San Pietro
dipinto,
ca 1830 - ca 1830
Giangiacomo Francesco (1783/1870)
1783/1870
formato rettangolare
- OGGETTO dipinto
-
ATTRIBUZIONI
Giangiacomo Francesco (1783/1870)
- LOCALIZZAZIONE Roma (RM)
- INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE "Francesco Giangiacomo nella prima metà dell’Ottocento è uno dei più noti e amati docenti d’arte dell’Ospizio Apostolico del San Michele. Per oltre quarant’anni, dopo essere stato segnalato da Antonio Canova (1757-1822), mantenne la carica di direttore della Scuola di Disegno e Pittura trasmettendo a generazioni di allievi le tecniche e gli strumenti per inserirsi, al meglio, nel mondo del lavoro artistico e dall’alto artigianato romano. Le due tele, riferite al maestro da Michela Gianfranceschi, rappresentano un caso molto interessante della didattica e del modo di operare di una classe di pittura della prima metà del XIX secolo: esse sono infatti la copia di due celebri dipinti raffiguranti San Pietro e San Paolo entro nicchie eseguiti da Raffaello Sanzio e Fra Bartolomeo agli inizi del Cinquecento, oggi ai Musei Vaticani. Le copie di grandi capolavori del passato costituivano una componente essenziale della didattica, portando gli studenti ad immedesimarsi nei maestri antichi e potendo trarre da essi spunti per la propria creatività. Il docente realizzava direttamente la copia dall’originale mettendola poi a disposizione degli allievi per studio. Il caso delle due tele con i Ss. Pietro e Paolo del San Michele è ancora più raro: esse, come ipotizzato da Michela Gianfranceschi, costituiscono infatti il bozzetto in dimensioni reali per due arazzi di medesimo soggetto e dimensioni realizzate dalle officine dell’Ospizio Apostolico, non nuove a riprodurre opere celebri per l’arredo di palazzi nobiliari di tutta Europa. È probabile che le copie di Francesco Giangiacomo oltre a costituire i bozzetti per arazzi siano state oggetto di studio per gli allievi della classe di pittura trattandosi di un esempio perfetto di figure inserite in un’architettura secondo i canoni di simmetria ed equilibrio tipici del Rinascimento”. Queste le parole di Tommaso Strinati, curatore della collezione dell’IRSM, sulle due tele copie dei dipinti con i Patroni di Roma commissionati a Fra Bartolomeo della Porta e poi completati da Raffaello, conservati da decenni nell'Appartamento Pontificio delle Udienze del Palazzo Apostolico Vaticano (si veda I Santi Pietro e Paolo di Raffaello e Fra Bartolomeo. Un omaggio ai Patroni di Roma, a cura di Barbara Jatta e Guido Cornini, con la collaborazione di Fabrizio Biferali Edizioni Musei Vaticani Città del Vaticano, 2021). Il san Pietro mostra il consueto attributo delle chiavi, cui si aggiunge in questo caso il libro chiuso; la tela recentemente restaurata (2020) è citata nei tre inventari della collezione: 1949 (555), 1958/62 (73) e 1997 (7). Francesco Giangiacomo, allievo prediletto di Jean-Baptiste Wicar (1762 – 1834) ottenne la carica di direttore della Scuola di Disegno e Pittura nel 1816 grazie alla segnalazione del suo maestro; fu abilissimo disegnatore e incisore, nonché collezionista di disegni dei maestri italiani. Tramite gli insegnamenti di Wicar apprese una non comune perizia grafica che lo portò a divenire uno dei disegnatori più attivi nella Roma di inizio XIX secolo, specializzato soprattutto nel campo dell'incisione di traduzione a contorno delle opere pittoriche romane di Quattro e Cinquecento. Nel 1711 le due figure vennero tradotte una prima volta in arazzo da Michelangelo Marri, con l’aggiunta nella cornici delle insegne di Clemente XI Albani (Palazzo Apostolico del Laterano) il cui successo fu tale da venire nuovamente riproposti nel 1831 sotto la direzione di Eraclito Gentili, chiamato a risolvere le sorti dell’arazzeria del San Michele dopo la battuta d’arresto dovuta all’occupazione francese (periodo in cui per evitare la concorrenza con quella dei Gobelins la fabbrica venne distrutta) dall’energico cardinal Antonio Tosti; i due arazzi vennero donati da Gregorio XVI Capellari a Carlo Alberto di Savoia (F. Piccirillo, L’arazzeria del San Michele, in Il San Michele a Ripa Grande, a cura di F. Sisinni, Roma 1990, pp. 205 –220 in part. p.209 e 216). Gentili e Giangiacomo lavorarono ancora insieme per un arazzo del 1851, eseguito su disegno del pittore e riproducente il celebre mosaico (Roma, Musei Capitolini) rinvenuto nel 1737 nella villa Adriana a Tivoli, con le colombe che si abbeverano a una tazza. Il lavoro di tessitura dello stesso che ancora nel 1863 era nelle collezioni dell’istituto, come scrive il figlio Pietro Gentili "fu condotto a termine dopo quindici anni di costante assiduità, mettendo a riprova la pazienza di qualsiasi arazziere", a segno della straordinaria raffinatezza raggiunta dalla fabbrica romana (A. Rodolfo, Gentili, Pietro, s.v. in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000), versione on line)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico non territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201389429
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
- DATA DI COMPILAZIONE 2023
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0