Dettaglio della monumento sepolcrale ad Anton Galeazzo Bentivoglio in San Giacomo Maggiore a Bologna
positivo album,
ca 1888 - ante 1907
Fotografia dell'Emilia
1865-1921
Jacopo Della Quercia (1374/1376-1438)
1374/1376-1438
Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 18, recto (attualmente estrapolata)
- OGGETTO positivo album
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SOGGETTO
Scultori - Italia - Sec. XV - Jacopo della Quercia
Scultura - Monumenti spolcrali - Mensole - Ornati
Italia - Emilia Romagna - Bologna - Basilica di San Giacomo Maggiore - Monumento ad Anton Galeazzo Bentivoglio
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
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ATTRIBUZIONI
Fotografia dell'Emilia: fotografo principale
Jacopo Della Quercia (1374/1376-1438): scultore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
- INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra il dettaglio della mensola destra che sorregge il monumento sepolcrale di Anton Galeazzo Bentivoglio, affisso al muro del deambulatorio della Basilica di San Giacomo Maggiore, in posizione prospiciente alla Cappella Bentivoglio. Il condottiero bolognese, morto nel 1435 a seguito di una congiura ordita dal cardinal legato Daniele Scotti, venne dapprima seppellito nella chiesa di San Cristoforo del Ballatoio, e nel 1443 venne trasferito nella chiesa degli agostiniani di San Giacomo, per intercessione del figlio Annibale, divenuto signore della città. Quest’ultimo, nel 1442 aveva acquisito da Priamo, fratello di Jacopo della Quercia (1374/1376-1438) e continuatore di alcuni suoi incarichi, i marmi già realizzati dal defunto scultore senese per la tomba del giurista Bartolomeo Vari da Ferrara. Il contratto per la tomba del Vari, che doveva trovarsi nella stessa chiesa di San Giacomo, non era infatti mai stato concluso dalle parti per ragioni politiche, e per questo i marmi, scolpiti in parte entro il 1429, e successivamente tra il 1433 e il 1435, vennero riassemblati in un monumento alla memoria del membro di casa Bentivoglio. La ripresa mostra la raffinata decorazione a fogliami di acanto e volute che orna le agili mensole del monumento, mostrando altresì dettagli del volto di cherubino entro una rosetta a quattro petali e le forti cornici del basamento. Dal raffronto con i cataloghi di Fotografia dell'Emilia di Pietro Poppi, risulta che la lastra del positivo in esame (n° 3201) compare per la prima volta nell'edizione a stampa del 1888, mentre non figura nel precedente del 1883. L'ante quem per la stampa del fototipo si riferisce alla cessione dello studio nel 1907, passato da Pietro Poppi alla doppia proprietà Monari-Bacchelli. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. L'acquisizione avvenne in due fasi, tra il 1917 e il 1918. Nei precisi elenchi che testimoniano la transazione si citano: "597 fotografie di diversi formati e soggetti montate su cartone, 624 fotografie di diversi formati e soggetti senza cartone, 31 fotografie su cartone di diverse misure, di soggetti architettonici, e 9 fotografie senza cartone, di diverse misure, di soggetti architettonici" (9 maggio 1917) e "576 fotografie di diversi formati e soggetti" (9 aprile 1918). Documentazione circa il fondo è reperibile presso l’Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n.31, foglio 43, n. 9
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-60
- NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 690
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0