Evoluzione dell'umanità

decorazione plastico-pittorica,

Ambiente di pianta rettangolare con funzione di loggia. La volta, a botte, impostata su cornicione corrente in stucco modanato e dipinto, presenta una decorazione in stucco e dipinta articolata in riquadri di diversa forma, caratterizzati da cornici dorate: il maggiore, al centro, reca tracce di intonaco dipinto; sui lati maggiori della volta, al centro, e sulle due testate, si distribuiscono quattro pannelli rettangolari contenenti rilievi in stucco bianco. Sulle pareti, la decorazione dipinta imita un loggiato composto da aperture a tutto sesto in marmo rosa: due sulle testate (nord e sud), tre sulla parete occidentale. Sulle due testate, la mostra di porta in marmo rosa con inserti neri occupa lo spazio di una delle due finte arcate, fiancheggiando una nicchia all'interno della seconda; la parete orientale apre l'ambiente all'esterno mediante un triforio in marmo rosa di Verona; la parete occidentale reca due finte nicchie alle estremità, due piccole porte di accesso agli ambienti contigui caratterizzate da nicchie reali soprastanti, e un motivo a tenda dipinto all'interno dell'arcata centrale

  • OGGETTO decorazione plastico-pittorica
  • MATERIA E TECNICA stucco/ modellatura a stampo
    breccia rosa/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Italia Nord-orientale
  • ATTRIBUZIONI Bertani Giovanni Battista Detto Brizio (ante 1516/ 1576): architetto
    Ligorio, Pirro (1513 (?)-1583): inventore
    Viani, Antonio Maria (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 5/ Loggia del Tasso
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La loggia detta del Tasso rientra tra gli ambienti dell'Appartamento Grande di Corte Nuova (o di Castello). Tale nucleo della reggia gonzaghesca si configura come risultato di una complessa genesi architettonica, segnata in parte da riutilizzo, adattamento e demolizione di preesistenze, in parte da costruzioni ex novo: lo formano le sale di Manto, dei Capitani e dei Marchesi, gli ambienti già detti dell'Appartamento del Tasso, per la credenza che qui avesse brevemente soggiornato il poeta Torquato Tasso (la presente loggia, la camera delle Virtù, lo studiolo con soprastante cappella e altri spazi funzionali), la sala dei Duchi, l'anticamera dei Duchi e ambienti di passaggio, organizzati intorno al cortile pensile dei Cani. L'appartamento, ideato e complessivamente realizzato durante il ducato di Guglielmo Gonzaga, spetta alla progettazione del prefetto delle fabbriche ducali Giovan Battista Bertani (1549-1576) e si configura come risultato di un disegno volto a collegare e funzionalizzare aree di corte disaggregate, quali la Rustica, l'Appartamento di Troia in Corte Nuova, il Castello di San Giorgio. Se le sale dei Marchesi e dei Duchi, con l'interposto Appartamento del Tasso, costituiscono una vera e propria addizione architettonica sul lato della reggia verso il lago Inferiore, nella quale è riproposto uno sviluppo verticale degli spazi (pubblici al piano nobile, strettamente privati al piano superiore) analogo a quello già attuato nell'Appartamento di Troia (L'Occaso 2009, p. 65, p. 109), i restanti ambienti sono innestati su costruzioni preesistenti (cfr. Schiavi 1929; Cottafavi 1936 [1963]; Rodella 2003 con bibliografia precedente): ad attestarlo intervengono evidenze strutturali e lacerti di decorazioni pittoriche. La sala dei Capitani, ad esempio, è frutto della radicale trasformazione di un precedente ambiente – parte dell'appartamento da celibe di Federico II Gonzaga, a cavaliere del Castello e della Corte Nuova – ricavato nel tardo-trecentesco revellino di San Nicolò, come testimonia, tra l'altro, un fregio ad affresco strappato dalle pareti della soffitta nel 1971 (L'Occaso 2011, p. 157, nn. 109-116). Stessa datazione, fissata al 1520-1525, spetta a un secondo fregio proveniente dalla soffitta della sala di Manto, come il precedente strappato nel 1971 e oggi custodito nei depositi del Museo di Palazzo Ducale (L'Occaso 2011, p. 156, nn. 105-108). Tra i primi ambienti dell'appartamento ad essere conclusi nella loro parte strutturale (1572-1573) sono la loggia e i camerini detti del Tasso, per il cui programma iconografico è chiamato, nel 1573, l'architetto e antiquario Pirro Ligorio. I lavori di decorazione plastica e pittorica dell'intero appartamento sono scalati nell'ottavo e nono decennio del secolo: a chiuderli è la collocazione dei cicli di tele di Jacopo Tintoretto e bottega nelle sale dei Marchesi e dei Duchi (1580 ca.) e di Lorenzo Costa il Giovane nella sala dei Capitani (1581-1583). Dal punto di vista delle maestranze coinvolte nella decorazione si osservano varie estrazioni culturali: al coinvolgimento di artisti mantovani – su tutti, Lorenzo Costa il Giovane –, si accompagna la chiamata di plasticatori emiliani e veneti, mentre l'affidamento alla bottega di Jacopo Tintoretto del ciclo di tele previsto nelle sale dei Marchesi e dei Duchi suggella decisamente l'impronta veneziana conferita agli ambienti di rappresentanza di Guglielmo. L'intervento del napoletano Pirro Ligorio è, invece, mirato all'ideazione di un complesso programma iconografico e, presumibilmente, alla definizione di tipologie decorative che mani locali attuano negli spazi riservati dell'appartamento ducale. Questi ultimi – camera delle Virtù, studiolo e cappella – costituiscono un'intima pausa all'interno della successione di ambienti dedicati ai fasti della casata gonzaghesca, la cui celebrazione in termini di munificenza verso la città di Mantova ha inizio nella sala di Manto: in tale contesto, la loggia costituisce il punto nodale, di passaggio, tra le grandi camere di rappresentanza e il nucleo riservato dell'appartamento. La presenza di nicchie reali sul lato occidentale e sulle testate, interessate dalla decorazione a finti marmi ma incongrue, potrebbe trovare giustificazione nelle note di Giannantoni (1929, pp. 102-103), per il quale la loggia fu costruita “press'a poco all'epoca della precedente sala, probabilmente del Zelotti [succeduto al Bertani nel 1576; dati d'archivio anticipano tuttavia la costruzione al 1573 ante]. Egli trovò su quest'area due ambienti dalla volta a padiglione, impostati molto più in basso dell'attuale volta a botte. Un fregio a stucchi delicati correva sotto l'impostazione. Il Zelotti abbattè la parete divisoria, costruì la volta a botte decorandola di stucchi scompartenti riquadri, e per creare nicchie, che dovevan contenere statue, ingrossò i due muri di testa distruggendo per tal modo il preesistente fregio più sopra ricordato. In seguito, con ogni verosimiglianza all'epoca %
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267676-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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