Campo Santo. Dettaglio del Monumento Tinti
positivo album,
ca 1879 - ca 1899
Fotografia Dell'emilia (ditta)
1869-1940
Franceschi, Alessandro (1789-1834)
1789-1834
Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 15, recto (attualmente estrapolata)
- OGGETTO positivo album
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SOGGETTO
Italia - Emilia Romagna - Bologna - Cimitero monumentale della Certosa - Monumento a Luigi Antonio Tinti
Scultura - Monumenti sepolcrali - Statue
Scultori - Italia - Sec. XIX - Franceschi, Alessandro
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
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ATTRIBUZIONI
Fotografia Dell'emilia (ditta): fotografo principale
Franceschi, Alessandro (1789-1834): scultore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
- INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra il monumento funebre alla memoria di Luigi Antoni Tinti, scomparso nel 1833 e sepolto alla Certosa di Bologna. La scultura marmorea che accompagna la stele con la dedicazione da parte dei figli, raffigura una giovane donna - i capelli raccolti dietro la nuca e vestita di una tunica d’ampio scollo - col volto rivolto al cielo. L'esecutore dell'opera, Alessandro Franceschi di Montasico di Marzabotto, fu allievo di Giacomo De Maria all’Accademia bolognese e successivamente suo collaboratore, attivo dal 1821 in incarichi per la Certosa dopo un autonomo apprendistato a Roma. Il monumento Tinti costituisce un esempio della fase terminale nella produzione dell’artista, precocemente scomparso l’anno seguente la realizzazione dell’opera (1834). La scultura divenne celebre anche al di fuori di Bologna, tanto da ispirare Lorenzo Bartolini, probabilmente conosciuto dal Franceschi, nella Fiducia in Dio realizzata tra il 1833 e il 1836 per Rosa Trivulzio, custodita al Museo Poldi Pezzoli. Il monumento Tinti è riprodotto del resto in incisione nella “Collection des monumens sépulcraux du Cimitière de Bologne", edita da Giovanni Zecchi nel 1842 (n° 161); la scultura venne inoltre presentata all'Esposizione di Belle Arti in Bologna nel 1844. Il positivo corrisponde alla lastra al collodio n° 348, conservata presso la Cassa di Risparmio in Bologna; lo stesso inventario 348 si trova citato per la prima volta nell’edizione a stampa del Catalogo Poppi del 1879, mentre non figura nel precedente del 1871. Si ipotizza che la data di stampa del fototipo possa essere compresa entro la fine del XIX secolo. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. L'acquisizione avvenne in due fasi, tra il 1917 e il 1918. Nei precisi elenchi che testimoniano la transazione si citano: "597 fotografie di diversi formati e soggetti montate su cartone, 624 fotografie di diversi formati e soggetti senza cartone, 31 fotografie su cartone di diverse misure, di soggetti architettonici, e 9 fotografie senza cartone, di diverse misure, di soggetti architettonici" (9 maggio 1917) e "576 fotografie di diversi formati e soggetti" (9 aprile 1918). Documentazione circa il fondo è reperibile presso l’Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n.31, foglio 43, n. 9
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-47
- NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 677
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0