Giobbe

scomparto di trittico, 1365 - 1365
Nardo Di Cione (e Aiuti)
notizie dal 1346/ 1365

n.p

  • OGGETTO scomparto di trittico
  • MISURE Altezza: 135 cm
    Larghezza: 64 cm
  • ATTRIBUZIONI Nardo Di Cione (e Aiuti)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo dell'Opera di S. Croce
  • LOCALIZZAZIONE Convento di S. Croce
  • INDIRIZZO p.zza S. Croce, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fino agli anni Sessanta del secolo scorso - dunque prima dei gravi danni subiti dall'opera durante l'alluvione del 1966 - erano visibili sullo zoccolo della cornice originale (allora ancora conservata) le iscrizioni che citavano i nomi dei santi, la data di esecuzione ed il nome del committente. Le iscrizioni erano le seguenti: "SANCTUS GREGORIUS PAPA", "A.D. MCCCLXV TELLINUS DINI FECIT FIERI H(OC) OPUS PRO A(N)I(M)A SUA" e "SANCTU(S) JOB PROFETA". Il trittico fu quindi dipinto nel 1365 per la cappella di Tellino Dini nel nuovo Capitolo del monastero camaldolese di Santa Maria degli Angeli a Firenze. Qui lo troviamo citato, ancora nel Settecento, da alcuni scrittori (Richa e Follini-Rastrelli). Successivamente, però, con le soppressioni napoleoniche del 1810 il trittico passò alle Gallerie Fiorentine e poi in Santa Croce nel 1814, dove prima fu esposto nella Cappella Medici (lo cita il Fantozzi nel 1842) e più tardi in sacrestia. Peraltro, per ricostruire il contesto originario da cui proveniva il dipinto, giova notare come nelle altre cappelle dello stesso monastero fossero in origine conservati altri due trittici, anch'essi vittime delle soppressioni di inizio Ottocento ed attualmente conservati alla Galleria dell'Accademia. In merito alla questione attributiva si rileva, invece, come la critica moderna parta dalla valutazione del Cavalcaselle che riconduceva il trittico all'ambito dell'Orcagna, con una probabile esecuzione di Nardo di Cione, ma con una forte influenza di Niccolò di Tommaso. Peraltro, l'Offner riconosceva la mano di quest'ultimo nell'esecuzione della predella (cfr. scheda n. 09/00655616). Il riferimento a Nardo di Cione quale autore dell'opera è stato nel tempo confermato, aggiungendo tuttavia anche la presenza di un collaboratore, forse il giovane Jacopo di Cione o il Maestro della predella Ashomolean (per quest'ultimo cfr. Gronau; Boskovits). Di recente Tartuferi, valutando il dipinto dopo il restauro e dunque in rinnovate condizioni di leggibilità, propende per la seconda attribuzione ("Angeli…", p. 112). Dal punto di vista stilistico, inoltre, il trittico mostra di inserirsi a pieno nella tradizione orcagnesca, soprattutto per la tipologia del gruppo centrale, dove è probabilmente ravvisabile l'intervento del citato collaboratore. Se dunque la Madonna si caratterizza per "forme turgide da vera e propria accademia orcagnesca" (ibidem), le figure dei santi nei laterali appaiono, invece, prettamente legate allo stile nardesco, ormai per certi versi già scaduto in forme stereotipate e connotate da una forte severità formale. Durante l'ultimo restauro - al termine del quale l'opera è tornata dopo decenni nel museo dell'Opera - si è proceduto al risanamento dei supporti ed a colmare le lacune pittoriche secondo i più moderni principi d'intervento (per dettagli cfr. "Angeli…", pp. 113-117)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900655615-3
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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