Sposalizio mistico di santa Caterina. Sposalizio di Santa Caterina
dipinto
1513 - 1513
Rizzo Francesco Da Santacroce (notizie 1505/ 1545)
notizie 1505/ 1545
Il dipinto raffigura, a sinistra, la Madonna con Gesù bambino in braccio e, dietro, san Giuseppe. A destra, si riconosce santa Caterina con le mani giunte e la ruota dentata accanto. Sullo sfondo, un paesaggio
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Rizzo Francesco Da Santacroce (notizie 1505/ 1545)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel "Catastico" di Saverio Dalla Rosa (1803-1804) il dipinto è ricordato nella sacrestia della chiesa di Santa Chiara con l’attribuzione a Cavazzola, ma già il primo catalogo della pinacoteca civica (1829) sottraeva l’opera alla scuola veronese pronunciandosi per il veneziano Vincenzo Catena. Forse per il cattivo stato di conservazione in cui si presentava alla metà dell’Ottocento il dipinto fu poi ridimensionato a copia, come riferisce un verbale di Lorenzo Muttoni del 31 marzo 1857 sulle condizioni della tavola, spaccata orizzontalmente in tre pezzi e reduce da un’antica pulitura della quale «specialmente sopra le due teste di M.V. e di S. Caterina traspariscono le tracce dell’usato corrosivo» ("Processi Verbali" 1857-1861, n. 12). Tale situazione di degrado non impedì a Trecca (1912) di interrogarsi sulla possibile autografia di Francesco Rizzo da Santacroce (attribuzione confermata in una comunicazione al Museo di Giulio Cantalamessa), forse per aver consultato il parere di Giuseppe Fiocco, che a breve avrebbe incluso il dipinto nel suo studio sui Santacroce (1916), artisti attivi a Venezia originari di una località a nord di Bergamo ora scomparsa. Malgrado il recente recupero conservativo, i segni del drastico intervento di pulitura subito anticamente sono evidenti nelle campiture del paesaggio di sfondo che ha perduto completamente i suoi valori pittorici originari, come si nota in maniera particolare nell’abrasione della quinta arborea sulla sinistra, dietro le teste della Vergine e di san Giuseppe. L’impoverimento della materia pittorica deve avere contribuito a un certo irrigidimento formale e a far affiorare in trasparenza, in corrispondenza degli incarnati, un disegno preparatorio ben leggibile anche a occhio nudo. Tuttavia, i volumi poderosi e squadrati, le linee spezzate dei panneggi e l’insolita trasparenza di un disegno soggiacente lineare e privo di ombreggiature sono caratteristiche proprie della maniera di Francesco Rizzo, al quale va senza dubbio riconosciuta la paternità dell’opera. Tra i rari approfondimenti storiografici sull’artista, è stata proposta una ricostruzione del suo percorso stilistico nella quale vengono analizzate diverse composizioni a mezze figure analoghe a quella veronese (Rowlands 1999) e in cui si dimostra come l’emergenza del disegno soggiacente, dovuta all’impiego di un sottile strato di pittura, sia una specifica qualità tecnica del veneziano che andò via via accentuandosi nei lavori della maturità, in coincidenza, va aggiunto e sottolineato, con una fase involutiva della sua produzione dopo l’incontro con la pittura del conterraneo Palma il Vecchio, verso la metà degli anni venti (cfr. 5272-1B274). Lo "Sposalizio" è in realtà sicuramente precedente a questa fase tarda e regressiva e rappresenta forse uno degli ultimi esiti della felice dipendenza di Francesco Rizzo dalla maniera addolcita di Francesco di Simone da Santacroce, suo maestro fino al 1508, dal quale ricava gli accostamenti cromatici, l’impronta stilistica belliniana e l’ispirazione a un’iconografia mantegnesca che nell’ambito delle composizioni a mezze figure aprì la strada a molta pittura religiosa veneziana di inizio Cinquecento. I modelli delle figure della Madonna e del bambino benedicente discendono infatti dall’"Adorazione dei magi" di Mantegna (Los Angeles, The J. Paul Getty Museum, inv. 85.PA.417), un dipinto di cui esistono riprese con varianti sia di Francesco di Simone (Museo di Castelvecchio, inv. 1264-1B0147; già Berlino, Kaiser Friedrich Museum, inv. 22), sia dello stesso Francesco Rizzo (già collezione Spiridon a Parigi, cfr. Tempestini 2001, p. 44, fig. 3). Cronologicamente il dipinto non deve cadere lontano dalla pala con "Cristo risorto con i discepoli" realizzata per la chiesa dei Gesuati di Venezia nel 1513 e ora alle Gallerie dell’Accademia, l’opera indubbiamente più riuscita della produzione dell’artista. (da Francesca Rossi 2010, p. 212)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717872
- NUMERO D'INVENTARIO 5181
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0