Santo Stefano
miniatura,
1388 - 1389
Simone Camaldolese (e Aiuti)
notizie 1381-1389
Iniziale figurata grande caudata S (Stephanus autem), rubr. a c. 34v, Responsorius. Campo e fondo della lettera in foglia d'oro, corpo azzurro decorato con foglie lanceolate che vanno a formare la coda. Sul fondo è la sola figura di santo Stefano con la veste da diacono con ricami dorati e il mantello di un colore rosa tenue; in una mano tiene il libro, nell'altra la palma del martirio; in testa sono due pietre realizzate ad incisione sulla foglia d'oro, simbolo del martirio e suo attributo
- OGGETTO miniatura
-
MISURE
Altezza: 190 mm
Larghezza: 160 mm
-
ATTRIBUZIONI
Simone Camaldolese (e Aiuti)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di S. Marco
- LOCALIZZAZIONE Convento di S. Marco
- INDIRIZZO P.zza S. Marco 3, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il codice fa parte del gruppo di corali provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze che, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrarono a far parte della collezione del Museo di San Marco. L'attribuzione del Rondoni (1876, p. 75 n. 57) a un Ignoto miniatore del secolo XV fu ripresa anche dal D'Ancona (1914, V. II, I, pp. 205-206, n. 241) il quale specificò che l'artista doveva far parte, molto probabilmente, di una equipe di miniatori che sembra essere al lavoro, nei primi decenni del secolo, in tutti i codici del Carmine. Egli, infatti, distingue più mani: una molto raffinata nei libri segnati T (571), Q (572), un'altra più incerta nei libri M (574), H (573), V (575), G (577), R (578), I (579), C (569) e una terza riconducibile a un discepolo di Lorenzo Monaco nel libro E (576). Fu il Salmi, per primo, ad attribuire l'intero gruppo a Don Simone camaldolese (1954, pp. 43-44), attribuzione confermata dalla Levi D'Ancona (1962, pp. 239-240, 422) che identificò parte dei codici provenienti dal Carmine (Invv. 571, 572, 575, 577, 578, 579) con i cinque in cui Don Simone Camaldolese eseguì 30 miniature fra il 23 febbraio del 1388 e l'aprile del 1389 e che furono rilegati da Frate Giovanni Andrea, secondo i documenti da lei pubblicati. La studiosa, inoltre, precisa che attualmente gli originari cinque volumi sono sei poiché quelli segnati 571 e 575 formavano un volume unico prima del 1473. Il miniatore camaldolese, che firma un codice proveniente dal convento di San Pancrazio nel 1381 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Cor. Laur. 39) nel quale è scritto che "cum pennello miniavit eum dominus Simon de Senis monachus ordinis camaldulensis", fu, secondo il D'Ancona (1914, V. I, p. 15), "il primo divulgatore di quelle forme, un misto di senese e di fiorentino, alle quali Don Lorenzo Monaco doveva di lì a poco imprimere il suggello della sua alta personalità". Successivamente, Chiarelli (1968(1981), p. 65) attribuisce il gruppo ad un'equipe ruotante intorno a Don Simone e riferisce l'Antifonario T (571) a "Don Simone camaldolese e scuola". Il riferimento del gruppo di codici ad una equipe di miniatori è confermato anche dalla Scudieri (La Miniatura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Firenze 1990, V. II, p. 13). Anche Kanter (in Painting an Illumination 1994, p. 188) cita il gruppo di codici realizzati per il Carmine che rappresentano il momento più alto dello stile di Don Simone, caratterizzati da complesse composizioni, da una particolare capacità narrativa, da figure naturalistiche e dall'utilizzo di un'ampia gamma cromatica con forti influenze della scuola dell'Orcagna
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900645708-3.2
- NUMERO D'INVENTARIO S. Marco e Cenacoli 571
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo di San Marco - Firenze
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0