amperometro didattico

sec. XX prima metà

Su di una base rettangolare di legno, dotata di quattro piedini, sono collocate: due colonne che sostengono in posizione verticale un pannello di legno con le scale di lettura, il sistema elettromagnetico e i serrafili per il collegamento elettrico con il circuito esterno. Sul pannello, che sostiene una molla verticale a spirale, sono disegnate due scale di corrente elettrica: la superiore con valori tra 0 e 2 A e l'inferiore con valori tra 0 e 10 A. Il sistema elettromagnetico è costituito da un solenoide verticale all'interno del quale pende un nucleo biconico in ferro dolce, collegato alla molla e mobile lungo l'asse del solenoide. Un elemento metallico, saldato ad una cerniera per la trasformazione del moto rettilineo in moto circolare, tiene uniti la molla e il nucleo di ferro. A questa cerniera, collocata nella parte superiore della bobina, è fissato il lungo indice di lettura. Sulla base sono posti i due morsetti sono collegati alle estremità del solenoide. Una piastra metallica, posta vicino al morsetto di sinistra ma da esso isolata collegata all'altro morsetto mediante una resistenza elettrica di basso valore noto (shunt); uno spinotto metallico estraibile utilizzato per unire la piastra al morsetto di sinistra e realizzare la continuità elettrica

  • OGGETTO amperometro didattico
  • MATERIA E TECNICA cartone/ taglio
    legno/ taglio/ piallatura/ incollatura
    ferro/ fusione
    plastica/ fusione
    rame/ fusione
  • MISURE Altezza: 32 cm
    Lunghezza: 32.5 cm
    Larghezza: 16 cm
  • CLASSIFICAZIONE induzione elettromagnetica
    elettricità
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Universitario dell'Università degli Studi "G. D'Annunzio"
  • LOCALIZZAZIONE palazzo dell'Opera Nazionale Dopolavoro "A. Mussolini" (poi palazzo dell'Ente Nazionale Assistenza Lavoratori)
  • INDIRIZZO Piazza Trento e Trieste, 1, Chieti (CH)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Lo strumento è stato costruito dalle Officine Galileo, il nome del costruttore è inciso su un'etichetta metallica inchiodata sulla faccia superiore della base dello strumento. Negli anni 1863-64 si costituì a Firenze una società per costruire apparati fisici e ottici, creata dall'astronomo Giovanni Battista Donati, il costruttore di strumenti Giuseppe Poggiali, il fisico Tommaso Del Beccaro e l'ingegnere e imprenditore Angelo Vegni. Questa società nasceva per continuare la produzione di strumenti di precisione dell'officina ottico meccanica creata dall'astronomo Giovanni Battista Amici, chiamato a Firenze, nel 1831, da Leopoldo II per dirigere il museo della Specola. Sul finire degli anni '60 del XIX secolo, l'officina era ubicata all'interno dell'officina del Regio Istituto Tecnico di Firenze. In quel periodo l'officina fu denominata prima "Officina Galileo", in seguito "Officine Galileo". Nel 1870 circa, la sede fu spostata nel quartiere periferico delle Cure e, poco dopo, la direzione venne assunta da Innocenzo Golfarelli. La produzione consisteva essenzialmente in strumenti fisici e ottici (microscopi e spettroscopi), apparecchi telegrafici e orologi elettrici. Nonostante il successo dei suoi prodotti alle esposizioni nazionali e internazionali, a causa del mercato ristretto degli strumenti scientifici e della forte concorrenza estera, la ditta non riuscì ad avere dei guadagni sufficientemente alti, perciò dovette ripetutamente ricorrere ai sussidi dell'Istituto Agrario Vegni, al quale era passata nel 1883. Alla fine del XIX secolo la società viene presa in gestione dall'ingegnere Giulio Martinez, il quale ampliò la produzione e ammodernò le macchine e i metodi di lavoro. Nel 1906 la società venne messa in liquidazione per problemi tecnici ed economici. Nel 1909 nacquero le nuove Officine Galileo, grazie all'impegno economico dell'industriale Giuseppe Volpi e al coinvolgimento di Guglielmo Marconi. Nello stesso anno l’azienda spostò il proprio impianto produttivo a Rifredi. Negli ultimi due decenni del XIX secolo, l’azienda continuò la costruzione degli strumenti da laboratorio e topografici (spesso copiati da modelli di famose ditte estere), ma iniziò a produrre nuovi prodotti. Possiamo ricordare la produzione di un servo meccanismo per i timoni delle navi, telegoniometri per la Marina, telegrafi ottici, apparecchi fotogrammetrici, dinamo e lampade ad arco. Sotto la direzione di Martinez, s'intensificò la produzione di apparecchiature navali, oggetto di importanti commesse italiane ed estere, specialmente durante la Prima Guerra Mondiale. In collaborazione con la Weston, Martinez inaugurò la costruzione di eccellenti strumenti elettrici di misura. Le officine furono ampliate, riorganizzate e dotate di nuove macchine utensili. Verso la fine della guerra le risorse dell'azienda furono quasi interamente dedicate alle commesse militari. Terminata la Prima guerra mondiale si aprì un periodo difficile segnato da gravi problemi, tra cui un eccesso di capacità produttiva, la necessità di riconvertire la produzione ad usi civili, l'aumento del costo delle materie prime, la concorrenza americana. Questi anni furono segnati da scioperi, occupazioni e pesanti licenziamenti. Negli anni '20 la produzione riprese con nuove commesse militari. Nel 1929 viene acquisita la ditta F. Koristka di Milano, specializzata in microscopi, obiettivi fotografici (spesso con brevetti Zeiss) e strumenti ottici in genere. Si ampliano gli stabilimenti e si incorporano altre aziende. Si moltiplicò la produzione di nuovi apparecchi, quali bilance e distributori automatici, oltre a una gamma sempre più vasta di strumenti elettrici di misura, per la topografia, la geodesia e la fotogrammetria. Durante la Seconda guerra mondiale a causa della penuria crescente di materie prime, le difficoltà nei pagamenti e l'andamento delle vicende belliche, portano a trasferire la produzione nell'Italia del Nord. Solo una piccola frazione dei macchinari rimase a Firenze, dove nel 1944 l'esercito tedesco in fuga fece esplodere parte degli edifici. La ripresa e la riconversione dell'azienda avvenne in un tempo sorprendentemente breve. Fra i prodotti del dopoguerra troviamo contatori elettrici, apparecchi di rilevamento, strumentazione scientifica ed elettrica, apparati per la tecnologia del vuoto e macchine fotografiche. Particolarmente importante è la produzione di telai per la ripresa dell'industria tessile di Prato. Nella seconda metà del XX secolo, l'azienda cambiò la propria produzione e divenne di proprietà di varie società, le quali si succedono sino al momento in cui la Galileo entrò nel gruppo Finmeccanica. Nel 1980 la sede è trasferita nel nuovo stabilimento di Campi Bisenzio. Alla fine del secolo, i settori trainanti sono quello militare e spaziale. Infine, cambia il nome dell'azienda: dopo essere diventato Galileo Avionica e poi Selex Galileo, al seguito di varie ristrutturazioni e fusioni all'interno del gruppo attualmente è Selex ES
  • TIPOLOGIA SCHEDA Patrimonio scientifico e tecnologico
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300287143
  • NUMERO D'INVENTARIO 4241
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
  • ENTE SCHEDATORE Università di Chieti-Pescara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI sulla faccia superiore della base rettangolare di legno - OFFICINA GALILEO FIRENZE N° 163918 - Liceo Classico "G.B. Vico" - maiuscolo/ numeri arabi - a incisione/ a punzone -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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