stazioni della via crucis
dipinto,
Del Tintore Francesco (1645/ 1718)
1645/ 1718
Gibertoni Francesco (notizie Sec. Xviii)
notizie sec. XVIII
Mazzanti Raffaello (notizie 1711-1725)
notizie 1711-1725
Lombardi Giovanni Domenico Detto Omino (1682/ 1751 Ca)
1682/ 1751 ca
Vannucci Vincenzo (1675/ Post 1718)
1675/ post 1718
La serie di quattordici tele descrive le varie tappe compiute da Gesù durante il percorso verso il Calvario a cominciare dalla Condanna e l'Incoronazione di spine fino alla Deposizione nel sepolcro
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Del Tintore Francesco (1645/ 1718)
Gibertoni Francesco (notizie Sec. Xviii)
Mazzanti Raffaello (notizie 1711-1725)
Lombardi Giovanni Domenico Detto Omino (1682/ 1751 Ca)
Vannucci Vincenzo (1675/ Post 1718)
- LOCALIZZAZIONE Palazzo della Curia Arcivescovile
- INDIRIZZO via Arcivescovato, 45, Lucca (LU)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'intera serie delle quattordici tele che compongono questa notevole Via Crucis è stata pubblicata nel 1978 da Guglielmo Lera (Lera 1978, pp. 93-100), che ne ha indicato l'originaria collocazione nella chiesa lucchese di San Francesco, dalla quale all'inizio del Novecento dovette passare alla parrocchiale di Segromigno in Piano, dove nel 1972 è stata acquistata dalla Cassa di Risparmio di Lucca per destinarla al costituendo Museo Diocesano di Arte Sacra, collocando la temporaneamentein deposito nei locali della Curia Arcivescovile. Le tele ci forniscono un panorama, seppure parziale, della pittura lucchese intorno al 1718, offrendo la preziosa testimonianza dell'operare di alcuni artisti altrimenti sconosciuti e che inalcuni casi non è stato possibile definire nemmeno nelle più essenziali coordinate biografiche, come nel caso del Tognini, autore di quattro quadri, e del Valle, esecutore di un dipinto. Una sorpresa particolarmente gradevole deriva all'acquisizione della conoscenza del linguaggio del lucchese Francesco Gibertoni, allievo, secondo quanto riferiscono le fonti, di Antonio Franchi, cui spettano il Gesù confortato dalle Veronica, Gesù beve da un calice e Gesù inchiodato alla croce. Soprattutto quest'ultima tela, una delle più belle della serie, rivela le potenzialità espressive e compositive del pittore, che focalizza l'attenzione sul corpo scultoreo, ricco di tensione, del Cristo adagiato sulla croce disposta in diagonale a tagliare trasversalmente il campo pittorico con un'intensa lama di luce. La gamma cromatica, giocata sull'azzurro del manto della Vergine, sul rosso del drappo su cui è poggiata la croce e della veste di San Giovanni Evangelista e sul bianco della donna velata, ne rivela l'accostamento ai modi del Lombardi, cui è assimilabile anche per certi brani colti in controluce, come il volto della Veronica che si staglia contro il velo col quale sta per asciugare il volto di Cristo in un'altra tela della serie. Nel Gesù beve da un calice la figura baldanzosa del soldato in piedi, i volumi robusti e torniti e i volti colti in espressioni intense rivelano l'attenzione prestata al linguaggio di Pietro da Cortona interpretato in chiave classicheggiante alla Giacinto Gimignani. Per quanto riguarda le tele di Francesco del Tintore, forse le ultime condotte dal pittore nell'arco del suo percorso, che rappresentano la seconda e la terza caduta di Cristo sotto la croce, disponiamo della testimonianza di Tommaso Trenta che nella biografia del pittore afferma: "Somministrò poi Francesco insieme con altri stimabili professori i misteri della Via Crucis nella chiesa dei PP. Francescani" (Trenta1822, p. 145), dove pure volle essere sepolto morendo proprio nel 1718, anno di esecuzione della Via Crucis. Le due scene sono caratterizzate da un'intensa vivacità, con bandiere mosse dal vento, vesti svolazzanti nell'impeto dei movimenti e figure leggermente goffe e tarchiate che si agitano con moto centripeto intorno alla figura del Cristo. Per il Vannucci, interessante è il dipinto con il Cireneo sta per togliere la croce dalle spalle di Cristo, soprattutto per il brano della donna con due bambini ritratti sulla sinistra, in vesti dalla vivace cromia lilla e verde, che richiamano i tipi fisionomici aggraziati e dai tratti appuntiti di Pier Dandini. Originale, come di consueto, è poi l'impostazione della scena concepita da Giovan Domenico Lombardi con il Cireneo porta la croce, citata dalla Meloni nel suo recente intervento sul pittore (1994, p. 328, nota 10), per l'incombente figura del cavallo ripreso da tergo che sembra invadere lo spazio occupato dallo spettatore, ed i suggestivi effetti creati dalla luce sulle fasce bianche che cingono la vita tanto del Cireneo che del soldato a cavallo sullo sfondo di un paesaggio desolato che sembra amplificare il senso di solitudine che emana dalla mesta figura del Cristo. AUTH: ZZ000008, AUTN: Valle, AUTA: sec. XVIII, AUTM: firma; AUTH: ZZ000005, AUTN: Tognini, AUTA: sec. XVIII, AUTM: iscrizione
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900526870
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2000
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI Sul retro della tela con la Condanna - TOGNINI 1718 - a matita -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0