angelo reggicandelabro

candelabro,

Scolpito a tutto tondo, poggia col piede sinistro e col ginocchio destro su un basamento tondeggiante di nubi argentate. Il braccio sinistro è spalancato, mentre quello destro è alzato a sorreggere un candelabro la cui base d'appoggio in metallo è fissata sulla spalla destra, ma è vuota. Un manto annodato a fascia sul davanti ricade con un lembo sul basamento lungo la gamba sinistra, mentre un altro lembo è ripiegato sulla coscia destra. Le carni sono dipinte in nero, mentre le ali, come il manto, sono dorate

  • OGGETTO candelabro
  • MATERIA E TECNICA legno/ scultura/ doratura/ pittura/ stuccatura
  • ATTRIBUZIONI Clemente Stefano Maria (attribuito): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il putto, nonostante la complessa postura in contrapposto, non ha tensione dinamica e il suo corpo proteso verso l'alto è senza slancio. Il movimento è calmo, le carni hanno superfici liscie su cui la luce scivola dolcemente. Il manto, di stoffa spessa, ha larghe pieghe poco frammentate; i capelli, come le ali e le nubi, sono caratterizzati da un intaglio senza bruschi trapassi di piano o eccessiva sfaccettatura delle superfici, teso anzi a rendere un senso di morbidezza. Questi motivi stilistici richiamano i caratteri dell'opera di Stefano Maria Clemente. Oltre al fatto che la sua attività è documentata all'Annunziata tra il 1749 e il 1751 per l'esecuzione, insieme al fratello, della Macchina dell'Addolorata su disegno del Beaumont e per il Bambino della Madonna delle Grazie (scheda 01/00028821), si possono fare alcuni utili confronti. Il tipo del putto è assai vicino, nell'anatomia del corpo, nei capelli e nel trattamento delle superfici, a quello che sorregge il libro del san Matteo della stessa Chiesa dell'Annunziata (cfr. scheda 01/00033620), così come somiglianze sono rilevabili col gruppo dell'Addolorata. Vicinanze tipologiche e analogie stilistiche nel modellato delle carni sono riscontrabili ancora nei putti del rilievo in stucco con la Fede, attribuibile al Clemente della prima maturità (cfr. L. Mallé, in Mostra del Barocco Piemontese, catalogo, Torino 1963, vol.II, Scultura, tav. 62, N. 63). Simili sono anche le nubi, che si ritrovano più semplificate, ma sostanzialmente dello stesso tipo, anche nel gruppo del Cristo Risorto nella chiesa di Sant'Agostino a Carmagnola, databile al sesto decennio del secolo (ibidem, tav. 56, n. 59). Fra l'altro, l'angioletto alla destra che tiene la spada ha la gamba ripiegata e poggia il ginocchio a terra, mentre un lembo di panneggio è ripiegato sulla coscia, come il putto dell'Annunziata. Identico è poi anche il gesto del braccio alzato e molto simile la fattura delle ali. Tutti questi elementi inducono a ipotizzare che la scultura in esame sia opera del Clemente o, per lo meno, di uno scultore che segue molto da vicino i suoi modi, e che sia stata eseguita in un arco di tempo che sta tra la sua attività documentata all'Annunziata intorno al 1750 e il settimo decennio del secolo (cfr. N.U.Gulmini, Scultori e maestri del legno nel cantiere della chiesa della SS. Annunziata in Torino: 1745-1792, in Studi Piemontesi, vol. XXII, fasc. 1, 1993, pp. 105-117, alle pp. 107-108, nota 17), anche se i documenti della Confraternita che ci sono pervenuti non ci danno informazioni al riguardo
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100033618
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2004
    2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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