Madonna con il bambino in trono e i santi Zeno e Pietro martire. Madonna con il bambino in trono e i santi Zeno e Pietro martire
dipinto
1520-1525
Mocetto Girolamo (1470 Ca./ 1531 Post)
1470 ca./ 1531 post
Al centro del dipinto, la Madonna in trono, coronato da un baldacchino, abbraccia il bambino stante. Ai lati, si riconoscono san Zeno, a sinistra, e san Pietro martire, a destra
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Mocetto Girolamo (1470 Ca./ 1531 Post)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La prima menzione del dipinto si può rintracciare in una nota d’archivio del 1780 circa che elenca le pitture che ornavano la Loggia del Consiglio cittadino. Nell’antisala, accanto alla grande tela votiva dipinta da Bernardino India e Orlando Flacco, al Trionfo di Giambettino Cignaroli e al Plinio di Felice Boscarati, è segnalato un «quadro con la Vergine nel mezzo tra due Santi. Opera di Francesco Carotto ritoccata di fresco» (ASVr, Antico archivio del comune, reg. 299, n. 17). Nella stessa collocazione lo ricorda nel 1803 il "Catastico" di Saverio Dalla Rosa, sempre con l’attribuzione a Caroto (ed. 1996, p. 49). Entrò di diritto nelle collezioni civiche fin dalla loro costituzione, nel 1812, ma non mutò sede, perché la Pinacoteca fu provvisoriamente ricoverata proprio nella Loggia del Consiglio. Nel 1857 la raccolta emigrò in palazzo Pompei alla Vittoria, ma lo stato di degrado della tela era tale che essa fu presto relegata in Direzione (Trecca 1912, p. 135). Con il nuovo trasferimento dei Musei d’arte a Castelvecchio, nel 1926, prese definitivamente la via dei depositi, dapprima nella torre dell'orologio, poi alla Tomba di Giulietta, quindi al magazzino ex palazzo Pirelli e infine di nuovo alla Tomba. L’attribuzione a Giovan Francesco Caroto si appoggiava su una scritta, non più leggibile, con la firma e la data 1498, apposta su un cartellino ai piedi del trono. Cavalcaselle, che la trascrisse, non esitò a tacciarla di falso. Effettivamente il dipinto non presenta nessun punto di contatto con la complessa cultura figurativa di Caroto. All’inizio del secolo scorso Barclay Baron ne sottolineò gli strettissimi legami con la pala di Mocetto a Santa Maria in Organo (1909, pp. 90-91). Per il dipinto del Museo, tuttavia, lo studioso pensava piuttosto a Giovanni Caroto, in questo caso imitatore di Mocetto come in altre occasioni aveva seguito il fratello, o Giovanni Bellini, o Bartolomeo Montagna. L’ipotesi è fin troppo cauta, perché la somiglianza tra i due dipinti è tale da non ammettere repliche. Con ogni probabilità, il muranese Girolamo Mocetto era giunto a Verona al seguito delle autorità veneziane che nel gennaio 1517 avevano ripreso il controllo della città, occupata per otto anni, durante la guerra tra la Repubblica e gli alleati della lega di Cambrai, dall’esercito di Massimiliano d’Asburgo. Gli affreschi sulla facciata di palazzo Cattanei (del 1517-1518) si segnalano proprio per il loro messaggio politico, volto a celebrare, nelle figure del doge Leonardo Loredan e del provveditore generale Giampaolo Gradenigo, la clemenza e la giustizia del governo veneto (invv. 4658-1B0461, 299-1B0454, 298-1B0476). Nulla di strano che in questo clima di restaurazione fosse affidata a lui, cittadino veneziano, l’esecuzione della pala, frutto certamente di una commissione pubblica – vi compaiono i due santi protettori di Verona – e destinata alle sale dove si riuniva il Consiglio cittadino. Quanto alla datazione, le tele del Museo e di Santa Maria in Organo devono essere considerate a buon diritto le più tarde tra le opere note di Mocetto. Vi si nota infatti una dilatazione e un arrotondamento delle forme affatto nuovi per il pittore, un espediente con il quale egli cercava probabilmente di raggiungere gli effetti di monumentalità delle correnti più moderne dell’arte contemporanea, accantonando i tradizionali modelli belliniani e cimeschi. In prima approssimazione potremmo collocare i due dipinti all’inizio del terzo decennio del Cinquecento. (da Gianni Peretti 2010, p. 208)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717876
- NUMERO D'INVENTARIO 5310
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- ISCRIZIONI su cartellino - I (---) die 15 (---) ma (---) Ioannes Franciscus de Carotis [Ver]on. p. 1498 -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0