Clemenza di Scipione. Continenza di Scipione - Affreschi

dipinto murale 1517 - 1517

Il frammento raffigura Scipione l'Africano nell'atto di restituire una prigioniera al promesso sposo Allucio, ritratto di fronte a lui. Alle spalle di quest'ultimo, due soldati assistono alla scena. In secondo piano, una tenda e le mura di una città di cui si intravede la sommità degli edifici

  • OGGETTO dipinto murale
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a affresco
  • ATTRIBUZIONI Mocetto Girolamo (1470 Ca./ 1531 Post)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il brano dipinto, assieme ad altri due frammenti (invv. 4658-1B461, 299-1B0454) faceva originariamente parte di una facciata affrescata, documentata nella sua interezza dai disegni di Pietro Nanin del 1864, dalla quale fu staccato nel 1886 da Gaetano Pasetti. I soggetti raffigurati, "La giustizia di Traiano" e "La continenza di Scipione", sono in relazione con gli stemmi dei rappresentanti della Repubblica veneta. Le armi di Giampaolo Gradenigo, provveditore veneto e governatore della città, la scala gradente d’oro in campo rosso sul pilastro con grottesche, e del doge Leonardo Loredan sul plinto marmoreo sotto la scena figurata, tranciato di tre rose in campo bianco e azzurro, hanno consentito di riferire la decorazione del palazzo ad una data anteriore al 6 luglio 1518, quando Gradenigo muore, e di legare l’esecuzione al 1517, quando Verona ritornava sotto l’egida della Serenissima (Baron 1909). Le gesta dei progenitori romani, nel recupero delle fonti classiche consueto nella prima metà del Cinquecento, sono la metafora della vittoria veneziana, della clemenza verso gli sconfitti e del buon governo della Repubblica, appena uscita dalle prove belliche e dalle distruzioni provocate dalla guerra contro le truppe della lega di Cambrai. Ricordati come opera di Girolamo Mocetto a partire da Nanin e Bernasconi (1864), i brani costituiscono le uniche prove narrative del catalogo dell’artista muranese, e anche per questo hanno conosciuto riferimenti a Nicolò Giolfino, Francesco Morone, Gianfrancesco Caroto. L’attribuzione a Mocetto si è assestata definitivamente a partire dagli anni settanta (Schweikhart 1973) ed è stata confermata, in base alla revisione della sua attività veronese, da Serena Romano nel 1985. L’iconografia del ciclo fa pensare ad una precisa committenza politica, che potrebbe legare la trasferta veronese dell’artista nel secondo decennio del secolo a tale episodio figurativo. La raffigurazione del leone di San Marco, simbolo della Serenissima, è sempre legato ad una committenza ed una destinazione pubblica (Rizzi 1995-1996), mentre la scena di consesso con magistrati, raffigurata accanto agli stemmi ed al leone, trova un precedente iconografico nel brano dipinto nel Palazzo della Ragione a Padova, ancora nei primi decenni del Quattrocento. I brani figurati presentano la medesima rigidità compositiva del trittico quasi contemporaneo eseguito dall’artista per la chiesa benedettina dei Santi Nazaro e Celso, ancora a Verona, commissionato da un Raineri (famiglia di cui compare lo stemma sulla predella, insieme alla sigla «FR», sciolta da Barclay Baron come le iniziali di Francesco Raineri). Giuliana Ericani (2010, pp. 206-207) notava, tuttavia, che nel caso veronese tale irrigidimento grafico si accompagna ad una nuova sintesi volumetrica e ad una più consapevole attenzione alle modulazioni luminose, sulla scia dei cambiamenti di Giambellino tra il primo e il secondo decennio del Cinquecento. Secondo la studiosa, che la matrice figurativa delle scene raffigurate sia da ricercare nell'ambito delle incisioni è confermato dalla figura femminile accanto a Traiano (inv. 299-1B454), tratta dal "Sacrificio pagano" inciso da Mocetto nel primo decennio del secolo. La qualità del brano pittorico, evidente nel disegno dei cavalli e nella più accurata impostazione spaziale, echeggia un mantegnismo narrativo nei modi di Domenico Morone, anche se la rarefazione dei personaggi ricalca ancora l'impostazione dei fogli grafici dell'artista. (da Giuliana Ericani 2010, pp. 206-207)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715181
  • NUMERO D'INVENTARIO 298
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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