Trinità con San Benedetto, San Francesco, San Bartolomeo e San Giovanni Battista

dipinto, 1461 - 1461

n.p

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Neri Di Bicci (1419/ 1492)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo dell'Opera di S. Croce
  • LOCALIZZAZIONE Convento di S. Croce
  • INDIRIZZO p.zza S. Croce, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE In origine questo dipinto era destinato alla chiesa della Badia fiorentina, come si apprende dalle parole che lo stesso Neri di Bicci - autore dell'opera, eseguita nel 1461 - scrive nelle sue "Ricordanze", cioè il volume manoscritto di memorie domestiche e di bottega, composto dal 1453 al 1475 (c. 70 r.). Nel testo, infatti, il pittore descrive nel dettaglio il dipinto, commissionato da Bartolomeo Cederni; egli annota, inoltre, anche la collaborazione di Giuliano da Maiano "legnaiuolo nella via de' Servi" per la carpenteria della tavola (ora perduta ma un tempo composta da cornice, predella, e "ghocciola", ossia l'elemento pensile posto nella parte inferiore della cornice). Nel 1808 la "Trinità" si trovava ancora nella Badia; nel 1814 invece, a causa delle soppressioni napoleoniche, fu consegnata alla chiesa di S. Croce (Cohn, pp. 69.-70), dove la vide nel 1885 il Milanesi (esposta nella Cappella del Noviziato; cfr. Milanesi, p. 80). Conservata poi nel Museo dell'Opera di S. Croce fino al 1966, subì in quell'anno i danni dell'alluvione (cfr. fascicolo "Alluvione...") cui si cercò di porre rimedio da subito con restauri di primo intervento (cfr. "Danni alle...") e poi - di recente - con un moderno restauro che ne ha sanato il supporto, ripulito la superficie e ritoccato i colori. Nello specifico, dato che le mancanze apparivano assai diffuse, si è ricorsi ad un abbassamento tonale per le abrasioni e ad un neutro intonato per le lacune non ricostruibili, limitando le integrazioni solo a piccoli particolari. Il restauro ha rivelato, peraltro, "un fine disegno preparatorio tratteggiato per definire i volumi del panneggio" e "la presenza di incisioni per l'utilizzo di un cartone sul manto dell'Eterno" (cfr. "A quarant'anni…", p. 22). Anche questo particolare - simbolo di una tecnica accurata - non fa altro che confermare come la "Trinità" sia un tipico lavoro della maturità di Neri di Bicci, quando cioè egli abbandona la maniera del padre Bicci di Lorenzo ed inizia ad essere influenzato da Andrea del Castagno, Beato Angelico e soprattutto Fra' Filippo Lippi. Questi modelli sono, del resto, da lui interpretati secondo il suo consueto stile tagliente e inciso, a cui si aggiunge una capacità tecnica di tutto rispetto, in cui si palesa il mestiere di una delle botteghe pittoriche più attive nella Firenze della seconda metà del Quattrocento
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900655613
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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