ATIPICA
Il riutilizzo di dati strutturati, pubblicati secondo il paradigma dei Linked Open Data grazie al processo catalografico in linea con le indicazioni e le normative emanate dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, permette di valorizzare anche l'antropologia e la storia dell'alimentazione attraverso la realizzazione di questa mostra virtuale. L'obiettivo di tale progetto, ora e sempre in lavorazione, è quello di fornire una base nozionistica e di riferimento alle/ai partecipanti dei seminari da svolgersi all'interno delle scuole secondarie di secondo grado che vedranno il dispiegarsi del pensiero antropologico tramite i ponti culturali offerti dai food studies.
Le fotografie negli angoli in alto a destra e in alto a sinistra sono scattate personalmente dall'autore. Le altre immagini rispondono a Wikimedia Commons, CC0 1.0 DEED.
Produzione di olio extravergine da olive Carolea - Lamezia Terme; cibo surgelato in un supermercato; mozzarelle in carrozza vendemmia 2018 - Rully; set di posate da viaggio del XVIII secolo; pani rustici a Llanrhaeadr-ym-Mochnant; razione K.
L’idea che il museo si espliciti nella relazione tra bene culturale e visitatore, e più nello specifico, riprendendo le parole di Alexandre Vialatte, che "il museo non è nella vetrina ma nella testa del visitatore", identifica tale connessione possibile esclusivamente data la compresenza fisica dei due suoi termini costituenti: appunto, l’oggetto percepito e il soggetto che percepisce. La geolocalizzazione del bene culturale e il suo stato di appartenenza a una determinata istituzione fisica limita enormemente il potenziale che esso racchiude. Primariamente, la cultura veicolata è fruibile solamente varcando la soglia del museo-edificio; in secondo luogo, tale cultura risulterà cementificata all’interno del telaio della progettazione museale vigente escludendo, il più delle volte, la possibilità di un’evoluzione delle pratiche di costruzione del patrimonio culturale con finalità educative multidisciplinari. Considerate queste premesse come castranti il sistema odierno di fruizione di tale patrimonio e prendendo in prestito alcune nozioni dalla User Experience, si è scelto di dare vita ad Atipica sfruttando le opportunità digitali che il nuovo sito del Catalogo Generale dei Beni Culturali offre. Questa particolare forma di curatela di una mostra virtuale è caratterizzata altresì dall'approccio collaborativo innescato da i suoi stessi fruitori (prosumers) finalizzato all'emersione di una comunità di pratica nell'ecosistema digitale proprio anche dell'antropologia e della storia dell'alimentazione. La co-creazione di percorsi orientati ad approfondire un determinato argomento afferente all'antropologia e alla storia dell'alimentazione si esplica operando primariamente una ricerca tra le schede di catalogo digitalizzate sul sito del Catalogo Generale. Successivamente si passerà all'individuazione e allo studio della bibliografia specifica, poi alla stesura della parte narrativa grazie anche a riflessioni critiche sull'esistente. Infine, si potrà secegliere se arricchire maggiormente l'approfondimento con collegamenti a documentazioni audiovisive già realizzate da altre e altri individui o intraprendere un percorso finalizzato a crearne di nuove.
Altro carattere innovativo é il rifiuto di raggiungere una versione definitiva scegliendo invece una dimensione "beta" perenne, molto più affine alla realtà nella quale ci troviamo oggigiorno. La mostra virtuale così ideata permette una costante interazione tra un patrimonio che incarna il passato e una costruzione di esso inteso come futura memoria storica digitale all'interno della più grande disciplina aderente al Digital Cultural Heritage.