi sugli scarni dati biograficiche ci sono stati tramandati dai documenti e dalle fonti - assai parche di informazionitanto che potremmo parlare, riguardo al pittore, di sfortuna critica -, hannoricostruito con nuovi e decisivi apporti la vicenda formativa ed operativa delBiancucci, che pure all'epoca dovette godere di un certo riscontro poiché, sedobbiamo credere all'erudito Tommaso Trenta, Pietro Paolini, dominatore incontrastatodella scena artistica lucchese nei decenni centrali del Seicento, adottava talvoltauno "stil grazioso per non mostrarsi inferiore al Biancucci suo competitore".E' ancora merito dei due studiosi l'avere sciolto l'annosa questione, generatadalla storiografia locale, della contrapposizione tra il naturalismo del Paolinie il classicismo del Biancucci, indicando nei modi di quest'ultimo più di unatraccia di attenzione nei confronti del naturalismo e in particolare per laversione in chiaro fornitane da Orazio Gentileschi, cosi che la limpida luminositàpossa agevolare la resa mimetica del dato reale "senza rischi per la leggibilitàdell'immagine, rispetto all'oscuramento delle ambientazioni nei dipinti di derivazionecaravaggesca". Tale antitesi viene ora piuttosto spostata sul piano della committenzae delle scelte iconografiche, risultando il Paolini in prevalenza dedito aduna produzione di soggetti profani destinati al mercato privato ed il Biancucciinvece quasi esclusivamente al trattamento di temi sacri e devozionali. Restapacifica comunque per il Biancucci la dipendenza dal mondo culturale bolognese,derivante questo non siamo in grado di specificarlo da un soggiorno nella vivacecittà felsinea oppure dalla visione diretta degli esemplari pittorici inviatia Lucca da Guido Reni e dal Guercino, all'epoca conservati rispettivamente inSanta Maria Corteorlandini e in Santa Maria Forisportam. Tale filiazione apparenon solo nel campo delle scelte tipologiche e compositive, ma anche in quellodei caratteri stilistici, come nel "gusto per la materia corposa e duttile,mischiata di grigio per ottenere le ombre morbide e fuse", riscontrabile anchenel Beato Bernardino, e "negli effetti di lustratura che i bianchi imprimonoalle stoffe". Dalla frequentazione certa dell'ambiente romano dipendono poile riprese registrabili specialmente a livello somatico tanto dal Sassoferrato- con il quale una certa contiguità linguistica era già stata colta dal Lanzi- che da Andrea Sacchi, evidenziate dall'Ambrosini soprattutto nella Madonnacon le anime purganti già al Suffragio e oggi presso la Curia Arcivescoviledi Lucca e nel Crocifisso e santi già nella chiesa di San Pietro a Marcigliano.Il riferimento del Beato Bernardino della Banca del Monte al Biancucci scaturiscedal rilevamento di tipici stilemi cari al pittore lucchese, come la costruzioneasciutta delle cavità orbitali e la resa del setto nasale affilato, non imputabilisoltanto alle esigenze di fedeltà al modello fisionomico del beato francescanotramandatoci nelle sue rappresentazioni, trovando riscontro, per citare un caso,nella figura inginocchiata alla destra della croce nell'Invenzione della crocedel Biancucci ora nella chiesa lucchese di San Marco. La mano del pittore èpoi svelata anche dall'indugio riposto nella descrizione analitica, con risultatidi sottile raffinatezza, dei tratti somatici minuti, dei capelli e delle sopracciglianonché nella stesura compatta, quasi smaltata, ma ricca di lievi passaggi chiaroscurali,evidenziabile tanto negli incarnati che nella veste. Resta da dire dell'esplicitae davvero 'parlante' gestualità del Beato Bernardino che, il volto in assettonettamente frontale e gli occhi penetranti appuntati sullo spettatore, ne bloccal'attenzione in modo irresistibile e ne guida lo sguardo sulla traiettoria segnalatadal gesto perentorio della mano che indica il simbolo del Monte di Pietà, analogamentea quanto attuato dal Biancucci nella tela già a San Pietro a Marcigliano, doveil San Vincenzo Ferrer, dall'espressione magnetica, introduce la figura delCristo crocifisso
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900555859
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1997
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2004
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0