Imposizione del cappello cardinalizio a Carlo Borromeo

dipinto, post 1604 - ante 1604

Al centro del riquadro papa Pio IV, collocato al di sotto di un elegante baldacchino, impone il galero cardinalizio sul capo di Carlo Borromeo, inginocchiato davanti a lui insieme ad altri prelati (la cerimonia avvenne il 31 gennaio 1560). La scena si sviluppa anche tutt'intorno, dove sono raffigurati varie altre figure facenti parte del corteo papale; tra queste una regge il pallio da conferirsi al neo cardinale, celebrando così anche questo avvenimento che riguardò la vita di Carlo Borromeo. Una vena più squisitamente descrittiva caratterizza il primo piano, scenograficamente definito da due colonne laterali e da un tendaggio verde in alto, da cui si sporgono per osservare meglio l'evento alcuni personaggi tra i quali, sulla destra, un moro. Introducono alla rappresentazione due guardie, che guardano all'esterno verso l'osservatore, le uniche se si eccettua la coppia raffigurata in basso a destra. Quest'ultimo inserto venne modificato dal pittore in un secondo momento, forse su esplicita richiesta del committente, dal momento che nel disegno preparatorio, conservato agli Uffizi, sono visibili due prelati: secondo una tradizione non meglio confermata si tratta dei ritratti dei genitori di san Carlo.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Zuccari, Federico (1539-1609)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Collegio Borromeo
  • INDIRIZZO Piazza Collegio Borromeo, 9(P), Pavia (PV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La presenza di Federico Zuccari nel Collegio Borromeo è confermata dalla documentazione d'archivio ancora esistente, che consente di precisare la cronologia dell'affresco in esame e la sequenza esatta dell'intera decorazione delle pitture del salone pavese. Dopo aver terminato gli affreschi della volta nel marzo del 1604, Cesare Nebbia, coinvolto nell'impresa del salone già dal 1602, si dedicò alla realizzazione della scena della Peste e processione del Beato Carlo, sulla parete nord. Il 31 marzo il pittore orvietano annunciava di aver cominciato il cartone preparatorio e di voler concludere l'episodio nel giro di tre-quattro mesi, per fare ritorno a Roma con l'intento di riprendere il lavoro a Pavia l'anno seguente. E' proprio in questa fase che il cardinale Federico Borromeo, committente del ciclo, decise di coinvolgere anche Federico Zuccari, convocandolo direttamente da Venezia, dove si era trasferito nel 1603 per rifinire un grande dipinto avviato anni prima in Palazzo Ducale. Nel marzo 1604 Zuccari si trattenne a Milano pochi giorni e poi si recò a Pavia, restandovi per qualche mese sino all'ottobre del medesimo anno, quando potè prendersi "molte ricreationi ... e feste". E' proprio durante questo periodo, in attesa di veder ascigati gli affreschi, che Zuccari e Nebbia visitarono, su invito del Borromeo, le cappelle del Sacro Monte di Varallo. Sul piano compositivo la scena dipinta da Zuccari (firmata e datata 1604) è contraddistinta da un'impostazione ordinata, concepita "come su un palcoscenico, limitato da due colonne laterali, non senza il sipario sollevato di un drappo a festoni". E' stata notata, rispetto alla vivace vena narrativa delle scene eseguite, quasi in contemporanea, da Cesare Nebbia, una maggiore serialità, dovuta alla ripetizione di schemi ampiamente sfruttati dal pittore. Va notato come la recente esperienza a Venezia di Zuccari sia ben percepibile nell'utilizzo di formule veronesiane, in particolare per quanto riguarda la costruzione di quinte scenografiche teatrali.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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