Re in trono

pezzo da gioco degli scacchi,

L'oggetto è ricavato dalla sezione orizzontale di una zanna di tricheco, e lavorato a tutto tondo. Sul davanti è rappresentato un re seduto in trono, con il falcone sulla mano sinistra e la spada nella mano destra. Di quest'ultima è possibile vedere solo l'elsa, in quanto la lama, volta verso l'altro, è andata spezzata. La figura, alta e massiccia, indossa una tunica e un mantello a pieghe fortemente stilizzate. Sui lati e sul retro del trono sono raffigurati alcuni armati, disposti a semicerchio e visti tutti di profilo, ad eccezione del primo della fila, la cui testa è ora spezzata per metà; indossano tutti un cappuccio con maglia di ferro, e sono forniti di uno spiedo e di uno scudo oblungo. Le loro figure, disposte regolarmente e rese in maniera molto sintetica, formano una serie simmetrica che tende quasi a risolversi in un motivo decorativo. Sull'asta del primo guerriero a sinistra appare una piccola lista fluttuante che si può interpretare come un pennoncello approssimativamente rappresentato. Il pezzo è alquanto consunto. La colorazione rossastra dell'oggetto, di origine artificiale, è dovuta all'applicazione di una tinta, ormai penetrata nel materiale e non più asportabile

  • OGGETTO pezzo da gioco degli scacchi
  • MATERIA E TECNICA avorio di tricheco
  • AMBITO CULTURALE Ambito Europa Settentrionale
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Area Norrena
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di Ravenna
  • LOCALIZZAZIONE Monastero benedettino di San Vitale (ex)
  • INDIRIZZO Via San Vitale, 17, Ravenna (RA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Già a partire dalla metà del secolo XI si incontrano in Europa numerose testimonianze della conoscenza del gioco degli scacchi che, come è noto, giunse in occidente attraverso la via di penetrazione della cultura islamica. Durante il medioevo la produzione europea di scacchi figurati comprende numerose tipologie, molto diversificate tra di loro, nelle quali si incrociano molteplici influssi formali: da quelli dell'arte romanica vera e propria nel cui ambito furono prodotti, a certe suggestioni orientali riscontrabili nei soggetti più ricchi di figure ed evidentemente ispirati a qualche esemplare asiatico penetrato attraverso le vie commerciali, fino a quelle islamiche nei casi di maggiore astrazione formale (gli arabi infatti, dato il divieto coranico di rappresentare la figura, produssero scacchi con forme assolutamente geometriche). La ricchezza materiale e figurativa degli scacchi sopravvissuti testimonia l'importanza e la diffusione del gioco, che ebbe grande successo negli ambienti nobili ed ecclesiastici. La provenienza degli scacchi medievali è ancora per molti versi problematica. La scoperta del numeroso gruppo di pezzi nell'Isola di Lewis ha portato ad individuare una produzione norvegese (o norrena) della fine del sec. XII mentre d'altra parte alcuni scacchi al Cabinet des Médailles di Parigi, detti "di Carlomagno", possono essere accostati alla scuola di intagliatori salernitana della fine del sec. XI. Sicuramente inglesi sono alcuni esemplari più tardi, della metà del sec. XIII, con figure di cavalieri e soluzioni formali già "gotiche". Al di fuori di questi ambiti, più facilmente circoscrivibili, molti degli scacchi più antichi vengono attribuiti genericamente all'area nord-europea, non meglio specificata. Permane dunque una concreta difficoltà a localizzare queste produzioni, per il sincretismo di elementi di diverse origini. L'esemplare del Museo Nazionale di Ravenna è vicinissimo. per caratteristiche iconografiche e stilistiche, ad un pezzo pubblicato nel catalogo degli Staatliche Museen di Berlino (VOLBACH 1923 n. 677 tav. 35 e 1960 n. 71/72,) attribuito ad arte tedesca del XIV sec. Oltre alla somiglianza del re e del corteo di soldati, è presente in entrambi il dettaglio di un pennoncello stilizzato sull'asta di uno dei guerrieri alle estremità. L'ambito stilistico dei due oggetti appare decisamente quello della cultura formale romanica, sia per la potente sintesi plastica, che ricorda quasi certi capitelli figurati, sia per le soluzioni grafiche dei particolari, che si apparentano alla miniatura della fine del XII secolo, specie a quella di area nordica. Per quanto riguarda il confronto con altri pezzi conosciuti, queste tipologie sembrano abbastanza vicine agli esemplari norvegesi suddetti, con i quali hanno in comune la forma massiccia e bloccata. D'altra parte, a differenza di questi che sul retro esibiscono motivi decorativi astratti, il pezzo di Ravenna e quello di Berlino presentano una figurazione seriale, il che li accomuna ai più complessi scacchi di forma piramidale, considerati tedeschi, dove la rappresentazione degli armati è ripetuta più volte in piccole proporzioni (v. WICHMANN 1960, n. 63). Ambedue le indicazioni portano comunque all'Europa del Nord, forse all'area norrena. Anche l'uso del dente di tricheco è piuttosto comune nell'ambito dell'Europa del Nord, specie nei prodotti più antichi. L'aspetto dell'apparato bellico rafforza questa ipotesi e conferma una datazione intorno al 1200
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635550
  • NUMERO D'INVENTARIO Museo Nazionale di Ravenna RCE 1063
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA scheda catalografica (1)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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