menhir

Zollino, non determinabile

Interessanti sono anche i due menhir di Zollino, quello della stazione e quello di Sant’Anna. Il primo, trasformato in un Osanna con la sovrapposizione di una croce, si trova a 400 metri circa dalla stazione del paese, all’incrocio delle strade che portano verso il centro, ma anche a Corigliano, Soleto e Sternatia. Il monumento, orientato da Nord a Sud, è in pietra leccese cavata sul territorio, è squadrato e ben conficcato nel terreno roccioso

  • OGGETTO menhir
  • MATERIA E TECNICA Reperti archeologici/ pietra/ incisione
  • MISURE Altezza: 4.27 m
  • CLASSIFICAZIONE area ad uso funerario
  • LOCALIZZAZIONE Zollino (LE) - Puglia , ITALIA
  • INDIRIZZO Via del Carro, s.n.c, Zollino (LE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il termine Menhir, giunto dall’inglese, significa “pietra lunga” o “pietra dritta” e indica dei blocchi monolitici grezzi e allungati conficcati nella roccia e orientati con riferimenti astronomici secondo i punti cardinali, ma questi sono conosciuti in Puglia come pietrefitte. Diversi studiosi hanno ricercato la funzione di questi oggetti, e sono state avanzate una serie di ipotesi; seppur, ancora oggi, non è stato ancora chiarito il reale utilizzo delle pietrefitte, secondo alcuni potevano essere dei rudimentali osservatori astronomici, servendo quindi a misurare lo scorrere del tempo e delle fasi astrali, ma secondo altri servivano a delimitare i territori, infine, c’è chi li definisce come oggetti sacri legati alle celebrazioni gallo-celtiche. Ad ogni modo, ciò che è certo è che – stando alle analisi fatte col radiocarbonio e da studi storici e archeologici – queste opere risalgono al Neolitico. La Puglia conserva molti esempi di questo meraviglioso patrimonio plurimillenario ma, se in altri territori questi vengono valorizzati e conservati al meglio, qui, troppo spesso, giacciono in sperdute campagne sui bordi delle stradine sterrate, ignorati, lasciati all’incuria del tempo, addirittura riutilizzati in malo modo come segnali strali o luoghi di affissione, deturpati dalla “cattiveria”, quanto dall’ignoranza, dell’uomo. I casi salentini hanno una forma più regolare rispetto a quelli sardi, francesi o bretoni, generalmente appaiono come parallelepipedi con facce maggiori volte a Nord e Sud, talvolta inclinati. Secondo Arthur, queste, sono caratterizzate da facce squadrate, talvolta, decorate da simboli cruciformi incisi nel medioevo, forse tra il VII e IX secolo. In larga parte, i casi salentini non sono mai più alti di 2 metri, con qualche eccezione, hanno un foro scolpito sulla sommità e sono collocati su basi in pietra o gradini. Sin dal 1800 furono censiti un centinaio di esemplari, per lo più concentrati nel basso Salento, di cui alcuni sono stati spostati all’interno di chiese in seguito alla cristianizzazione, come in Santa Maria del Casale (BR). Tuttavia, abbiamo una lacuna documentaria tra il VI e il X secolo, e ciò è abbastanza insolito se si tiene conto che coincide con un periodo di forte evangelizzazione, e dove si fondano villaggi e casali che segnano la geografia del territorio. Già il De Giorgi e poi il Maggiulli parlano dei casi di Giuggianello, Maglie, Giurdignano, Muro Leccese, Ugento, Diso, Cursi, Bagnolo del Salento e Novoli
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • SPECIFICHE DI REPERIMENTO ambito pugliese
  • CONDIZIONE GIURIDICA dato non disponibile
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1600389260
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Puglia
  • ENTE SCHEDATORE Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Puglia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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