Dittico con scene della vita di San Paolo e con Adamo nel Paradiso terrestre. scene della vita di San Paolo; Adamo nel Paradiso terrestre

dittico commemorativo

Dittico formato da una coppia di tavolette da scrittura. Ante incorniciate da semplice modanatura. Quella sinistra raffigura episodi della vita di San Paolo; quella destra, Adamo nel Paradiso terrestre. Sul verso delle tavolette, tracce di fissaggio delle tavolette

  • OGGETTO dittico commemorativo
  • MATERIA E TECNICA avorio/ intaglio/ incisione
  • AMBITO CULTURALE Ambito Milanese Ambito Romano
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Ambito Orientale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Pubblicato per la prima volta nel 1817 da Grivaud de la Vincelle, il dittico ha suscitato grande interesse per la sua rarità iconografica e per le differenze compositive e stilistiche esistenti tra le due valve. Si è cercato di spiegare il legame esistente tra esse attraverso citazioni desunte dai testi dei padri della Chiesa in cui Adamo, circondato dagli animali, è messo in relazione con san Paolo, che non può essere ucciso dal veleno della vipera poiché “la fede rende immuni dai pericoli" (cfr. Basilio di Cesarea, Homiliae in Hexameron, 9, 6; Ambrogio, Hexameron, 6, 38; Konowitz 1984). La critica ha poi notato che Prudenzio paragona la vipera all’aristocratico romano, difensore del paganesimo, Quinio Aurelio Simmaco e confronta "i barbari convertiti da San Paolo [...] con i cristiani in mezzo ai pagani; inoltre i pagani convertiti vengono assimilati ad animali selvatici addomesticati. Ciò a sostegno dell'idea che tutti i popoli, anche i barbari devono essere evangelizzati" (cfr. Gaborit-Chopin, in Ciseri 2018, p. 48). Il dittico sarebbe quindi un manifesto religioso e politico: rispecchierebbe le dispute teologiche del tempo, condotte intorno ai testi di San'Ambrogio e Prudenzio, e dichiarerebbe la fede cristiana del suo committente, rappresentato dalla figura di Publio. Quanto alle differenze stilistiche tra le ante, Kessler (1972) propone di spiegarle alla luce della diversità dei modelli. La valva dedicata alla vita di San Paolo avrebbe come modello un manoscritto oggi scomparso degli Atti degli Apostoli, o potrebbe esser stato ispirato dai perduti affreschi della basilica romana di San Paolo fuori le Mura. L'altra valva, invece, può ricondursi a più modelli: al tema di Orfeo incantatore degli animali (figura usata nell'arte del IV e Vi secolo come simbolo di Cristo), descritto nella pisside di Brioude (inv. 22 Carrand; NCTN 0901395334), dove, come in quest'opera, gli animali flottano attorno a Orfeo, ma in questo tipo di immagini, Adamo, in trono, è rappresentato vestito, come l’Adamo del mosaico di Huarte (Siria; cfr. Gaborit-Chopin, in Ciseri 2018, p. 48). Secondo Konowitz (1984), l’iconografia in esame potrebbe essere collegata a una precedente tradizione iconografica tramandata da manoscritti greci più tardi. Pur prendendo atto dei differenti modelli alla base delle valve, le divergenze nell’impostazione generale delle scene, nelle proporzioni dei personaggi, nella resa dei volumi, nel trattamento degli occhi e delle bocche, denunciano la presenza di due mani (Ivi). Gli studi hanno datato concordemente l’esecuzione delle valve tra la fine del IV e l'inizio del V secolo. Il trattamento realistico e armonioso degli animali indica una datazione anteriore alle scene circensi dei dittici consolari, come nella venatio con leoni di San Pietroburgo (inv. W-10; prima metà del V secolo), mentre la testa di Adamo è stata avvicinata a quella dell'angelo della placchetta con le Pie donne del sepolcro del Museo delle arti decorative del Castello Sforzesco di Milano (inv. Avori 9; Roma, 400 ca). La valva con San Paolo è stata accostata al dittico di Stilicone nel Tesoro del Duomo di Monza, "ma le forme più slanciate dei personaggi e il carattere narrativo delle scene trovano confronti più stringenti nella lipsanoteca del Museo di Santa Giulia a Brescia. Quanto alla manifattura di produzione, già riferito all'ambito orientale, il dittico oggi è concordemente considerato opera di origine italiana, anche se rimane aperta la questione dell'attribuzione a una bottega romana, interpretando il dittico come un manifesto contro il paganesimo di Simmaco e collegando la sua iconografia agli affreschi di San Paolo fuori le Mura, oppure a una bottega milanese attiva alla fine del IV o inizio V secolo per le affinità stilistica con la lipsanoteca di Brescia
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901395332-0
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 20, 19
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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