Archiginnasio - Loggiato superiore - Arcata VI - Ante Restauro
negativo,
post 1949 - ante 1959
Anonimo (xx Metà)
XX metà
Creti, Donato (1671-1749)
1671-1749
Mazza, Giuseppe Maria (1653-1741)
1653-1741
Le lastre erano originariamente contenute in una busta pergamina priva di notazioni; tale custodia si conserva separatamente in una scatola
- OGGETTO negativo
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SOGGETTO
Scultura - Conservazione - Restauri
Architettura - Elementi architettonici - Arcate
Scultura - Elementi decorativi - Sculture - Bassorilievi
Italia - Emilia-Romagna - Bologna - Palazzo dell'Archiginnasio - Loggiato superiore
Araldica - Stemmi - Memorie
Scultori italiani - Sec. 17.-18. - Mazza, Giuseppe Maria - Busto del lettore Giovanni Girolamo Sbaraglia
Seconda Guerra Mondiale - Bologna - Bombardamenti <29 gennaio 1944>
Pittori italiani - Sec. 17.-18. - Creti, Donato - Memoria al lettore Giovanni Girolamo Sbaraglia
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MATERIA E TECNICA
VETRO
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO E STORICO ARTISTICO
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ATTRIBUZIONI
Anonimo (xx Metà): fotografo principale
Creti, Donato (1671-1749): scultore
Mazza, Giuseppe Maria (1653-1741):
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
- INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il 29 gennaio 1944 un’incursione aerea delle forze nemiche ferì fatalmente il simbolo dell’antico Studio bolognese: il palazzo dell’Archiginnasio. La potente deflagrazione causò il danneggiamento del settore settentrionale ed il crollo dell’ala a levante e a meridione, riducendo in macerie ampie sezioni delle logge, la Cappella dei Bulgari, il Teatro Anatomico e alcune delle attigue sale dello studio. L’allora soprintendente Alfredo Barbacci, già dalla mattina successiva al tragico episodio, in collaborazione con il Genio Civile, diede avvio alle operazioni di sgombero e recupero delle macerie, salvando trabeazioni, bassorilievi, stemmi ed elementi decorativi, nell’ottica di una quanto più celere ricostruzione. In questa direzione si volse anche l’immediato avvio delle pratiche di richiesta di finanziamento indirizzate al Ministero della Pubblica Istruzione, che trovò concreta risoluzione solo nella primavera del 1945 quando si poté allora concretamente principiare il lavoro di ripristino. I primi interventi videro la messa in sicurezza e ricostruzione dei loggiati danneggiati, in primis di quelli a meridione di cui fortunosamente si conservarono le pareti complete delle memorie e degli stemmi dedicatori che si provvide a proteggere tramite provvisorie tettoie pensili. Ultimati gli interventi strutturali sulle sovrapposte logge meridionali, intorno al 1946, si proseguì con il ripristino delle arcate di levante, le più colpite dalle devastazioni, avanzando fino a circa il 1948. L’opera di reintegro fu giustificata dalla modularità delle costruzioni per le quali le “forme semplicissime” ed identiche a sé stesse favorirono, anche tramite il recupero dei materiali originali, il completamento e la restituzione dell’aspetto primitivo, senza dover differenziare le parti nuove, ma rendendo opportunamente riconoscibile il risarcimento moderno tramite contrassegni con data e sigla dell’intervento effettuato (Barbacci 1956, p. 342. Si veda anche: Barbacci 1977, pp. 23-26). Dal 1949 ebbe avvio l’azione di ripristino del complesso apparato decorativo che fa tuttora di questo monumento un ineguagliabile repertorio storico per la conoscenza dell’antico Istituto universitario felsineo. A condurre i lavori, sotto la guida di Alfredo Barbacci fino al 1952 e di Raffaello Niccoli poi, fu Vincenzo Gabelli presenza costante cui si deve la direzione dei grandi cantieri di restauro in opera in Archiginnasio. I lavori in tal senso si protrarranno per oltre un decennio, rallentati dalla cronica esiguità dei fondi. Si trattò di risanare le ferite inferte ad un palinsesto costituito da circa 7000 stemmi (attualmente superstiti circa 6000) in grado di raccontare la tradizione ed il prestigio dello Studio bolognese. Da documentazione d’archivio risulta che le opere in atto sulle decorazioni e i monumenti delle arcate si scandirono in tre lotti, corrispondenti alle annate 1956-1957-1958 (Archivio Storico ex SBAP Bologna, faldone 122, appunto su mappa datata 14/6/1957). Al settembre del 1959 risale una lettera in cui il Soprintendente dichiara che “la maggior parte dei lavori sono già ultimati o in via di ultimazione” (7/9/1959). La Soprintendenza demandò, sin dalle prime ore, al mezzo fotografico il compito di restituire memoria di quanto accaduto. Dalla primaria esigenza testimoniale si passò alla ricognizione puntuale, necessitando di materiale iconografico a corredo della documentazione tecnica per perizie di restauro e pratiche amministrative. In questa impresa si susseguirono i fotografi Alfonso Zagnoli e le ditte Villani & Figli e Fototecnica Bolognese, di cui il fondo conserva servizi di notevole interesse. A questi si affianca un lotto di esemplari perlopiù anonimi, che corrisponde primariamente alla documentazione del ripristino post bellico delle decorazioni del quadriportico, riteniamo realizzate a seguito della ricostruzione architettonica delle logge. Nel dettaglio, l’insieme in trattazione si compone di due riprese da angolazioni diverse della sesta arcata del loggiato superiore sul lato a sud con la Memoria al lettore Giovanni Girolamo Sbaraglia dell’Università degli Artisti. Il negativo N_003020 ritrae la parte inferiore dell’affresco realizzato da Donato Creti intorno al 1711 con le allegorie dell’Esperienza e della Ragione, mentre nel negativo N_003022 la ripresa è laterale sinistra. Entrambi i fototipi, realizzati con buona probabilità dallo stesso fotografo in tempi prossimi l’uno all’altro, documentano il monumento prima del restauro. Evidenti sono le cadute di colore della pellicola pittorica, problematica questa emersa già a pochi anni dall’esecuzione, essendo l’opera dipinta ad olio (Roversi 1987, p. 135). Ancora oggi, mentre la parte plastica con il busto dello Sbaraglia, opera di Giuseppe Mazza, si mantiene in buono stato, la pittura a fresco presenta un mediocre livello di conservazione (Imago 2012, p. 637). A titolo di confronto si veda il fototipo Villani pubblicato in Forni e Pighi 1964, Tav. 112
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800641543
- NUMERO D'INVENTARIO N_003020; N_003022
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2017
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0