Lotta tra Perseo e Fineo. Fineo irrompe al banchetto di nozze di Perseo e Andromeda

dipinto, post 1680 - ante 1680

L'opera, una delle più importanti dell'intera collezione, si rifà a un noto episodio raccontato da Ovidio nel quinto libro delle Metamorfosi: Fineo, per vendicare il rifiuto di Andromeda che gli era stata promessa in sposa, irrompe al banchetto di nozze tra la fanciulla e Perseo, insieme a diversi suoi compagni guerrieri. Perseo si difende esponendo la testa della Gorgone che pietrificava i nemici. Fineo, che gli sta dinnanzi, tenta di proteggersi. Alcuni suoi compagni sono già stati pietrificati e sullo sfondo si riconoscono diversi invitati che si coprono gli occhi così da sfuggire al malefico sortilegio

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Giordano Luca (1634/ 1705)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO Via Balbi 10, Genova (GE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera fu ammirata per secoli nel salotto in cui ancora oggi è esposta ma che, prima della trasformazione sabauda in Sala del Trono, era detto Sala di Luca Giordano. Si tratta di uno dei capolavori delle collezioni di Palazzo Reale, costruito secondo un impianto scenografico di efficacissima resa, ricco di artifici prospettici e linee dinamiche che ne accentuano il cadenzato ritmo compositivo. Alcuni dettagli svelano l'originalità iconografica – certamente ispirata dalle parole del racconto ovidiano – che Giordano ha saputo costruire: si veda, ad esempio, lo scudo di Fineo ricavato dalla corazza di una tartaruga. Grazie all'ultimo intervento di restauro si è potuto capire che la tela – insieme al suo pendant ovvero Clorinda salva Olindo e Sofronia – è stata ingrandita, probabilmente nella prima metà del Settecento, con l'inserzione della parte superiore delle colonne, gran parte del panneggio che oggi le ricopre, la nicchia sopra la porta con il busto all'antica e i due coni di luce che scendono da sinistra. Le misure originali dovevano essere all'incirca pari a 250 x 350 cm. Carlo Giuseppe Ratti ricorda che fu Domenico Parodi a essere incaricato da Gerolamo Ignazio Durazzo (1676-1747) di adattare entrambe le tele alle incorniciature in stucco. Anche nel secondo dopoguerra, quando l'opera rientrò a palazzo dai rifugi antiaerei, dovette registrarsi un intervento. Grazie a recenti ritrovamenti documentari si può specificare che i due quadri di Palazzo Reale – insieme alla Morte di Seneca (opera che uscì dalle collezioni del Palazzo dopo il 1836) e ad altri cinque Luca Giordano – facevano parte della quadreria di Marc'Antonio Grillo (1643-1703) alla data maggio 1707. Sette degli otto dipinti, con l'esclusione dell'Allegoria della Pace oggi conservata a Palazzo Spinola di Pellicceria, il 3 dicembre 1709 vennero messi all'asta e acquistati da Francesco Maria II Balbi. Tra il 1709 e il 1739 la proprietà passò a Gerolamo Ignazio Durazzo, in circostanze però oggi non note, verosimilmente facilitate dalla parentela che legava i due signori: Francesco Maria aveva infatti sposato Clarice, sorella del Durazzo. Dunque la prima notizia che certifica la presenza di entrambi i Luca Giordano a Palazzo Reale risale al 1 luglio 1739, alla lettera che Charles de Brosses scrive a Monsieur de Quintin, e viene poi confermata da fonti seguenti. Luca Giordano realizzò altre versioni di questo soggetto di cui una, oggi a Londra alla National Gallery, era conservata con la tela di Palazzo Reale nella collezione di Marc'Antonio Grillo e sembra essere caratterizzata da soluzioni proprie della pittura genovese del momento
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700034023
  • NUMERO D'INVENTARIO 748
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1985
    2006
    2016
  • ISCRIZIONI in basso a sinistra, sul primo gradino - "Jordanus F" - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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