Autoritratto di Michele Rapisardi
dipinto,
Rapisardi, Michele (1822-1886)
1822-1886
Entro cornice in legno dorato
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
carta/ a incollaggio su tela
carta/ pittura a olio
- AMBITO CULTURALE Ambito Catanese
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ATTRIBUZIONI
Rapisardi, Michele (1822-1886): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Collezione storico-artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
- LOCALIZZAZIONE Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
- INDIRIZZO Via Biblioteca, 13, Catania (CT)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera fa parte della collezione denominata "Biblioteca Museo Mario Rapisardi", in origine appartenente allo scrittore e poeta catanese (1844-1912), a sua volta parte integrante della "Collezione storico-artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino" di Catania, istituzione allocata in un'ala nel complesso monumentale dell'ex monastero dei Benedettini di S. Nicolò l'Arena. Allestita in una sala apposita, che ricrea la stanza di studio della casa del poeta, la Biblioteca Museo Mario Rapisardi espone gli oggetti provenienti dalla sua abitazione di via Etnea 569. Nel 1911 infatti, pochi mesi prima della morte di Rapisardi, il Comitato Esecutivo della II Esposizione Agricola Siciliana - che si era svolta a Catania nel 1907 – acquista per 40.000 oggetti d'arte, manoscritti, pergamene, libri, autografi e arredamento delle stanze adibite a salotto, pinacoteca, biblioteca, studio e camera da letto. La stipula del contratto d'acquisto, stilato dal notaio Antonino Mirone Strano, ebbe luogo il 10 luglio 1911 con una cerimonia ufficiale presso la casa di Rapisardi di via Pietra dell'Ova, alla presenza del Sindaco e di rappresentanti della stampa locale, la quale dà ampio risalto all'avvenimento. Nel discorso pronunciato dal Sindaco per l'occasione, la delibera del Comitato di utilizzare per la spesa gli utili della sua gestione e la donazione di quanto acquistato al Comune di Catania, si qualificano come riconoscimento e omaggio da parte della Città alla fama raggiunta da Rapisardi. Libri, arredi e cimeli confluiscono successivamente nella Biblioteca Comunale, a sua volta costituitasi in Ente morale nel 1931 con l'attuale denominazione, a seguito del lascito della ricca biblioteca e dei dipinti del barone Antonio Ursino Recupero (1925); oggetti d'arte e cimeli Rapisardi risultano registrati ai nn. 787-881 dell'Inventario generale dei mobili del 1938. D'indubbia importanza culturale, la collezione espone cimeli e oggetti d'uso, album di fotografie e cartoline, ma soprattutto opere d’arte quasi del tutto inedite, tra cui prevalgono i ritratti, dipinti e scolpiti, sia del poeta sia di familiari e amici. La dimensione privata della raccolta testimonia i rapporti di Rapisardi con gli artisti catanesi suoi contemporanei, molti dei quali frequentavano il cenacolo culturale che egli riuniva nella sua casa. Alcuni oggetti facenti parte dell'acquisizione Rapisardi non sono stati rinvenuti e, inoltre, suppellettili quali tendaggi, una pelle di leopardo e il singolare reperto costituito dalle ossa di un braccio con mano, nell'inventario sono dichiarate inesistenti in data non recente; la piccola caricatura di Mario Rapisardi, realizzata da A. Mancini (inv. 866), da una nota risulta invece trafugata nel 1977. Su proposta della Soprintendenza di Catania, che ha condotto la verifica d'interesse culturale ex art. 12 D.Lgs. 42/2004, l'Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana ha riconosciuto l'importanza della Biblioteca Museo quale parte della “Collezione storico artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero”, emanando il vincolo con D.D.S. n. 121 del 24. gennaio 2014. Nell'Inventario del 1938 il dipinto è individuato come "Ritratto del pittore Michele Rapisardi (si dice autoritratto)" e infatti gli studiosi vi hanno riconosciuto le sembianze giovanili proponendo la datazione al 1850. Fu presumibilmente un dono al più giovane cugino, il poeta Mario Rapisardi, il quale ne dettò poi la lapide ancora oggi posta sulla casa natia di via Coppola definendolo “pittore corretto ed elegante”. Nato a Catania nel 1822, Michele è avviato alla pittura dal padre Giuseppe, rinomato nell’ambiente locale per la ritrattistica e i soggetti sacri. Nel 1843, grazie alla pensione del Decurionato di Catania, si trasferisce a Roma presso lo studio del messinese Natale Carta, accademico di S. Luca ed esponente del neoclassicismo più aderente al dettato di Vincenzo Camuccini. In questa intensa fase accademica di studio, in cui acquisisce i principi tecnici ed estetici della formazione attraverso il disegno del nudo, dell’antico e dei capolavori del Rinascimento, Michele si rivela molto dotato e minuzioso, in particolare negli studi di anatomia e panneggio; l'esercizio grafico sarà sempre considerato non solo strumento di studio e preparazione, ma mezzo espressivo autonomo, tanto da costituire un corpus pervenutoci quasi intatto grazie al fratello Francesco, che lo dona insieme ad alcune tele al Comune di Catania nel 1912, oggi al Museo Civico Castello Ursino. Fanno parte di questa donazione l'autoritratto ovale entro una cornice dorata e intagliata e l'autoritratto a matita dell'album 8029 che riporta la data 1845. Mentre i saggi accademici si mantengono fedeli alle regole compositive classiciste, le copie dei maestri rinascimentali mostrano attenzione ai modi del purismo romantico neoquattrocentesco, che nell’ambiente romano era rappresentato a Roma da artisti come Overbeck e Tenerani. La proroga del Decurionato permette al pittore di proseguire la sua formazione a Firenze (1847-‘49), città in cui studia con attenzione i pittori del Tre e Quattrocento, in particolare Beato Angelico; rispetto a Roma, dove lo Stato Pontificio controlla e censura ogni cedimento ideologico-politico, Firenze offre un ambiente culturale più aperto e stimolante, che dalla Francia accoglie il tema della condanna alla tirannide. Nei soggetti a tema patriottico e storico affrontati in quel periodo, Michele Rapisardi mantiene una collocazione politica moderata rispetto alle istanze indipendentistiche che sfociano nell’insurrezione del 1848 e che impegnano invece in prima persona una generazione di artisti militanti, tra i quali molti siciliani che dopo il fallimento politico raggiungono Firenze da fuoriusciti. Conclusa la prima proroga del pensionato e in attesa del rinnovo, Michele Rapisardi rientra invece a Catania, in cui trascorre un anno e mezzo impegnandosi nella ritrattistica di gusto romantico, attività ad oggi solo in parte documentata, ma a cui appartengono alcuni dipinti in collezioni private. La seconda proroga del pensionato gli permette un altro soggiorno a Firenze (1851-‘53) e il viaggio nelle maggiori città d’arte dell’Italia settentrionale. I bozzetti tratti da pale d’altare di Tiziano, Veronese e Palma il Vecchio, mostrano un nuovo interesse per il colore che sarà sviluppato soprattutto nelle opere a soggetto sacro dalla seconda metà degli anni ’50. A Firenze Rapisardi, pur prendendo atto del rinnovato clima culturale riunito nel circolo del Caffè Michelangelo, non esprime partecipazione diretta alle vicende politiche e sociali, rimanendo sostanzialmente estraneo al tentativo di rinnovare e attualizzare la pittura di storia. Tra i dipinti di ispirazione letteraria o storico-letteraria di questo periodo, vanno ricordati i soggetti danteschi, a cui riferire il piccolo dipinto nella sala lettura della Biblioteca Ursino Recupero, proveniente dalla donazione Ursino. A conclusione del pensionato, incoraggiato da crescenti successi, dal 1854 il pittore si stabilisce a Firenze, dove si afferma definitivamente nel genere storico-letterario, in cui permane l'impronta romantica, e nei soggetti della letteratura d’evasione, che gli permette di esprimere la sua vena onirica e sensuale; successivamente, accogliendo le suggestioni della contemporanea pittura “di macchia”, realizza opere en plein air e studi sugli effetti della luce. Nella sua carriera Rapisardi partecipa a mostre e Promotrici, all'Esposizione Universale del 1861 e a esposizioni internazionali; riceve pubbliche onorificenze e nel 1869 è nominato professore all'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Nonostante la residenza a Firenze, il pittore mantiene per anni un intenso rapporto professionale con la terra natale, lavorando per la committenza ecclesiastica e privata sia a Catania sia in provincia. La collezione delle Biblioteche Riunite Civica e Ursino Recupero conserva anche un bozzetto inedito della pala raffigurante l'Immacolata dipinta nel 1858 per la chiesa di S. Placido a Catania. In tutte le opere il soggetto prediletto è la figura femminile, di cui l'artista coglie i vari aspetti estetici e psicologici; da una parte i nudi, che raffigura ad esempio come Bagnanti, Veneri, Odalische e Sirene dalla raffinata sensualità, dall'altra le protagoniste dei temi shakesperiani e goethiani, come Ofelia, il cui sguardo intenso comunica la fragilità mentale causa della tragica morte. La sua opera più famosa rimane la grande tela de I Vespri Siciliani (1864-'65), oggi al Museo Civico Castello Ursino di Catania: un soggetto appartenente alla tradizione romantica in cui si ritrae nel personaggio che emerge dalla folla brandendo un pugnale
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà mista pubblica/privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900382118
- NUMERO D'INVENTARIO 836
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania
- DATA DI COMPILAZIONE 2020
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0