San Paolo
dipinto,
ca 1830 - ca 1830
Giangiacomo Francesco (1783/1870)
1783/1870
Formato rettangolare
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Giangiacomo Francesco (1783/1870)
- LOCALIZZAZIONE Roma (RM)
- INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La figura è stata riconosciuta come copia di Francesco Giangiacomo dei santi Patroni di Roma Pietro e Paolo da Michela Gianfranceschi. L’originale, oggi nell'Appartamento Pontificio delle Udienze del Palazzo Apostolico Vaticano con il pendant raffigurante San Pietro (n.01389429), venne commissionato nell'autunno del 1513 a Fra Bartolomeo, pittore e frate domenicano del convento fiorentino di San Marco, per la Chiesa di San Silvestro al Quirinale. L’artista realizzò i cartoni preparatori e dipinse il San Paolo, ma un'improvvisa crisi artistica gli impedì di terminare il lavoro e dopo la sua morte avvenuta nel 1517, il quadro di San Pietro venne completato da Raffaello, come attestato dal Vasari. (sull’argomento si veda I Santi Pietro e Paolo di Raffaello e Fra Bartolomeo. Un omaggio ai Patroni di Roma, a cura di Barbara Jatta e Guido Cornini, con la collaborazione di Fabrizio Biferali Edizioni Musei Vaticani Città del Vaticano, 2021). La tela, restaurata recentemente (2020) e ricordata negli inventari della collezione - 1949 (555), 1958/62 (73) e 1997 (6) – venne eseguita dal direttore della Scuola di Disegno e Pittura dell’ospizio apostolico del San Michele sia come bozzetto per arazzi, sia come oggetto di studio per gli allievi della classe di pittura (per le considerazioni generali sui due patroni di Roma si rimanda alla scheda precedente). Francesco Giangiacomo, allievo prediletto di Jean-Baptiste Wicar (1762–1834) ottenne la carica di direttore della Scuola di Disegno e Pittura nel 1816 grazie alla segnalazione del suo maestro ad Antonio Canova (1757 – 1822); fu abilissimo disegnatore e incisore, nonché collezionista di disegni dei maestri italiani. Tramite gli insegnamenti di Wicar apprese una non comune perizia grafica che lo portò a divenire uno dei disegnatori più attivi nella Roma di inizio XIX secolo, specializzato soprattutto nel campo dell'incisione di traduzione a contorno delle opere pittoriche romane di Quattro e Cinquecento. Nel 1711 le due figure vennero tradotte una prima volta in arazzo da Michelangelo Marri, con l’aggiunta nella cornici delle insegne di Clemente XI Albani (Palazzo Apostolico del Laterano) il cui successo fu tale da venire nuovamente riproposti nel 1831 sotto la direzione di Eraclito Gentili (1810-1870), chiamato a risolvere le sorti dell’arazzeria del San Michele dopo la battuta d’arresto dovuta all’occupazione francese (periodo in cui per evitare la concorrenza con quella dei Gobelins la fabbrica venne distrutta) dall’energico cardinal Antonio Tosti; i due arazzi vennero donati da Gregorio XVI Capellari a Carlo Alberto di Savoia (F. Piccirillo, L’arazzeria del San Michele, in Il San Michele a Ripa Grande, a cura di F. Sisinni, Roma 1990, pp. 205 –220 in part. p.209 e 216). Gentili e Giangiacomo lavorarono ancora insieme per un arazzo del 1851, eseguito su disegno del pittore e riproducente il celebre mosaico (Roma, Musei Capitolini) rinvenuto nel 1737 nella villa Adriana a Tivoli, con le colombe che si abbeverano a una tazza. Il lavoro di tessitura dello stesso che ancora nel 1863 era nelle collezioni dell’istituto, come scrive il figlio Pietro Gentili "fu condotto a termine dopo quindici anni di costante assiduità, mettendo a riprova la pazienza di qualsiasi arazziere", a segno della straordinaria raffinatezza raggiunta dalla fabbrica romana (A. Rodolfo, GENTILI, Pietro, s.v. in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000), versione on line)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico non territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201389430
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
- DATA DI COMPILAZIONE 2023
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0