Motivi decorativi vegetali
L'ambiente è decorato sulla volta da un fitto pergolato costituito dall'intrecciarsi di foglie e rami di gelso, tenuti insieme da corde dorate che riproducono le forme di particolari "ludi geometrici". L'intera volta dipinta viene sostenuta da diciotto tronchi nodosi che salgono ramificandosi sulle quattro pareti fino alla volta: ad oggi questi tronchi appaiono interrotti a circa metà della parete, ad un paio di metri da terra. Al culmine della copertura campeggia uno stemma sforzesco, cui viene affidato il compito di rimarcare il significato politico e celebrativo della decorazione, insieme alle quattro targhe presenti alla base della volta che ricordano le tappe più significative del ducato di Milano: la vittoria di Fornovo sulle truppe francesi di Carlo VIII; l'alleanza con l'imperatore grazie alle nozze con Bianca Maria Sforza; l'investitura ducale confermata a Ludovico il Moro da Massimiliano d'Asburgo. La quarta insegna, cancellata durante i restauri di fine Ottocento, per ricordare l'operato del restauratore e il finanziatore dell'intervento, doveva riferirsi alla resa di Milano al re di Francia Luigi XII dopo la fuga del Moro. Sulle pareti sono presenti lacerti di differenti dimensioni raffiguranti potenti radici che si insinuano, scardinandole, tra le rocce del terreno.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO decorazione pittorica
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura
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ATTRIBUZIONI
Da Vinci, Leonardo (1452-1519)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
- LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
- INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Considerata uno degli ambienti più illustri del Castello Sforzesco, la "Sala delle Asse" è situata al piano terra della torre angolare nord, ed è oggi parte del percorso interno del Museo d'Arte Antica. Le prime notizie sulla decorazione interna della sala risalgono al 1469, all'epoca di Galeazzo Maria Sforza, quando alcuni documenti descrivono la stanza come dipinta interamente di rosso ed ornata da decorazioni di tipo araldico (secchie e cimieri), che dovevano renderla molto simile ad una delle stanze attigue: la "Sala delle Colombine". L'attuale denominazione deriva da un successivo progetto decorativo, databile 1473, per il quale l'ingegnere ducale Bartolomeo Gadio proponeva di foderare la sala di "assi", con la relativa grande difficoltà di sagomare e adattare il legno alla curvatura della volta, forse poi dipinte in azzurro e oro. L'attuale aspetto si deve ad un intervento ancora successivo, risalente all'aprile 1498, quando Leonardo da Vinci si impegnò a realizzare entro il settembre di quello stesso anno per Ludovico il Moro, la seconda grande impresa decorativa murale milanese dopo il "Cenacolo". Le "asse" di rivestimento vennero rimosse per permettere all'artista di operare sulle pareti, ma ad oggi non è possibile stabilire se in soli cinque mesi, seppur con il concorso di indubbi aiuti provenienti dalla sua bottega, Leonardo portò effettivamente a termine l'intera decorazione. Sicuramente il lavoro non può essere proseguito oltre il 1499, quando il Moro fu costretto a fuggire da Milano per l'arrivo dell'esercito francese, e Leonardo stesso tornò a Firenze. Indubbiamente la grandiosa concezione d'insieme della sala, organizzata su vari livelli di lettura - araldico, politico, simbolico - si deve alla mente del genio vinciano. Negli intrecci di corde dorate che uniscono i rami di gelso, è possibile riscontrare una rielaborazione di quei "giochi" geometrici che tanto interessarono l'artista, forse iniziato al mondo delle rappresentazioni dei solidi dalla frequentazione con il matematico Luca Pacioli, per il quale illustrò il volume "De divina proportione" (1496-1497). Tipicamente suo anche lo spiccato interesse per la rappresentazione del mondo naturale, qui intrecciato con precisi significati di tipo simbolico. La scelta di dipingere l'albero del gelso (in latino Morus) era infatti allusiva sia della personalità del committente (Ludovico Maria Sforza detto il Moro) quale sostegno del ducato, sia dell'importanza della pianta stessa per l'economia milanese, fondata all'epoca sull'industria della seta. Un altro livello interpretativo vede nel pergolato dipinto la rappresentazione dell'armonia che nasce dal caos naturale, qui esemplificato dalle stratificazioni rocciose dipinte a monocromo nella parte inferiore della decorazione. Leonardo avrebbe qui, dunque, raffigurato la valle di Tempe, luogo di delizie tanto caro alla letteratura classica. Infine nei tronchi nodosi che risalgono sulle pareti sono stati rilevati rapporti con le colonne-tronco basate sul principio di architettura "naturale" desunto dagli scritti di Vitruvio, che l'architetto Bramante utilizzò nella canonica di Sant'Ambrogio: in questa impresa è stata ipotizzata la diretta partecipazione di Leonardo, che infatti studiò il motivo dell' "albero-colonna", in cui natura e architettura si fondono l'uno nell'altro, in un disegno del Codice Atlantico. Nei secoli tuttavia, l'importanza della sala è andata scemando. Trascurata dalla critica, in epoca imprecisata venne nascosta sotto un pesante strato di intonaco, da cui riemerse solo nel 1894 in occasione dei lavori eseguiti sul Castello Sforzesco di Milano dall'architetto Luca Beltrami. La sala venne ripristinata ad opera del pittore Ernesto Rusca ed aperta al pubblico nel maggio 1902, ma tale intervento risultò così invasivo da essere poi rimosso durante la campagna di restauri effettuata nel secondo dopoguerra, che liberando le pareti dalla spalliera lignea collocata dal Beltrami portarono alla scoperta dei monocromi sulle pareti. Una seconda spalliera lignea fu invece collocata sulle pareti negli anni Cinquanta del Novecento dallo Studio BBPR nell'ambito di un riallestimento museale delle varie sale del Castello. Tale rivestimento è stato rimosso in occasione dell'inizio della nuova campagna di restauri iniziata nel 2006 con una serie di indagini preventive sul dipinto. Il cantiere, ancora in corso d'opera, ha portato alla scoperta di nuovi lacerti di monocromi e mira a restituire al dipinto una corretta leggibilità nel rispetto delle più aggiornate istanze di restauro e conservazione.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0