fiore

dipinto, 1605 - 1610

Losanga delimitata da cornici a baccelli ed ovoli in stucco dorato racchiudente una monocromia raffigurante una rosa tra cherubini e volute

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Roncalli Cristoforo Detto Pomarancio (1552 Ca./ 1626)
  • LOCALIZZAZIONE Loreto (AN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dipinto decorativo che allude all'allegoria della Vergine Immacolata. La Sala del Tesoro, detta all'inizio Sacrestia Nuova per il suo impiego e ora Sala del Pomarancio, fu voluta da Clemente VIII per accogliere i numerosi e preziosi doni del Santuario. I lavori della fabbrica della sacrestia nuova iniziarono nell'anno 1600 per volere del cardinale protettore Antonio Maria Gallo, su disegno dell'architetto della Santa Casa Ventura Ventura, al quale, nell'aprile 1603, subentrò Muzio Oddi. I vari scomparti nei quali è suddivisa la volta potrebbero essere stati anche predisposti dall'architetto Giovanni Battista Cavagna che successe il 25 ottobre 1605 a Muzio Oddi nell'incarico di architetto della Santa Casa. Il bolognese Leonello Spada è il primo pittore al quale è affidata la decorazione della volta della sacrestia. Seguì nel mese di marzo dell'anno 1605 la convenzione tra il governatore Francesco Bassi e il pittore Cristoforo Roncalli, accordo che l'artista sottoscrisse assieme al fratello Donato, per i dipinti nella volta della sacrestia nuova. Il ruolo svolto da suo fratello sembra limitato soltanto a curare gli interessi amministrativi e alla riscossione delle somme pagate al Roncalli a Roma. Dal novembre 1605 al primo giugno 1606 si susseguono i pagamenti per i lavori della sacrestia. I due collaboratori con i quali il Pomarancio viene da Roma possono essere riconoscibili, con qualche probabilità, in Giovanni Antonio Scaramuccia e Pietro Paolo Iacometti. Certo è, inoltre, che dal 15 gennaio al 10 aprile 1606 fu presente a Loreto anche il pittore Antonio Circignani da Città della Pieve (F. Grimaldi - K. Sordi, 1988, pp. 102-103). Dopo il 1607 un altro collaboratore può essere stato Alessandro Presciati che dai documenti più volte è detto "giovine" del Pomarancio. Stando ai pagamenti effettuati il Pomarancio riceve il saldo per aver dipinto la volta della sacrestia nuova il 28 marzo 1610 (F. Grimaldi - K. Sordi, 1988, pp. 104-105). La sequenza delle pitture che decorano la sala della sacrestia si sviluppa in due ordini sulle superfici parietali. Quello realizzato nella volta illustrava la vita terrena della Vergine rappresentando le otto storie più significative della sua esistenza; l'altro dipinto, sulla superficie piana del soffitto, esalta le glorie celesti della Madonna. Le storie della Vergine sono corredate da altre immagini del vecchio testamento o contenute nella letteratura cristiana e rappresentate nella parte inferiore e in quella superiore. Le prime rievocano gli episodi biblici che hanno una certa analogia con la storia mariana, mentre le altre, ispirate al mondo botanico o naturale, sono allusive ai privilegi della Vergine indicati nel cartiglio che accompagna ogni quadro. Tra una storia e l'altra si alternano sibille e profeti. Le scene bibliche e le figure allegoriche al di sotto delle storie mariane, dei profeti e delle sibille, sono ornate da due putti alati posti uno per ciascun lato. Come osserva I. Chiappini Di Sorio (1975, pp. 97-98) gli affreschi della sacrestia, essendo perduta la composizione della cupola, per forza di cose, sono considerati il momento più alto dell'attività del Roncalli. Certo è che l'artista ha saputo valutare l'occasione a lui toccatagli di lavorare nel Santuario di Loreto e qui ha dato il meglio di se stesso. La raffinata gamma cromatica rivela sicurezza e padronanza di mestiere. Le invenzioni delle lesene per definire i comparti ed i cartigli esplicativi delle storie, alternati ai simbolismi, toccano momenti di creatività fantastica, mai raggiunta altrove. E' da notare la perfetta unità del vasto complesso pittorico costruito sulla base di un punto di vista unico. Si può pensare che l'ideazione della decorazione sia stata suggerita dallo stesso cardinale Gallo che ne trasse la simbologia dell'Antico Testamento, dall'Ecclesiaste, con allusioni alle litanie lauretane. I primi interventi di restauro della volta della sacrestia nuova furono attuati verso la metà del '700, secondo le direttive di Antonio Maria da Monte Santo, frate cappuccino. L'intervento è consistito principalmente nel riattaccare al muro l'intonaco in più parti staccato e nel "chiudere le crepature della volta e rimettere le scrostature al colorito mancante". Con il restauro pittorico, che frate Antonio Maria volle affidato a un altro esperto, si provvide a ritoccare le figure e a "dipingere sopra la nuova stuccatura le mancanze delle due teste e mezzo" che erano del tutto cadute. Nel 1880, a seguito della trascuratezza nella custodia del patrimonio artistico, i dipinti del Pomarancio furono restaurati da Giuseppe Missaghi coadiuvato da Innocenzo Recanatini. Nel 1908 cadde ancora un altro frammento di affresco per riattaccare il quale fu chiamato Alberto Colmignoli. Nel 1931 fu affidato a Biagio Biagetti l'incarico di verificare i campi pittorici della volta, segnalando il distacco dell'intonaco affrescato e le varie rotture della decorazione a stucco. _ Continua nel campo OSS _
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100261772
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
  • DATA DI COMPILAZIONE 1977
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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