Porta intagliata con grottesche di Palazzo Legnani Pizzardi a Bologna

positivo album, ca 1888 - ante 1907

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 12, recto (attualmente estrapolata)

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Italia - Emilia Romagna - Bologna - Palazzo Legnani Pizzardi
    Ornati - Grottesche - Candelabre
    Arti decorative - Intaglio - Porte - Sec. XIX
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Fotografia Dell'emilia (ditta): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra una porta a due battenti, ognuno dei quali decorato da cinque pannelli intagliati a bassorilievo. L'opera è una delle quattro porte interne di Palazzo Legnani Pizzardi, poste sul ballatoio di arrivo allo scalone tardobarocco che l’architetto Gabriele Chellini realizzò nel 1677 per la residenza nobiliare. Palazzo Legnani Pizzardi sorse nelle attuali forme nel XVI secolo, sul luogo in cui erano le case acquistate dal noto giurista Giovanni da Legnano (1366), in parte di proprietà della famiglia Carbonesi. La famiglia Legnani venne eletta al rango senatorio nel 1506, da papa Giulio II, nella persona di Antonio Maria. Il suo discendente Alessandro Legnani nel 1587 dette quindi incarico all’architetto Francesco Morandi, detto il Terribilia, di riformulare il palazzo e realizzarne la facciata principale su via D’Azeglio, opere poi continuate da Francesco Guerra. Con la radicale ridefinizione degli ambienti interni che il Chellini approntò con la creazione dello scalone d’onore, tra i primi esempi cittadini di tale foggia, si avviarono altresì campagne di decorazione affrescata e vari lavori di ornati. La tipologia degli intagli lignei, con bassorilievi di grottesche a girali vegetali, tropaion, sfingi e braceri, richiama piuttosto un gusto ottocentesco. Nel XIX secolo infatti il palazzo, già confluito nell’eredità Legnani Ferri dal 1757 e quindi venduto nel 1839 al marchese Camillo Pizzardi, venne ristrutturato dall’ingegnere Antonio Zannoni sia internamente, sia con la realizzazione del prospetto su via Farini. Dal raffronto con i cataloghi di Fotografia dell’Emilia di Pietro Poppi, risulta che la lastra del positivo in esame (n° 749) compare per la prima volta nell’edizione a stampa del 1888, mentre non figura nel precedente del 1883. Nella didascalia del catalogo, differente dalla fascetta didascalica della stampa Faccioli, è presente una attribuzione degli intagli: «lavoro in legno intaliato da Cuccoli», alludendo forse alla famiglia di burattinai bolognesi comprendente Filippo e il figlio Angelo Cuccoli. In realtà, di un non meglio precisato Cuccoli legnaiuolo, parla anche Zucchini nel 1919, all'interno del suo contributo in Bollettino d'Arte "Due opere d'arte della Cappella Bolognini-Amorini in San Petronio di Bologna"; nel ricordare un'intervento di restauro della Cappella, svoltosi tra il 1875 ed il 1879, Cuccoli si dovette occupare delle "opere di legno" (pp. 133-138), personalità probabilmente da identificarsi con l'autore della porta Legnani Pizzardi. Pietro Poppi aveva inoltre già fotografato un ornato lapideo proveniente dalla decorazione a corredo delle porte del palazzo (Catalogo Fotografia dell’Emilia 1871, n°109, poi rinominata n° 693). La collocazione cronologica del fototipo in esame dovrebbe collocarsi tra il 1888 e tra la cessione dello studio nel 1907, passato da Pietro Poppi alla doppia proprietà Monari-Bacchelli. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). [PROSEGUE IN OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-36
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 666
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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