Cristo Salvatore
dipinto,
ca 1564 - ca 1564
Lanino Bernardino (attribuito)
1509-1513/ 1582-1583
Dipinto a olio su tavola raffigurante il Cristo a mezzo busto nell'iconografia del Salvator Mundi. La cornice è in legno dorato
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Lanino Bernardino (attribuito): esecutore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
- LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
- INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Destinato al museo del Bargello dalla donazione di Louis Calude Carrand (28 settembre 1887) insieme ai numerosi oggetti d’arte raccolti da lui stesso e dal padre Jean-Baptiste, il dipinto è inventariato da SOLENNE (1888) come “Il Salvatore che tiene il globo nella mano sinistra” ed attribuito a Bernardino Luini (c.1480-1532); la proposta è accettata nel successivo inventario FERRI (1889), mentre SUPINO (1898) preferisce spostarlo alla scuola del Luini come nelle schede dattiloscritte della collezione Carrand (anonime, ma basate su note di SUPINO riviste da Filippo ROSII nel primo dopoguerra come direttore del Bargello; com.or. del caposervizio del museo, Moscadelli); la CRUTTWELL (1908) si mantiene più genericamente sulla “scuola lombarda del XVI secolo”; BERENSON (1907) dà invece il dipinto a Bernardino Lanini, o Lanino (c.1511-1581/82), ribadendo l’attribuzione negli elenchi successivi (1932, 1936 e 1963 c.); la sua proposta è seguita da Filippo ROSSI (1938). Una scritta a matita sul retro del dipinto, in calligrafia tardo-ottocentesca forse contemporanea ai primi inventari, indica “Bernardino Luini = scuola lombarda. originale”, mentre la didascalia della foto Alinari presenta una nuova attribuzione, Gaudenzio Ferrari (c. 1475-1546). L’opera non ha partecipato alla mostra per il centenario della collezione Carrand al museo del Bargello (1989), e la sua collocazione in magazzino l’ha un po’ allontanata dell’interesse della critica attuale: si tratta di un dipinto di buona qualità, evidentemente di cultura lombarda, di cui l’apparente staticità è risolta dallo sfumare della masse e nella costruzione della figura non completamente frontale; la spalla destra è su un piano più arretrato ed i capelli corrispondenti ricevono in misura minore le lumeggiature benché la luce provenga dalla stessa parte, per l’ombra che vi getta il braccio destro levato nel gesto benedicente, che con il volto ed il collo è il punto più luminoso del quadro; le ombre morbide, di chiarissima ascendenza leonardesca come l’accenno di sorriso del Cristo, s’insinuano tra le dita della mano destra, nelle pieghe del volto e negli altri punti meno esposti modellando la figura ed accompagnando i colori chiari, ma non squillanti. L’iconografia del Salvator Mundi è diffusissima: talvolta la sfera, che rappresenta il globo terrestre, è sormontata da una croce (la presenza e la protezione del Cristo in tutto il mondo) e può essere arricchita da pietre preziose incastonate; qui è una semplice sfera verde oliva, un colore appositamente scelto per armonizzarsi con le altre tinte del quadro. Stilisticamente vi sono alcuni punti di contatto con il Luini, ma solo nella generica dolcezza di chiaroscuro e di espressione e nel comune leonardismo (il carnefice presenta ad Erodiade la testa del Battista, Firenze, Uffizi, n.1454; alcune somiglianze nel volto della Vergine e nel modo di lumeggiare i capelli, anche se più luminosamente che nel Salvator Mundi, nella Madonna col Bambino e San Giovannino, collezione Baldi della Scarperia e foto Alinari n.50129); molto più sentiti sono i legami con l’ambiente di Gaudenzio Ferrari, anche per quanto riguarda il colorismo: lo stesso Gaudenzio non di rado usa l’accostamento rosso-verde oliva, non molto diffuso (nella Nascita della Vergine al Santo Cristoforo di Vercelli, del 1533-34, una fantesca è vestita di questi colori e nella scena compaiono diversi abbinamenti rosso-verde); tra i suoi allievi Giovanni Battista della Cerva che è anche collaboratore, e soprattutto il vercellese Giuseppe Giovenone il Giovane (1524-c.1608) sono molto vicini al Salvator Mundi: tuttavia i panneggi del Giovenone sono condotti a pieghe più fitte. L ‘autore del dipinto Carrand sembra essere un altro allievo del Ferrai, Bernardino Lanino, che era stato indicato anche da BERENSON: Bernardino ha nel suo repertorio opere molto vicine al Cristo Salvator Mundi, soprattutto nel settimo decennio del Cinquecento; con l’attività matura, anche se non in ogni caso, le sue figure perdono la spensieratezza un po’ frivola delle sue cose giovanili, cambiandola nella malinconia lieve incarnata anche dal nostro Redentore. Il Lanino ha assistito recentemente ad una rivalutazione della sua arte, culminata nella mostra del 1985 al museo Borgogna di Vercelli (cat.a cura di P.ASTRUA e G.ROMANO, B.Lanino, aprile-luglio 1985); tre anni prima un’altra esposizione era stata dedicata a Gaudenzio Ferrari e la sua scuola (cat. a c. di G.ROMANO, Torino, Accademia Albertina di Belle Arti, 1982). [continua nella Annotazioni]
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130780
- NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 2035
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 1991
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0