Finestra nel palazzo Pallavicini
positivo album,
ca 1879 - ca 1899
Fotografia Dell'emilia (ditta)
1869-1940
Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 9, recto (attualmente estrapolata)
- OGGETTO positivo album
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SOGGETTO
Italia - Emilia Romagna - Bologna - Palazzo Calzolari (già Felicini, poi Pallavicini Fibbia)
Architettura - Palazzi - Finestre - Cornici - Sec. XV
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
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ATTRIBUZIONI
Fotografia Dell'emilia (ditta): fotografo principale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
- INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra un dettaglio di una grande finestra del piano nobile di Palazzo Calzolari (al momento della ripresa Palazzo Pallavicini Fibbia, già Felicini), fatto erigere da Bartolomeo Felicini nel 1497. Il palazzo, sito in via Galliera 14, rimase di proprietà della nobile famiglia bolognese (i Felicini furono banchieri in stretti rapporti con il governo bentivolesco) fino al 1537, quando la proprietà passò al cardinale Antonio Pucci, quindi venne acquistato dalla famiglia Fibbia. Nel XVII furono i Fibbia a commissionare la decorazione ad affresco degli ambienti interni (vennero coinvolti Canuti, Colonna, Alboresi e il Mengozzino). La linea maschile venne interrotta nel 1746 e il palazzo passò agli eredi Fabbri, quindi ai Pallavicini. Il dettaglio mostra nell’interezza uno dei finestroni del piano nobile ad arco a tutto sesto, con doppia volta interna, privo della colonnina di separazione in due luci. La presenza di alcuni ammaloramenti dell’ornato in terracotta, così come le numerose lacune (si noti l'assenza di una delle due rosette poste a coronamento della struttura della finestra), rimarca la precedenza rispetto ai lavori di ripristino della facciata nel 1906. L’incarico giunse al Comitato per Bologna Storica e Artistica, sotto la guida di Alfonso Rubbiani, su richiesta dell’allora proprietario conte Antonio Pallavicini Fibbia. Del resto, dal raffronto con i cataloghi della Fotografia dell'Emilia di Pietro Poppi, risulta che la lastra del positivo in esame (n° 236) compare per la prima volta nell'edizione a stampa del 1879, mentre non figura nel precedente del 1871. E' probabile che la data di stampa possa essere compresa entro la fine del XIX secolo. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. Documentazione circa il fondo è reperibile presso l'Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n. 31, foglio 43, n. 9
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-26
- NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 656
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0