Faenza. Cimitero Monumento al vescovo G. Pasi (Barilotto)
positivo album,
ca 1896 - ante 1907
Poppi, Pietro (1833-1914)
1833-1914
Barilotti, Pietro (1481 Ca.-1553)
1481 ca.-1553
Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 21, recto (attualmente estrapolata)
- OGGETTO positivo album
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SOGGETTO
Scultori - Italia - sec. XVI - Barilotti, Pietro
Scultura - Monumenti sepolcrali - Ancone - Statue
Italia - Emilia Romagna - Faenza - Cimitero dell’Osservanza - Monumento al vescovo Giacomo Pasi
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
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ATTRIBUZIONI
Poppi, Pietro (1833-1914): fotografo principale
Barilotti, Pietro (1481 Ca.-1553): scultore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
- INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il monumento sepolcrale del vescovo Giacomo IV Pasi, opera dello scultore faentino Pietro Barilotti, venne eseguito tra il 1529 e il 1531, in seguito alla morte per peste del prelato, nel 1528. Spostato in diverse luoghi dall'originaria collocazione presso la chiesa faentina dei Servi, il monumento trovò destinazione finale nel 1878, quando l'architetto comunale Achille Ubaldini lo fece collocare nell'attuale Cappella Pasi, posta nel lato orientale del chiostro Badia del Cimitero dell'Osservanza. La grandiosa composizione del monumento, di foggia architettonica, presenta quattro ordini con basamento con iscrizione e stemmi araldici, a sua volta sostenuta da uno zoccolo spoglio. La pietra d’Istria è sagomata con debole aggetto, facendo emergere le sculture in terracotta. Il vescovo si trova disteso sul sarcofago e su libri, fiancheggiato dagli apostoli Pietro e Paolo entro nicchie ai lati; al terzo ordine è una lunetta con la vergine orante con due devoti (forse familiari del Pasi) e ai lati due formelle con San Francesco e San Girolamo. Nella cimasa il Padreterno benedicente completa la composizione. La ripresa è effettuata nella collocazione cimiteriale, come del resto testimoniano i colombari visibili sul fianco sinistro. Dal raffronto con i cataloghi della Fotografia dell’Emilia il presente inventario n° 4582 compare citato per la prima volta nella seconda appendice dell’edizione a stampa 1888, pubblicata nel 1896, mentre non risulta nella prima appendice del 1890. L'ante quem per la stampa del fototipo si riferisce alla cessione dello studio nel 1907, passato da Pietro Poppi alla doppia proprietà Monari-Bacchelli. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. L'acquisizione avvenne in due fasi, tra il 1917 e il 1918. Nei precisi elenchi che testimoniano la transazione si citano: "597 fotografie di diversi formati e soggetti montate su cartone, 624 fotografie di diversi formati e soggetti senza cartone, 31 fotografie su cartone di diverse misure, di soggetti architettonici, e 9 fotografie senza cartone, di diverse misure, di soggetti architettonici" (9 maggio 1917) e "576 fotografie di diversi formati e soggetti" (9 aprile 1918). Documentazione circa il fondo è reperibile presso l’Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n.31, foglio 43, n. 9
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-71
- NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 701
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0