Ravenna - Pineta

negativo, post 1900 - ante 1914
  • OGGETTO negativo
  • SOGGETTO Pinete - Boschi - Alberi - Pini
    Paesaggio - Ambiente - Vedute - Monumenti naturali
    Emilia-Romagna - Ravenna - Pineta
  • MATERIA E TECNICA VETRO
  • MISURE Misura del bene culturale 0800649222: 180x238 mm
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO PAESAGGISTICO
  • ATTRIBUZIONI Ditta Luigi Ricci (1896-1930): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Basilica ed ex Monastero benedettino di San Vitale
  • INDIRIZZO Via San Vitale, 17, Ravenna (RA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Luigi Ricci (1823-1896) opera nella seconda metà dell’ottocento, in un contesto storico molto ricco di stimoli, quando in epoca post unitaria comincia a farsi strada l’idea di censimento del patrimonio artistico e della sua tutela. La pineta di Ravenna a quell’epoca era vista essenzialmente come riserva economica in cui esercitare varie attività: dall’allevamento del bestiame alla raccolta di legname. La grande fascia costiera tra il fiume Reno e il fiume Savio era stata parzialmente concessa in enfiteusi con pessimi risultati: disboscamento selvaggio, nessuna messa a dimora di piante giovani, nessuna cura del bosco, inserimento di coltivazione a risaia. A questo dobbiamo aggiungere la grave gelata dell’inverno 1879-80 che minacciò seriamente la sopravvivenza di parte della pineta. Nel 1881 l’ingegnere comunale Filippo Lanciani segnalò la grave situazione di degrado ambientale al prefetto da cui prese l’avvio un lungo dibattito tra coloro che si battevano per la salvaguardia dell'area verde e chi era favorevole all’abbattimento delle piante per la messa a coltura. E' solo grazie a Luigi Rava, senatore del Regno e padre delle prime leggi di tutela dell'ambiente, che comincia ad affacciarsi l’idea del bene ambientale come patrimonio della nazione e la legge 411 del 1905 "per la conservazione della Pineta di Ravenna" fu la prima legge paesaggistica d'Italia. Lo stesso Corrado Ricci nel 1905 pubblica sulla rivista Emporium un lungo scritto sulla pineta e sulla necessità di preservarne il valore storico, culturale e paesaggistico, corredandolo di moltissime immagini. Solo una di queste è identificabile come opera di Luigi Ricci (la Pineta con la brina, fatta nel 1879-80) mentre la parte preponderante del corredo iconografico è affidata a Licinio Farini, fotografo pittorialista e a Vittorio Guaccimanni, artista, incisore e fotografo dilettante. Le immagini di Luigi Ricci si collocano in questo clima, in cui la pineta assumeva anche una dimensione “letteraria”, per le molteplici citazioni, a partire dal Paradiso di Dante per arrivare fino a Byron. Le prime venti riprese sono presenti nel catalogo del 1877, inserite nella sezione "Dintorni di Ravenna" come "Vedute del pineto", con numeri progressivi da 450 a 470 che diventano 484-504 nel 1882, con la pubblicazione del terzo catalogo e la rinumerazione e riorganizzazione delle lastre. La situazione resterà invariata fino all’ultimo catalogo del 1914, in cui al generico soggetto “Pineta” si abbina il solo numero 843 con la specifica (diverse tavole). La lastra in esame potrebbe appartenere a questo ultimo gruppo di immagini, realizzate pertanto dalla Ditta Ricci, dopo la morte del titolare. L’uso della tecnica ai sali d’argento, il formato standard della lastra (18x24) e la mancanza della numerazione progressiva apposta in modo omogeneo sul gruppo di lastre al collodio sposta cronologicamente la data della ripresa agli anni che vanno dal 1900 (quando ancora compaiono in catalogo le “Venti vedute diverse della pineta”) e il 1914. E’ ugualmente ipotizzabile che questo soggetto, per il taglio particolare della ripresa che elimina il terreno e la base degli alberi concentrando l’occhio sulle chiome e inserendo al centro una figura maschile di cui si vede solo un mezzo busto, benché appartenente alla produzione dello studio Ricci, non sia mai entrata a far parte del catalogo a stampa proprio per il taglio inusuale e per la sua dimensione di “appunto”. La lastra appartiene al fondo convenzionalmente denominato “Fondo Santa Teresa” poiché proveniente dall’omonimo Ospizio ravennate. Costituito da una parte di negativi su lastra di vetro provenienti dallo studio fotografico di Luigi Ricci, è stato acquisito nel 1979 dall’allora Soprintendente Gino Pavan su indicazione del cardinale Ersilio Tonini
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800649222
  • NUMERO D'INVENTARIO 14445
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • ISCRIZIONI supporto primario: lato vetro: su etichetta: in basso a destra - 6-H-47 - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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