Traslazione dei Corpi Santi
La scena, iscritta entro un ovale decorato da cartigli, è scalata in profondità su piani diversi, tutti però contraddistinti dalla presenza di una moltitudine di personaggi. In primo piano, seduti su una sorta di gradinata discendente, alcuni popolani assistono alla processione che avviene davanti ai loro occhi e che rappresenta il soggetto principale dell'episodio; un corteo composto da vari prelati (tra cui anche il cardinale Gabriele Paleotti) sta accompagnando nella chiesa cattedrale di Milano le reliquie dei santi protette da un baldacchino (in particolare si può determinare la presenza della reliquia di san Giovanni Buono contenuta in un reliquiario d'argento). Questa cerimonia, organizzata da Carlo Borromeo in occasione della convocazione del VI Concilio provinciale, avvenne storicamente il 30 maggio 1582, mentre la scena rappresentata sullo sfondo, dove è visibile una lunga scia di persone, fa probabilmente riferimento a un'altra processione avvenuta il giorno prima. Ai lati dell'ovale quattro monocromi arricchiscono il senso dell'episodio: si tratta della Ricognizione, del Rinvenimento, della Venerazione e della Predicazione sulle reliquie.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura
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ATTRIBUZIONI
Nebbia, Cesare (1536-1614)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Collegio Borromeo
- INDIRIZZO Piazza Collegio Borromeo, 9(P), Pavia (PV)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa scena, la più famosa dell'intero ciclo del salone pavese, rappresenta una delle prime a essere completate da Cesare Nebbia e della sua équipe, che accorse a Pavia nell'aprile del 1603 dopo una lunga fase di preparazione avviata l'anno precedente e culminata con la realizzazione dei disegni. L'affresco, insieme a tutte le pitture della volta del salone, fu terminato nel 1604, in tempi piuttosto brevi. Grazie alla corrispondenza e alla documentazione ancora conservata è possibile affermare che il committente Federico Borromeo seguì da vicino il pittore orvietano nella scelta e nella definizione dei soggetti. In una lettera del giugno 1603 indirizzata al duca di Savoia, il cardinale precisava infatti che "nel Collegio Borromeo faceva dipingere in una grandissima sala da valentissimi huomini, fatti venire da Roma e da altre parti, la vita del Beato Carlo a figure grandi". Il 3 novembre del 1603 Nebbia, dopo aver terminato gli ornati, gli angeli e le virtù della volta, attendeva all'esecuzione della scena relativa alla Traslazione dei Corpi Santi. Qui si può individuare lo stile espressivo del pittore, orientato verso una chiarezza narrativa che conferisce un senso icastico all'episodio, descritto soprattutto nei suoi aspetti biografici, che aiutano a conferire un valore esemplifcativo e didascalico. Da questo punto di vista Nebbia testimonia di aver assimilato la lezione impartitagli dal maestro, il bresciano Girolamo Muziano, che nella Roma gregoriana e poi sistina raggiunse una posizione di assoluto rilievo, diventando di fatto il pittore ufficiale del papa e in quanto tale coordinò i principali cantieri aperti su iniziativa pontifcia. La velocità d'esecuzione con cui Nebbia affrontò l'affresco, portato a termine in pochi mesi, riflette la formazione avvenuta nel contesto romano (dove ai pittori si chiedeva appunto massima rapidità, per coprire grandi pareti nel minor tempo possibile), ed è probabile che la scelta del Borromeo ricadde su di lui anche per questo motivo. Il legame tra i due, inoltre, è attestato da un poemetto intitolato "Dell'Eccellenza della pittura" che Cesare Nebbia dedicò al cardinale milanese nel 1594, dove è esposta la visione artistica del pittore, sostenitore della pittura di stampo "devozionale" che il Borromeo certamente prediligeva.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- ENTE SCHEDATORE R03/ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0