Volto Santo

scultura, 1050 - 1199

scultura in legno di noce raffigurante il Cristo crocefisso, su una croce immissa. Noto come Volto Santo, il simulacro rappresenta il Cristo vivente con una lunga tunica dotata di maniche e una cinta in vita; l’abito presenta pieghe molto stereotipate, in contrasto con il volto che risulta fortemente aggettante. Il viso si presenta molto deformato in quanto era stato realizzato allo scopo di essere visionato dal basso. Il simulacro è posato su una croce probabilmente non pertinente alla statua

  • OGGETTO scultura
  • MISURE Altezza: 278 cm
    Larghezza: 247 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa Cattedrale di San Martino
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo la leggenda del diacono Leobino (Luiso 1928), risalente al secolo XI, il simulacro del Volto Santo sarebbe stato realizzato dallo stesso Nicodemo riproducendo il vero Volto di Cristo. La statua sarebbe stata trovata a Gerusalemme da Gualafredus, “episcopus subalpinus”, il quale l’avrebbe portata a prima a Iopee e poi, per mare, fino a Luni, dove lo stesso simulacro si sarebbe consegnato al vescovo di Lucca Giovanni. Quest’ultimo avrebbe infine portato il Volto Santo a Lucca, prima nella chiesa di S. Frediano, e poi, a seguito della miracolosa traslazione che ad oggi è ancora rammentata con la Luminara di Santa Croce, in Duomo. La più antica narrazione della leggenda del Volto Santo, di ambito cisalpino, risale al XII-XIII secolo, ovvero all’epoca del vescovo Rangerio (1099- 1113); la più antica testimonianza di ambito lucchese risale invece agli inizi del XIV secolo: si tratta del codice Tucci- Tognetti, conservato nella Biblioteca Statale di Lucca, nella quale troviamo anche la più antica raffigurazione del Volto Santo. Proprio sulla base della leggenda di Leobino, buona parte della critica aveva inizialmente proposto una datazione del Volto Santo all’VIII secolo. Sulla scia di questa supposizione, la critica aveva inizialmente supposto che la chiesa “Domini et Salvatoris”, fosse nata proprio nell’ VIII secolo (per l’esattezza nel 742) allo scopo di ospitare il simulacro del Volto Santo. In realtà la prima dichiarazione esplicita della presenza del Volto Santo in Cattedrale è il manoscritto 124 della Biblioteca Capitolare (Burcardo, c. 3r- l’elenco degli altari è databile al 1065-1109)) in cui si parla di un altare “ante Vultum” (Guerra- Guidi 1924, p. 54- Guidi, Per la storia della Cattedrale e del Volto Santo, 1933). Rammentiamo inoltre che gli scritti di Leobino risalgono esattamente alla metà dell’XI secolo, ovvero ad un periodo di programmatica espansione del culto del Volto Santo, abilmente promossa dal clero locale. Il Volto Santo, che tra XI e XII secolo era collocato nell’angolo sud-ovest della cappella “prope valvas”, viene poi collocato in una cappella edificata a tale scopo all’interno della cattedrale, consacrata dal vescovo Benedetto nel 1118 (Bongi 1820). La cappella si trovava in una posizione corrispondente a quella in cui Matteo Civitali volle innalzare il tempietto tuttora esistente tra 1482 e 1484, contribuendo alla sacralizzazione del luogo. La storia critica del santo simulacro ha origine nel 1921, con gli studi del Dami, ma conosce un momento di grande espansione negli anni 30- 40 con von Gustav Schnürer e Joseph M. Ritz (1934) e con gli studi del de Francovich (1936, pp. 3-28), il quale protende per un rifacimento di un originale del 742 realizzato tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo da un seguace di Bendetto Antelami. Ad incrementare ulteriormente la confusione si è aggiunto anche il collegamento con il Volto Santo del Duomo di Sansepolcro, ritenuto copia del Volto santo di Lucca, che è stato datato all’alto medioevo, sulla base delle analisi scientifiche effettuate negli anni ’90 (Maetzke 1994). Molto complessa è infatti la questione della datazione del simulacro del Volto Santo: i più antichi studi avevano ricondotto la statua del Volto Santo all’VIII secolo, sulla base del racconto di Leobino, ma soprattutto in base al confronto iconografico con altri esempi di figure di Cristo con il colobium, immagine molto presente in Spagna, ma anche in Italia, Francia e Germania, derivante dai prototipi forse siriaci, esemplati sull’affresco di S. Maria Antiqua a Roma. Baracchini e Caleca (1973) propongono invece verosimilmente una datazione alla fine dell’XI secolo, in base al confronto stilistico con opere coeve come il ciborio di S. Ambrogio a Milano e di S. Pietro al Monte di Civate e i crocefissi in argento sbalzato del Duomo di Vercelli e del S. Michele di Pavia, simili nella monumentalità astratta, nella ieraticità e nel saldo dominio dello spazio. Nonostante la diversità iconografica, analoga appare la composizione ritmica delle pieghe dell’abito e dalle ciocche della capigliatura. L’intera scultura appare basata sul modulo del triangolo, che conferisce un aspetto modulare all’intera composizione. In ragione di ciò, il simulacro potrebbe essere ricondotto ad un ambito lombardo. Ricordiamo che proprio dalla Lombardia proveniva Anselmo da Baggio (futuro papa Alessandro II), al quale si deve il fiorire del culto del Volto Santo. Recentemente è stata avanzata una terza ipotesi, secondo la quale il simulacro del Volto Santo potrebbe essere una copia di un originale dell’XI secolo, realizzata tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. La datazione del simulacro è resa ancora più complessa dalla sua atipicità. Benché si tratti di una immagine acherotipa, essa non è dipinta, ma tridimensionale. Continua nelle annotazioni
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900722282
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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