Cinghiale Caledonio
lino in armatura diagonale a occhio di pernice e cotone per trame lanciate e serrate. Tovaglia decorata a doppie liste semplici di cui le tre interne racchiudono moduli decorativi diversi. I moduli sono uguali in entrambe le cascate. MOD.DEC.: di una cascata, come da fotografia: a) cervidi affrontati ad alb ero della vita sui cui rami poggiano uccelli ad ala rialzata. Uccelli, alberi a pigna, fiori a quattro petali riempiono gli spazi liberi; b) cavalier i in armatura con spadone su cavalli impennati e affrontati, uccelli e alt ri elementi di riempimento. Scritta in caratteri gotici sull'estremità superiore e inferiore del modulo. c) unicorni impennati sopra cinghiali, tutti affrontati ad albero stilizzato, uccelli e fiore a quattro petali entro orbicoli a riempimento. COLORI: fondo bianco avorio, decorazione blu indaco
- OGGETTO tessuto
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MATERIA E TECNICA
lino/ tessuto/ trama lanciata
cotone
- AMBITO CULTURALE Manifattura Italia Centrale
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Manifattura Toscana
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Nazionale dell'Umbria
- LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Priori
- INDIRIZZO Corso Pietro Vannucci, 19, Perugia (PG)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La dimensione della tovaglia (ca. 230 X 100) e la iconografia profana, rimandano ad uno dei pochi esemplari rimasti per uso profano e non ecclesiastico. A confermare questa tesi è la presenza della scritte sul modulo centrale di stampo gotico-cortese. Dietro ogni cavaliere, posto in posizione centrale, vi è collocato un oggetto che pare essere uno stemma familiare (un 'ancora?). Gli studiosi, tra cui anche i vecchi proprietari, riferiscono tale iconografia all'episodio mitologico di Meleagro e il cinghiale di Caledonia, poiché questo tema viene ripreso spesso nel repertorio iconografico delle corti rinascimentali italiane e rappresentato anche nella ceramica. A conferma di ciò la Baldelli Bombelli cita, su indicazione della Dott.ssa Biscontini Ugolini Grazia, un piatto di Mastro Giorgio da Gubbio datato 1528. Dal punto di vista stilistico ci troviamo di fronte ad un pezzo di e ccezionale eleganza e raffinatezza, sul cui telaio, date le sue grandi dim ensioni, devono aver lavorato almeno tre uomini. La espressività quasi pit torica di certi particolari come il cinghiale, l'unicorno, il cavaliere, i l giusto rapporto tra modulo e personaggi, portano a pensare ad un prodott o proveniente da una manifattura importante. Il pezzo in esame è citato co me facente parte della collezione Rocchi fin dagli inizi del XX secolo (19 18). Iconografia simile è presente in un esemplare già donato dal Rocchi alla GNU nel 1925 ( Inv. 911/00017115). E' possibile che il Rocchi si riferisca al nostro esemplare, quando nell'articolo del 1918 (p. 14), parlando di cavalieri dice che si affrontano " fra iscrizioni in gotico abbreviato e che l'illustre paleografo Soldi Colber dopo molto studio volle spiegare - CAVALIERE DI COR BOLLENTE MI BATTO PER L'ONORE DELLA MIA DAMA - ". Per notizie su repertorio iconografico, vedi scheda 00016802 e segg. Per notizi e sulla collezione Ugolini Biscontini ex Rocchi, vedi scheda 00075729
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000075752
- NUMERO D'INVENTARIO 414/1351
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale dell'Umbria
- ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale dell'Umbria
- DATA DI COMPILAZIONE 1999
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI interna a modulo centrale - Trascrizione impossibile da fotografia. Necessaria decodifica direttamente dal pezzo. Motto a caratteri abbreviati. Rocchi 1918 p. 14 - dal paleogra fo Soldi Colber: CAVALIERE DI COR BOLLENTE MI BATTO PER LA MIA DAMA - caratteri gotici - italiano volgare
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0