Profeta
Profeta paludato, in testa porta un berretto, ha capelli che arrivano sotto le spalle e una folta barba che scendo verso il petto a forma di V. Il viso è leggermente reclinato verso il basso e verso il lato sx. Il Braccio dx corre quasi parallelo lungo il busto, la mano scoperta dalla veste con il palmo rivolto verso l'alto si presenta danneggiata in corrispondenza delle dita. Il braccio sx corre lungo il fianco termina con la mano che sorregge la veste, ne risulta visibile solo il pollice. Dalla lunga veste fuoriescono le dita dei piedi, nudi. Sul retro: pur essendo già definita la soluzione formale, la superficie non è levigata ma presenta i segni dello scalpello e/o della gradina tenuta ad angolo ampio rispetto ad essa (solchi brevi quasi incisioni a punta ma a distanza fissa). Al centro del busto è inserito, in un piccolo alloggiamento, il gancio d'ancoraggio.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO scultura
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MATERIA E TECNICA
marmo scultura
- AMBITO CULTURALE Ambito Franco Renano||bottega Di Walter Munich
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Veneranda Fabbrica del Duomo
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale - complesso
- INDIRIZZO Piazzetta Reale, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE A causa della scarsità di documentazione e della quantità di scalpellini che lavoravano in quegli anni presso il cantiere, risulta pressoché impossibile attribuire l'opera. Stlisticamente contiene diversi richiami alla scultura francese per quanto riguarda la dolcezza dell'espressione e renana nella resa dei lineamenti e dei panneggi. Il Russoli nel 1958 la ascrive alla scultura borgognona come il Mele nel 1960. E' la Bossaglia, nel 1973 e 78, ad aggiungere alle note caratteristiche dell'arte borgognona i tratti di una contaminazione renana confrontandolo con la statuaria maggiore di sicura provenienza teutonica. Raggruppa in un'unica famiglia questa statuetta con altre due cin. 61 e cin. 62, denominandola del Maestro delle statuette F. Queste statuette non sono state modellate dalla stessa mano ma bensì dalla medesima bottega che ne possedeva i modelli, da confrontare la resa della barba della cin. 60 e cin. 61 che scende a punta. I modelli disegnato dallo stesso artista crea forti similitudini tra mani diverse. E' assai plausibile che ci fosse una contaminazione di stilemi di diverse nazionalità dovuta alla promiscuità lavorativa nella quale si trovavano i primi maestri del grande cantiere. Il frutto di questa stretta convivenza in un luogo internazionale, diede vita a meravigliose fusioni di diversi ambiti artistici. Da notare il particolare delle dita dei piedi che escono dalla veste riscontrabili sia nella scultura borgognona della guglia Carelli (cfr. cin. 24-25-26-28) sia nella scultura renana (cfr cin.35-36-37-38). Il copricapo potrebbe ridurre l'arco cronologico di datazione della statuetta agli anni Novanta del Trecento in quanto si ritrova nelle rappresentazioni miniate del XIV secolo (cfr: R.L. Pisetzky, Storia del Costume in Italia, Milano, 1964, ill. n 1 Miniatura di una matricola dell'arte dei notai di Perugia del secolo XIV, Fondazione Cini, Venezia). Proveniente dal pilone 53.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302035448
- ENTE SCHEDATORE R03/ Veneranda Fabbrica del Duomo
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0