MADONNA CON BAMBINO TRA SANTI

dipinto,

Personaggi: Madonna; Gesù Bambino; Sant'Agostino; Santa Monica; San Nicola da Tolentino; San Girolamo. Attributi: (Sant'Agostino) abito vescovile; pastorale. Attributi: (Santa Monica) libro. Attributi: (Madonna) giglio bianco. Attributi: (San Girolamo) leone; cappello cardinalizio; libro. Animali: leone. Oggetti: candelabri

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Membrini Michelangelo Di Pietro (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Cosimo Rosselli
    Filippino Lippi
    Piero di Cosimo
    Luca Zaccagna
    Zacchia Da Vezzano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di Villa Guinigi
  • LOCALIZZAZIONE Villa Guinigi
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Quando la tavola fu ripulita intorno al 1840, dopo essere stata tolta dall'infelice collocazione in alto nella chiesa di Sant'Agostino, la sua qualità la pose immediatamente all'attenzione della critica locale (cfr. Ridolfi 1853) che vi ravvisò la mano di Filippo Lippi (da leggersi senza ombra di dubbio come Filippino). Una volta esposta nella Pinacoteca la tavola richiamò l'attenzione di vari studiosi. Già nel 1906 Berenson collegava quest'opera con il tondo Lathrop, oggi a Los Angeles ed allora in coll. Yerkes, e con i due Santi e donatori della coll. Mazzarosa di Lucca creando l'anonima personalità del Maestro del Tondo Lathrop. Nonostante questo importante raggruppamento molti critici continuarono ad attribuire la tavola a noti pittori quali Cosimo Rosselli (cfr. Campetti 1909, Ross/ Erichsen 1912, Bernardini 1912, Van Marle 1929) e Piero di Cosimo (Cavalcaselle/ Crowe 1908). La critica specializzata che si è occupata successivamente del Maestro del Tondo Lathrop (cfr. Ragghianti 1955, Fahy 1965, Ferretti 1975) ha sempre confermato, giustamente, l'iniziale proposta di Berenson. Tutt'oggi viene ascritta a Michelangelo di Pietro Membrini col quale è stato infatti identificato appunto il Maestro del Tondo Lathrop /cfr. Tazartes 1985, Concioni/ Ferri/ Ghilarducci 1988). La tavola si presenta come lavoro maturo del Membrini, ennesimo saggio del peculiare impasto linguistico del pittore, forse il massimo del tardo Quattrocento lucchese, assimilatore di disparate componenti culturali. E' prioritaria, nella pittura del maestro, una visione analitica dei dettagli nella loro resa materica e nella loro consistenza. In questo senso il Membrini dà prova di aver appieno meditato su esempi di pittura fiamminga, visibili allora in molte case di mercanti lucchesi come testimoniano anche i documenti e la diffusione, nella cultura figurativa locale, di sensibilità ed anche di iconografie di marca nordica. Alla suggestione della pittura fiamminga il Membrini unisce la presa visione dell'arte di Ghirlandaio e soprattutto di Filippino Lippi (attivo a Lucca fra 1482 e 1483). L'esito di tale compenetrazione culturale è un linguaggio solidissimo, di potente evocazione lirica, caratterizzato da raffinati accostamenti cromatici, virtuosismi nella restituzione degli effetti di cangiantismo luminoso su epidermidi, metalli e stoffe e soprattutto ricco di un apparato decorativo che, pur partendo dagli stimoli proposti in sede locale dal Civitali, sembra estendersi in direzione del rinnovato gusto per un apparato capriccioso, desunto dalla pittura romana imperiale, che fa pensare anche a Pinturicchio. Va in tal senso osservato come Nicole Daclos (1994, pag. 223) abbia rinvenuto il nome del Membrini graffito nelle 'grotte' della Domus Aurea a Roma e come gli attribuisca parte del ciclo decorativo di Palazzo Petrucci a Siena, eseguito fra 1505 e 1507. L'artista, indubbiamente, era estremamente ricettivo di ciò che lo circondava. Col soggiorno lucchese di Amico Aspertini infatti, databile al primo decennio dal '500, l'arte di Michelangelo subisce un'ulteriore svolta che accoglie in parte le direttive non toscane, ed anzi cariche di spunti nordici, del maestro emiliano. Non si può infatti non osservare la poca toscanità del San Girolamo della nostra tavola che nel volto da vecchio sbarbato e nel collo rugoso rimanda a prototipi settentrionali. Questo valga anche per la Santa Monica. Grazie ad un documento rinvenuto in tempi recenti (Baracchini/Filieri 1986), il dipinto risulterebbe databile intorno al 1492 ed eseguito proprio per la chiesa di S. Agostino
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900523902
  • NUMERO D'INVENTARIO 34
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 1999
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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