elementi decorativi vegetali, zoomorfi e antropomorfi
Il soffitto della grotta, interamente realizzato a mosaico rustico con tessere in pietra, conchiglie, graniglia vitrea e rilievi in stucco, presenta numerose partizioni decorative che segmentano le volte di copertura dell’ambiente in un horror vaqui ornamentale di chiara matrice manierista. Cornici differenti racchiudono le unità architettoniche che compongono l’articolazione del complesso soffitto: la volta del vestibolo di accesso, la crociera del ninfeo maggiore, le due coperture a botte dei bracci di sinistra e destra e quella della loggia. Per quel che riguarda l’ambiente interno, entro le fasce di suddivisione che sottolineano i perimetri architettonici sono contenute piccole scene narrative mitologico-allegoriche riportate entro ovali o riquadri, a volte dal profilo mistilineo. Solo le vele del vestibolo mostrano vicende tratte dalle Metamorfosi di Ovidio (tre episodi: due legati alla storia di Perseo e Andromeda, uno con Giove che rapisce Europa), mentre la crociera centrale e le volte dei due bracci presentano zuffe di tritoni o scene musicanti con nereidi e sirene. Al centro della chiave di volta della crociera si innesta l’aquila bianca dell’araldica estense, accompagnata dai colori della casata oro e azzurro. Il piano d’imposta che delimita il soffitto dalle pareti è evidenziato da una cornice composita molto aggettante dal tono giallo caldo. La volta a botte della loggetta si differenzia rispetto all’ambiente interno per una diversa cornice decorativa, più sottile, che evidenzia i profili architettonici e contorna sia la coppia di riquadri laterali con episodi legati al mito dei Niobidi, sia l’ovale centrale dal soggetto non identificato. La lunetta della loggia mostra infine uno stemma vescovile, che seppur molto deteriorato, è riferibile a Ippolito II d’Este
- OGGETTO soffitto
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MATERIA E TECNICA
conchiglia/ mosaico
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ATTRIBUZIONI
Ligorio Pirro (attribuito): progettista
Calandrino Paolo (notizie Seconda Metà Sec. Xvi): decoratore
- LOCALIZZAZIONE Villa d'Este
- INDIRIZZO Piazza Trento, 5, Tivoli (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La Grotta di Diana, parte di quel meraviglioso complesso che è il giardino di Villa D’Este voluto dal cardinale Ippolito II (1509-1572) e costruito sulle possenti sostruzioni dei terrazzamenti digradanti con alti salti di quota nel luogo di captazione delle acque dell’Aniene, trova collocazione nell’angolo di sud-ovest del giardino, sotto la Gran Loggia. La creazione dell’articolato e vasto insieme incontrava precise rispondenze in un programma iconologico unitario del palazzo e del giardino, secondo costanti riferimenti alla mitologia classica con temi simbolici, allegorici e celebrativi volti ad esaltare le virtù del governatore di Tivoli e della sua casata. Eppure “la coerenza e l’unità sostanziale tra contenuti simbolici e forma visibile” esistente nel complesso cinquecentesco è andata via via perdendosi nei secoli seguenti per l’abbandono e le modifiche avvenute, così il tessuto iconologico dei “numerosi filoni interrelati” risulta oggi di difficile lettura (Paquini Barisi in Cazzato/Fagiolo/Giusti 2001). Sin dall’anonima Descrittione di Tiuoli, manoscritto databile al 1571 ca. con il piano originario dei lavori giunto in doppia copia nelle biblioteche nazionali di Parigi e Vienna (si farà riferimento alla versione francese edita nel 1960 da Coffin), la Grotta di Diana, “dedicata al piacer honesto et alla Castità” viene contrapposta a quella di Venere “dedicata all’appetito, et al piacere voluttuoso” (Coffin 1960, Appendice A, f. 252r). Da questo legame presentato nella menzionata fonte diretta, Coffin elaborò il tema allegorico del conflitto tra Virtù e Vizio, contrapponendo - tramite la celebre immagine dell’Ercole al bivio - la salita all’isolata Grotta di Diana, collocata all’estremità sud-ovest del giardino, alla facile passeggiata piana verso l’opposto fianco di nord-ovest dove si apre la Grotta di Venere. Alla lettura di Coffin si è affiancata la proposta di Marcello Fagiolo con la messa in luce, accanto al bivio di Ercole, del “trivio” che scompone la figura di Venere in celeste, terrestre e lussuriosa; secondo l’interpretazione di Fagiolo: “per la sua posizione e per il suo significato, la Grotta di Venere […] non va identificata con la lussuria bensì con la Venere generante, per le sue connessioni con la Sibilla in quanto Mater Matuta e con la Diana Efesina che trionfano nelle maggiori fontane del settore orientale, il quale dunque si colloca per intero sotto il segno della Virtù” (Fagiolo 1981, p. 182). La proposta di Coffin è stata inoltre messa in discussione da Maria Luisa Madonna, che, sulle premesse di Fagiolo, ha evidenziato la vicinanza della Grotta di Venere alle fontane della stessa dea eponima e di Bacco nel piazzale antistante l’accesso: “Le due divinità [Afrodite e Dioniso] sono state fin qui erroneamente assimilate, sulla base della Descrittione, al piacere disonesto e all’ebrezza (opposti al piacere honesto rappresentato, sempre secondo questa fuorviante interpretazione, dalla Grotta di Diana). Ma in primo luogo Venere è qui divinità salutifera connessa col materno elemento dell’acqua […] generante come Ino, come Diana sive natura genitrix” (Madonna in Fagiolo 1981, p. 208). A ben vedere risulta perfettamente credibile che in una supposta opposizione tra Diana e Venere, debba giocarsi non già una netta contrapposizione ma piuttosto identificarsi una via per la complementarità speculare delle due figure. [IL TESTO PROSEGUE IN OSSERVAZIONI]
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201254204-1
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Villa d'Este-Tivoli
- ENTE SCHEDATORE Villa d'Este-Tivoli
- DATA DI COMPILAZIONE 2019
- STEMMI soffitto - gentilizio - Stemma - casata degli Este - aquila bianca
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0